5 maggio 1981: il comandante dell’Ira, Bobby Sands muore nel carcere di Maze
Trentanove fa, il 5 maggio 1981, Bobby Sands morì nella prigione di Maze, a pochi chilometri da Belfast. Aveva 27 anni, un terzo dei quali passati in prigione, e morì a causa dello sciopero della fame che aveva iniziato per protestare contro la negazione dello status di prigionieri politici per i detenuti dell’Ira. Bobby Sands, comandante dei detenuti di Maze, stava scontando una condanna a 14 anni per possesso di arma da fuoco. A Maze erano detenuti molti combattenti irlandesi, arrestati per possesso di armi e attività militari (inclusi attentati e omicidi).
Dalla metà degli anni Settanta le proteste dei detenuti erano continue e articolate: rifiuto di indossare l’uniforme e di chiamare le guardie “signore” mentre la “protesta sporca”, consisteva nel ridurre gli ambienti in condizioni igieniche terribili imbrattando i muri e rifiutando di lavarsi. L’amministrazione rispondeva con l’isolamento e i pestaggi. Il primo ministro Margaret Thatcher negava ogni dialogo: i carcerati non rappresentavano nessuno e non avevano diritto ad essere ascoltati. I militanti dell’Ira , memori della sconfitta subita con il primo sciopero della fame del 1980, decidono il digiuno in gruppo ma singolarmente, a intervalli regolari, per prolungare l’impatto sull’opinione pubblica e per mantenere alta la pressione sul governo britannico.
Lo sciopero della fame
Comincia il 1º marzo 1981, Bobby Sands, seguito il 15 marzo 1981 fu Francis Hughes, e ilo 22 marzo da Raymond McCreesh e da Patsy O’Hara, comandante dei detenuti dell’INLA, il braccio armato dei repubblicani socialisti, una scissione marxista del Sinn Fein.
Il 20 marzo morì improvvisamente il parlamentare nazionalista indipendente Frank Maguire, eletto nella circoscrizione di Fermanagh-South Tyrone. Sinn Fein e partito socialista decidono di presentare Bobby Sands come unico candidato nazionalista, opposto al candidato unionista Harry West. Al termine di una campagna elettorale durissima il 9 aprile 1981 Bobby Sands è eletto con 30492 voti contro i 29046 di West. Nonostante le pressioni internazionali sul governo inglese, ma Margaret Thatcher rimane inamovibile.
Alla morte di Sands subentra Joe McDonnell. Il 12 maggio è la volta di Francis Hughes a morire e poi, il 21 maggio, a poche ore di distanza l’uno dall’altro McCreesh e O’Hara. Tutti e tre vennero sostituiti da altri detenuti. I cadaveri di Hughes e O’Hara presentavano segni di percosse ricevute quando erano già privi di vita.
I detenuti e il dovere di morire
I tentativi di negoziato avviati, vista la situazione sempre più tesa e ingovernabile, si interrompono l’8 luglio quando, in anticipo sulle previsioni, Joe McDonnell muore, scatenando ancora una volta la violenza nelle strade. Lo sciopero si trasforma in uno scontro di volontà tra Margaret Thatcher e i detenuti che, per lealtà, non sono disposti a cedere per rispetto dei compagni morti.
Il 13 luglio morì Martin Hurson, mentre il 31 luglio la madre di Paddy Quinn, che digiunava da 47 giorni, autorizzò l’intervento dei medici quando il figlio entrò in coma, come previsto dalla legge britannica. Uno dei cappellani del carcere, padre Denis Faul fa pressione sugli altri familiari dei detenuti.
La fine del digiuno non è una resa
Il 1º agosto fu la volta di Kevin Lynch a morire, il giorno seguente Kieran Doherty che durante lo sciopero era stato eletto al Dáil Éireann, il parlamento irlandese. L’8 agosto morì Thomas McElwee, cugino di Francis Hughes e il 20 agosto, mentre moriva il decimo detenuto, Mickey Devine, Pauline McGeown, moglie di Patrick, fu la seconda ad autorizzare l’intervento medico. Dato che le famiglie di coloro che stavano ancora digiunando avevano dichiarato in maggioranza che avrebbero autorizzato l’intervento medico, i detenuti compresero che lo sciopero ormai non aveva più senso e il 3 ottobre 1981 annunciarono la fine del digiuno. Poco dopo il governo britannico annunciò una revisione del sistema carcerario, concedendo ai detenuti la maggior parte delle richieste.
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