6-7 novembre 1985. Bogotà, battaglia al palazzo di Giustizia: 100 morti

La Colombia è un paese molto particolare, infinitamente bello e pieno di contraddizioni. La sua storia recente è fatta di corruzione, tragedie, Cartelli della droga, gruppi paramilitari, cacce all’uomo, omicidi, scontri col Venezuela, infiltrazioni degli Stati Uniti, ecc. Un insieme di elementi presi e mescolati insieme con tutta l’animosità di cui può essere capace il continente sudamericano.
In questo cocktail colombiano diventa difficile distinguere i sapori ed identificare i singoli interessi in gioco. Tra tutti i fatti accaduti negli ultimi 40 anni in Colombia ce n’è uno in particolare che mi ha sempre colpito: l’ assedio del palazzo di giustizia del 1985.

palazzo di giustizia

L’assalto

Il M-19 era una organizzazione paramilitare rivoluzionaria di sinistra, molto attiva negli anni ’80, specializzata nella guerriglia urbana. La mattina del 6 Novembre 1985, con una azione spettacolare e ben coordinata, 35 guerriglieri fecero irruzione nel Palazzo di Giustizia di Bogotà prendendo in ostaggio oltre 300 persone, tra cui i principali giudici della Corte Suprema colombiana.

L’obiettivo dell’azione era la cattura del giudice supremo Manule Gaona Cruz. In quei giorni doveva decidere se i nuovi trattati sull’estradizione tra Colombia e Stati Uniti fossero costituzionali o meno. I guerriglieri chiedevano inoltre che conducesse direttamente le trattative il Presidente della repubblica Betancur. Quest’ultimo ovviamente rifiutò. Comunque dopo tre ore dall’inizio dell’assalto l’esercito riesce a liberare 200 ostaggi che si trovavano nei piani bassi dell’edificio. Restavano però tutti i giudici in mano ai guerriglieri asserragliati ai piani alti.

L’attacco vero e proprio iniziò intorno alle due del pomeriggio del 7 Novembre quando un carro armato sfondò la porta di entrata del Palazzo di Giustizia (si veda la foto sopra). Fu il caos totale e nessuno fu mai in grado di chiarire come andarono gli eventi. I guerriglieri distrussero parte degli archivi dove c’erano molte prove e documentazioni contro di loro, ma l’enorme incendio che scoppiò e che distrusse oltre 6.000 importanti documenti (molti dei quali a carico di Pablo Escobar, guarda caso) non ha colpevoli realmente accertati.

Il bilancio della battaglia

Durante l’assalto morirono oltre 100 persone tra cui tutti i guerriglieri rimasti e un buon numero di giudici della Corte Suprema (11) oltre ad una quarantina di militari.

In Colombia questo fatto di sangue è ancora oggi al centro di grandi dibattiti. Secondo alcune indagini i proiettili che uccisero i magistrati provenivano da armi dei militari e non del M-19.
Diverse accuse vennero mosse al Cartello di Medellin e a Pablo Escobar sia da parte del governo sia da parte del M-19. I vantaggi maggiori in tutta questa faccenda andarono proprio al noto narcotrafficante.

Molta polemica riguarda anche il non ritrovamento di 11 corpi. Secondo fonti ufficiali si tratterebbe dei baristi della Corte di Giustizia.  Per molti attivisti si tratterebbe di alcuni guerriglieri catturati vivi e giustiziati in seguito dopo interrogatori da parte dell’esercito.

Da che parte sta la verità?

FONTE: isoladigiava.wordpress.com

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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