Breivik e il saluto nazista: ritorno alle origini

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Sono rimasto perplesso quando ho visto stamattina, sul Corriere.it lo slideshow del “saluto nazista” di Andreas Breivik, il “lupo solitario” anti-islamico, in aula a Oslo per contestare allo Stato norvegese, una carcerazione disumana. Una denuncia singolare dato che l’uomo che uccise 77 ragazzi (dopo un’autobomba al Parlamento) ha in realtà a disposizione tre celle, una tv, una console per i video game e un cortile per fare ginnastica. Io lo manderei quindici giorni a Poggioreale e poi vediamo che dice…  Il primo pensiero è stato: un’altra volta un saluto farlocco (c’era stato già, in occasione del processo per le due stragi, una polemica per una variante originale del “saluto del legionario”).
Abituato alle “provocazioni” dei calciatori, che quel saluto lo fanno a mano tesa e con un angolo più o meno di 45°, vedi quell’energumeno di Katidis,

saluto nazista

ho rimosso che all’inizio il “saluto nazista” era così: con braccio e mano paralleli al suolo e perpendicolari al corpo. Vedi la sfilata di Norimberga 1934

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o se proprio vogliamo rimetterci al principio di autorità, Lui. Ora spero che qualche cultore della materia mi aiuti a ricostruire il senso e il percorso di trasformazione del gesto.

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Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 commento su “Breivik e il saluto nazista: ritorno alle origini

  1. A mio modesto avviso il gesto di Breivik è un tentativo, abbastanza goffo, di dare oggi una connotazione “neonazista” al suo operato semplicemente folle e ideologicamente molto confuso. Molto insicuro, ma megalomane, si è fatto varie plastiche al volto.
    Breivik è un autodidatta superficiale che, nella sua mente disturbata, ha creato una sintesi personale di idee varie strampalate e contraddittorie. Da quello che si è letto è un razzista che simpatizza per Israele ed il sionismo, per la Massoneria, critico verso la destra.
    Il saluto effettuato in aula di udienza rispecchia la goffaggine del soggetto che lo ha eseguito in maniera scorretta: la mano è piegata verso il basso in un risultato ridicolo.
    Il saluto romano vero è quello del Marco Aurelio in Campidoglio, che poi è stato “irrigidito” dai fascisti e nazisti nel ‘900.

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