Categories: anni di piombo

Brigate rosse contro la soluzione politica

[Un'analisi della scissione delle Br-Pcc tra Prima posizione e Unione dei comunisti combattenti e la nascita del movimento per la soluzione politica degli anni di piombo]

Nell'inverno dell'84 tra Roma e Parigi si sta consumando all'interno delle Brigate rosse lo scontro tra le due posizioni politiche che daranno poi vita al Partito comunista combattente e all'Unione dei comunisti combattenti. 
Per la prima volta lo scontro non è più sulla gestione delle campagne militari. Come nel 1979 quando Morucci, Faranda e i movimentisti del "Movimento comunista rivoluzionario" sono espulsi perché non condividono la scelta di condannare a morte un prigioniero di guerra, Aldo Moro, o nel 1981, quando i militaristi di Balzarani e Moretti rompono col partito-guerriglia di Senzani in seguito all'affare Cirillo (la trattativa con la Dc camorra e servizi segreti per finanziare l'organizzazione).
Questa volta in una fase di "ritirata strategica" dopo i tracolli militari del 1982, seguiti al fallimento del sequestro Dozier e al pentimento di Savasta i brigatisti si dividono su una scelta di fondo: continuare la guerra civile di lunga durata, aderendo alla campagna euroterrorista di guerra alla Nato (è la prima posizione, che darà vita al Partito o ritornare al lavoro di massa, abbassando il tiro e riducendo l'attività militare in funzione di un progetto che riscopre la centralità dell'iniziativa politica (è la seconda posizione, che darà vita all'Unione).
La scissione è preceduta da un lungo e accanito dibattito che, con le modalità tipiche delle organizzazioni clandestine, coinvolge anche i militanti prigionieri. 
La "vecchia guardia" si estrania sostanzialmente dal dibattito. 
Curcio ormai scrive romanzi e trattati di semiotica, Franceschini è impegnato a percorrere la strada di Damasco, il "vecchio" Moretti ha scelto il silenzio.
Solo Prospero Gallinari scende in campo con due dei più duri quadri della seconda generazione, Francesco Picone e Bruno Seghetti, responsabili della colonna romana dopo l'uscita di Morucci e Faranda, prende posizione per la continuità della linea "combattente".
Il loro intervento sarà decisivo per spostare i rapporti di forza a favore di quel militarismo, che in una prima fase sembra minoritario.
Oggi che l'asse Beirut-Parigi-Bonn sembra aver ricompattato sul fronte della cosiddetta "guerra alla guerra" i due spezzoni del partito armato italiano, nella prospettiva di un'unificazione internazionale del terrorismo che è sempre stata osteggiata dalla "vecchia guardia", la fallita evasione da Rebibbia può essere letta al di là della legittima voglia di libertà di militanti da anni prigionieri come un disperato tentativo di riaffermare l'orgogliosa continuità con l'organizzazione. La ripresa dell'iniziativa terroristica in Italia quest'anno è stata infatti scambiata dall'oscillazione tra la risposta agli stimoli d'Oltralpe e la necessità d'intervenire sui segnali provenienti dal carcere.
L'inutile massacro di via Prati dei Papi è stato anche una risposta all'intervista di Curcio che senza scendere a patti con il potere proclama conclusa, e sconfitta, l'esperienza della lotta armata delegittimando la continuità delle Br e richiede il diritto senza abiure umilianti, al riconoscimento della natura politica dei crimini del partito armato e quindi una soluzione soluzione politica del problema.
Il dibattito aperto dal Manifesto sullo "sbocco politico e sociale del ciclo di lotte degli anni '70" che ha prodotto "è stato agito" anche dalle Brigate rosse ha riproposto con forza con l'intervento di Curcio, Moretti, Bertolazzi e Jannelli il disperato isolamento e il carattere residuale delle organizzazioni combattenti.
La scelta dell'evasione di Prospero Gallinari l'ultimo combattente della prima generazione che con i suoi problemi di salute ha sicuramente rappresentato un peso morto nella preparazione materiale del tentativo ha espresso così la volontà degli irriducibili di negare questa realtà con cui anche il partito armato dovrà fare i conti.
DAl GIORNALE Di NAPOLI primavera 1987
Redazione

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