17 giugno 1974, Padova: le Brigate rosse uccidono due missini nell’attacco alla federazione

brigate rosseDal volume “Brigate rosse” pubblicato dal Soccorso Rosso per Feltrinelli nel 1976, un’analisi critica dell'”incidente di Padova” in cui, il 17 giugno 1976, un nucleo brigatista uccide due militanti missini nel corso di  un assalto alla Federazione di Padova. Nella foto a sinistra il trafiletto (ultima pagina, di piede) con cui Lotta Continua dà la notizia il giorno dopo.

Dalla “campagna Sossi” le BR escono con l’immagine dei banditi gentiluomini, di coloro che mettono in scacco l’intero apparato dello stato, senza spargimento di sangue. Da Padova, però, giunge una notizia che sembra contraddire questa fama. Il 17 giugno, a meno di un mese dalla strage di Brescia, due fascisti vengono trovati uccisi in una sede del MSI di Padova. Si scatena una ridda di ipotesi su piste nere e regolamenti di conti tra fascisti, fino a che non viene diffuso un comunicato, firmato “BR,” in cui ci si assume la responsabilità dell’accaduto:

Lunedí 17 giugno 1974, un nucleo armato delle Brigate Rosse ha occupato la sede provinciale del MSI di Padova in via Zabarella. 1 due fascisti presenti, avendo violentemente reagito, sono stati giustiziati.
Il MSI di Padova è la fucina da cui escono e sono usciti gruppi e personaggi protagonisti del terrorismo antiproletario di questi ultimi anni. Freda e Fachini hanno imparato lí il mestiere di assassini e i dirigenti di questa federazione (Luci, Switch, Marinoni) hanno diretto le trame nere dalla strage di piazza Fontana in poi, Il loro piú recente delitto è la strage di Brescia.
Questa strage è stata voluta dalla Democrazia cristiana e da Taviani per tentare di ricomporre le laceranti contraddizioni aperte al suo interno dalla secca sconfitta del referendum e dal “caso Sossi”: piú in generale per rilanciare anche attraverso le “leggi speciali” sull’ordine pubblico il progetto neogollista. Gli otto compagni trucidati a Brescia non possono essere cancellati con un colpo di spugna dalla coscienza del proletariato. Essi segnano una tappa decisiva della guerra di classe, sia perché per la prima volta il potere democristiano attraverso i sicari fascisti scatena il suo terrorismo bestiale direttamente contro la classe operaia e le sue organizzazioni, sia perché le forze rivoluzionarie sono da Brescia in poi legittimate a rispondere alla barbarie fascista con la giustizia armata del proletariato.
Non colpisce nel segno chi continua a lottare contro il fascismo vedendolo come forza politica autonoma che si può battere isolatamente senza coinvolgere lo stato che lo produce. Non colpisce affatto chi non si muove contro i fascisti con la scusa che sono “solo servi.”
Al progetto controrivoluzionario che mira ad accerchiare e battere la classe operaia, dobbiamo opporre un’iniziativa rivoluzionaria armata che si organizzi a partire dalle fabbriche contro lo stato ed i suoi bracci armati. Le sedi del MSI non sono piú inviolabili roccaforti nere! Nessun fascista può piú considerarsi sicuro! Nessun crimine fascista rimarrà impunito! Portare l’attacco al cuore dello stato! Lotta armata per il comunismo!
Martedí 18 giugno 1974.  BRIGATE ROSSE.[1]

Non siamo in grado di valutare con esattezza l’autenticità del volantino che pure come stile appare attendibile. Anche se non ci troviamo di fronte ad un falso è, tuttavia, molto probabile che si tratti di un’iniziativa “autonoma” di un gruppo collegato con le Brigate Rosse e conclusasi con un “incidente sul lavoro.” L’azione sarebbe stata compiuta senza, o addirittura contro, il parere dell`esecutivo” e della “direzione strategica,” secondo la quale, già da qualche tempo, la lotta va portata contro la DC ed il fascismo in camicia bianca.
Sta di fatto, tuttavia, che dalle BR non è giunta smentita, e anche di questo bisogna tenere conto.
Esiste sull’episodio di Padova una testimonianza della spia Girotto che, seppure da prendere con beneficio di inventario, è giusto registrare. Secondo frate Mitra, Curcio avrebbe detto che “la colonna veneta aveva chiesto di fare un’azione contro la sede del MSI, ma noi non pensavamo che volessero attaccare Padova, sede ben guardata.”
Sull’episodio ha preso posizione la rivista “Controinformazione”:
Quanto all’opinione di sinistra essa è rimasta sconcertata: credere alla responsabilità delle BR voleva dire distruggere un’immagine cara, constatare che le BR potevano anche interrompere la loro “tradizione cavalleresca” con la violenza delle armi […]. Non sono mancati nemmeno quelli che hanno ipotizzato il sopravvento nelle BR di una linea militarista: accanto ai colonnelli spuntano i samurai […]. Solo qualcuno ha avanzato l’unica ipotesi che sembra accettabile: che il comunicato delle BR era diretto ad evitare lo scatenarsi della caccia al rosso. Le BR, sottoponendosi ad un giudizio generale inevitabilmente non tenero, hanno ammesso la loro responsabilità per quanto è accaduto nella sede del MSI. Non una inaccettabile sfida all’opinione pubblica ed al consenso delle avanguardie: né la sottovalutazione del momento storico, dunque; ma il riconoscimento di quello che noi riteniamo sia stato uno sbaglio: questo appare da una lettura attenta del comunicato: rivendicare anche gli sbagli […]. È questa una lezione inedita che rimarrà in gran parte incompresa […]. A chi pensava che si potesse procedere all’infinito con azioni di propaganda armata innocue, simpatiche, alla tupamaros prima maniera, le BR hanno risposto che quando si agisce davvero gli incidenti sono sempre in agguato. Nonostante tutto questo le BR non hanno voluto trasformare in indicazione politica un’azione che non perseguiva l’esecuzione dei fascisti.

Si può osservare che, per quanto funestata da “un incidente sul lavoro,” l’azione di Padova non modifica certamente la linea strategica né l’impostazione tattica delle BR. Essa infatti va ricollegata, per gli obbiettivi che si poneva, alle altre incursioni incruente compiute contro il CRD ed il Centro Sturzo a fini “di inchiesta.” Non si può sottovalutare, tuttavia, che l’immagine delle BR ne risulterà alterata e che, a partire da questo momento, non poche simpatie verranno loro a mancare.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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