Mafia capitale story/7: quei camerati amici dagli anni ’70

Sono parecchi i vecchi camerati legati a Massimo Carminati e perciò travolti dal blitz giudiziario. A ben vedere sono equamente divisi tra uomini di mano (gli ex rapinatori Riccardo Brugia e Fabio Gaudenzi) e uomini di affari (l’avanguardista Riccardo Mancini e Carlo Pucci, antichi amici dei tempi del Fungo). Lo stesso “boss” invocherà l’importanza della sua “comunità degli anni ’70”.
Banditi sì, ma anche pettegoli
L’onda lunga di Mafia Capitale, l’inchiesta che sta smantellando un pezzo del sistema affaristico-criminale romano, continua a far danni. Ora è la volta della ex direttrice del carcere di Frosinone, finita nel tritacarne e rimossa dal suo attuale incarico (Sulmona) per un pettegolezzo di due anni fa tra Riccardo Brugia e un suo amico “imprenditore”. I due commentano malignamente la relazione intima della donna con un “suo” detenuto in semilibertà, Luigi Ciavardini. Il ruolo giocato da quest’ultimo nelle narrazioni della maxinchiesta è interessante. Pur non essendo nemmeno indagato, infatti, si trova per la seconda volta, in pochi giorni, a occupare la scomoda casella della “notizia del giorno”. Era già successo una settimana fa, quando il Fatto Quotidiano aveva divulgato l’informativa dei Ros sulla nascita dell’inchiesta, partita appunto da un pedinamento di Ciavardini. Questa “velina” ricostruiva una rete di contatti personali della fascisteria romana, più o meno collegata con il “ramo di strada” della “Terra di Mezzo”. Vediamo come Il Centro, quotidiano abruzzese del gruppo L’Espresso, racconta lo scandalo. LEGGI TUTTO
“Scusate, stavamo cazzeggiando”
Smentire un’intercettazione è difficile quando il suo contenuto non è maciullato dagli (inc): la formula poliziesca per definire le parti incomprensibili (e mai si specifica se si tratta di 3 secondi o di tre minuti: per cui gli intercettati stanno parlando di tutt’altra cosa…). La valanga di trascrizioni diffuse con sapienza dall’ufficio stampa del Ros di Roma (o chi per esso…) per mantenere alta l’attenzione sull’inchiesta Mafia Capitale ha così generato un nuove genere epistolare: la messa a punto con scuse e invocazione del giusto principio che parlando si dicono un sacco di cazzate. Lo ha fatto per primo il supermanager di Finmeccanica, sorpreso a sparlare con Carminati di Alemanno e La Russa, lo ha imitato ieri l’imprenditore Mario Zurlo, che si è accorto di aver combinato un casino per aver spettegolato con il suo vecchio amico Riccardo Brugia sul conto di un altro esponente di spicco della fascisteria romana, Luigi Ciavardini. L’intercettazione dfello “scandalo” è del 7 febbraio 2013. LEGGI TUTTO
Quando l’imprenditore è un vecchio dei Nar
Ma se nessuno sente il rumore dell’albero che cade nella foresta, l’albero è caduto? Questo classico koan (il dubbio irresolvibile che apre la mente nella pratica zen) può essere applicato, con giusta ragione, all’inchiesta Mafia Capitale. Nei giorni scorsi, tra i tanti rivoli investigativi o semplicemente informativi, sapientemente alimentati dalla divulgazione pilotata delle migliaia di pagine di intercettazioni, ci siamo occupati, come tanti altri, della presunta tresca tra la direttrice del carcere di Frosinone e il semidetenuto Luigi Ciavardini, feriti nell’onore da un pettegolezzo infondato. A insinuare un legame illecito, due vecchi amici, un po’ maligni, dell’ex combattente dei Nar: Riccardo Brugia, arrestato come braccio destro di Carminati, e “l’imprenditore Mario Zurlo”. LEGGI TUTTO
Quelle chiacchiere sui vecchi delitti

Le conversazioni tra Massimo Carminati e i Gramazio, intercettate dai Ros e inserite in trascrizione nell’ordine di custodia per Mafia Capitale, hanno avuto notevole risalto mediatico ma, stranamente, nessuno si è accorto che in quella principale (quella del 23 luglio 2013 al ristorante il Bruttone sulla nomina di Quarzo a presidente della Commissione Trasparenza del consiglio comunale) c’è una lunga discussione sugli omicidi di Valerio Verbano e Angelo Mancia (nella foto) che, nella trascrizione dei carabinieri diventano un unico delitto, anche se i particolari descritti (la presenza della madre nel primo caso, i camici da infermieri usati dai killer) permettono di distinguere i due fatti. LEGGI TUTTO
Gli affari londinesi con gli ex Nar
Carlo
Bonini sta facendo un grande lavoro di divulgazione dei materiali
investigativi di Mafia Capitale. Oggi ricostruisce un retroscena
inquietante sulla rivolta
di Tor Sapienza,
rilanciando la denuncia della titolare del centro attaccato nella
rivolta, che lancia sospetti sul ruolo di Buzzi e della sua filiera.
E di ieri invece un pezzo sugli “affari londinesi” di
Carminati, in cui spuntano i nomi di due “vecchi” latitanti
dei Nar:
Meno
immateriale è il progetto cui lavorano il pratico Massimo Carminati
e suo figlio Andrea. E di cui — ancora una volta — è
ambasciatore Fabrizio Testa. Qui la scena cambia. Si trasferisce a
Londra, nel perimetro stretto degli “expat” neri. Una dozzina
almeno di latitanti dell’eversione neofascista che nella City sono
arrivati negli anni Ottanta inseguiti dai mandati di cattura della
magistratura italiana e nella City hanno trovato la loro palingenesi
(Roberto Fiore, fondatore di Forza Nuova, su tutti)
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E Mancini muore di crepacuore

E’ morto a Roma, d’infarto, Riccardo Mancini, ex amministratore delegato dell’Eur spa, uno dei protagonisti di tutti gli scandali che hanno attraversato la destra romana negli ultimi anni, dalla Parentopoli di Alemanno alle tangenti Finmeccanica per finire con Mafia Capitale. Riccardo Mancini proviene dai ranghi della destra radicale, dal gruppo di avanguardisti che ruotava intorno alla leadership carismatica di Peppe Dimitri, ed è stato riabilitato da una condanna per armi riportata alla fine degli anni Ottanta nel processo per la ricostruzione di Avanguardia Nazionale. Pubblichiamo qui due stralci della sua storia, un articolo del Corriere all’epoca dell’arresto per tangenti Finmeccanica, un altro di la Repubblica su Mafia capitale LEGGI TUTTO
Il folle exploit di Fabio Gaudenzi
I poliziotti della Squadra Mobile di Roma hanno arrestato Fabio Gaudenzi, esponente di estrema destra coinvolto in “Mafia Capitale” e già arrestato diverse volte per rapina. La prima nel 1994, dopo un conflitto a fuoco in cui perse la vita Elio Di Scala, noto come “Kapplerino”, giovanissimo esponente del Fuan e dei Nar, in seguito figura di spicco del reseau fascio-criminale romano. A casa di Fabio Gaudenzi, arrestato questa mattina, sono state ritrovati un revolver 357 e una mitraglietta. Da qui l’accusa di possesso di armi da guerra. A chiamare le forze dell’ordine un vicino di casa dell’esponente di estrema destra, spaventato da alcuni colpi di arma da fuoco che aveva sentito provenire dall’appartamento accanto. LEGGI TUTTO

Per approfondire
- L’intervista all’Adn Kronos che apre le danze
- Il Secolo: intervista con Annalisa Terranova
- Cinque anni di battaglia culturale Mafia capitale story/1
- Fasciomafia? Nom affarismo cialtrone Mafia capitale story/2
- la grande lite su Cuori Neri Mafia capitale story/3
- il sindaco Marino Mafia capitale story/4
- Luca Gramazio Mafia capitale story/5
- La fabbrica di bufale Mafia capitale story/6
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