Lanfranco Caminiti: a voi i decreti, a noi le piazze
Voi fate i vostri decreti – noi ci prenderemo le nostre piazze.
Trovo volgare, e anche indecente, che una qualunque reazione, una impressione, una sensazione di fronte alle manifestazioni di Napoli possa ruotare intorno alla questione di quanti fascisti c’erano, quanti cammorristi, quanti ultras, quanti infiltrati. Lasciatele fare a Lamorgese queste considerazioni, è il suo mestiere, non il vostro. Quando sarete ministri dell’Interno – allora fatele. Lasciatele fare a De Luca, queste considerazioni, è il suo mestiere, non il vostro. quando sarete governatori della Campania – allora fatele.
Una prima grande protesta di piazza a Napoli
E’ stata la prima grande, significativa protesta di piazza, democratica, pacifica, persino rispettosa delle regole dell’epidemia, per quanto possibile. Non erano no-mask, non erano fuori di testa “non c’è coviddi”. Erano imprenditori e lavoratori della ristorazione, del fitness, del turismo, e di tutta quell’enorme fetta di economia legata alla “relazione sociale”, e non alla sopravvivenza (per la sopravvivenza, ci sono i supermercati e gli ospedali e i luoghi di lavoro “essenziali”). Erano persone assolutamente consapevoli che c’è una grave epidemia in atto che ha risvolti sanitari e ha risvolti economici.
Un paese in preda alla paura e alla depressione
Questo è un paese paralizzato dalla paura – paura dell’epidemia e paura del declino economico, della morte economica. Questo è un paese avvilito dalla depressione – economica, sociale, individuale. Le manifestazioni di Napoli sono state un grande sussulto di democrazia. Il più importante sussulto di democrazia, dall’inizio della pandemia. Ci sono stati cassonetti bruciati – è vero. Ci sono state aggressioni – è vero. Forse erano cose organizzate – è vero. Non hanno fatto bene, queste cose, alla manifestazione – è vero pure questo. E’ immorale, però, fermarsi a questo – perché è specioso, è fazioso, è cinico.
Lasciatelo fare a Lamorgese e De Luca. E’ il loro mestiere. Sono loro che preannunciano rivolte armate, rivolte di piazza. tutto uno scenario apocalittico. che induce paura e “distanza sociale”: è questo che si vuole, la distanza sociale dalla protesta. Senza una ripresa della parola politica da parte della società, non ci sarà modo di uscire vivi dalla pandemia. O meglio: ne usciranno i salvati e non i sommersi. i salvati economici, e non solo i salvati dagli ospedali. Perché i salvati dagli ospedali potranno poi morire di economia. Moriranno sani.
Il messaggio universale di Napoli: lottare
Le manifestazioni di Napoli hanno rotto la paura e la depressione. Io non so cosa accadrà dopo – e non mi permetto neppure di dirlo, perché bisogna vivere a Napoli, bisogna vivere Napoli, per parlare. Abbiamo vissuto mesi con il mantra “lasciamoli lavorare”, “non disturbiamo il manovratore” – Occhei, è una stronzata. E non bisogna necessariamente essere “per principio” contro il governo. La manifestazione di Napoli non era “per principio” contro il governo: chiede provvedimenti, suggerisce iniziative, sollecita interventi. Non vuole la rivoluzione – mammamia. vuole essere partecipe, vuole essere preso in considerazione, vuole dire la sua. Perché è della sua pelle che si va decretando. Questo è il messaggio “universale” che viene da Napoli: lottare, scendere in piazza, manifestare. Voi fate i vostri decreti, noi ci prenderemo le nostre piazze.
Galmozzi: le nostre categorie non comprendono i nuovi protagonisti
Bisognerà ragionarci seriamente, per adesso mi limito a porre il problema. Siamo abituati alle piazze composte da gruppi omogenei, operai, studenti…facilmente identificabili in termini identitari e non solo sociologica mente. Ora non è più così. Ieri sera a Torino non c’erano “antagonisti” che, sbagliando, si sono tenuti lontani. (Rilevo che una parte significativa dei centri sociali sono autoreferenziali e dediti a coltivarsi il proprio misero orticello) Gli unici “organizzati” erano gruppi di anarchici e di ultras. Detto che in ogni caso non è che gli ultras non siano lavoratori, precari o disoccupati, tutti gli altri, la stragrande maggioranza della piazza non si sa nemmeno chi fossero e da dove venissero. Ecco, capire chi cazzo sono questi mi sembra la prima cosa da fare. Perché questa massa “oscura” e incomprensibile per le nostre categorie classiche sarà il protagonista del conflitto sociale.
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