21 settembre 1979: Prima Linea uccide Carlo Ghiglieno
Carlo Ghiglieno era responsabile del settore Pianificazione strategica della Fiat Auto di Torino, quando fu vittima di un agguato a opera di un commando di Prima Linea. Alle 8.30 del 21 settembre 1979 era da poco uscito di casa per andare al lavoro. Lo colpirono alla testa e alla schiena con numerosi colpi di pistola. Si accingeva a salire a bordo della sua auto. L’attentato fu rivendicato da Prima linea con due telefonate. Al quotidiano «La Stampa» e all’Ansa:
« Qui Prima Linea, gruppo di fuoco di Charlie e Carla. Rivendichiamo l’eliminazione dell’ing. Ghiglieno Carlo, dirigente FIAT del processo logistico. Perché non vi sbagliate l’abbiamo eliminato con sette colpi calibro 38 Special Norma a punta cava. Questo è il primo atto della campagna di terrore proletario verso il comando d’impresa. Qui Prima linea in onore ai compagni Matteo e Barbara. ».
L’attacco al comando d’impresa
L’attentato apre la campagna contro il comando d’impresa, ideata da Roberto Rosso, che poi metterà capo all’attacco alla scuola Fiat con dieci gambizzazioni (5 docenti e 5 studenti). Del commando che esegue l’omicidio fanno parte, con il pentito Roberto Sandalo, due membri dell’Esecutivo nazionale, Maurice Bignami e Fabrizio Giai. Particolarmente significativa la presenza di Sandalo. Il proconsole torinese di Marco Donat Cattin, che era appena uscito dall’organizzazione. Come infatti ricorda Davide Steccanella
9-10 settembre, Bordighera: dopo gli arresti di Bruno Russo Palombi e Claudio Waccher, si riunisce il comando nazionale di Prima Linea. Sono presenti Roberto Rosso, Maurice Bignami, Sergio Segio, Marco Donat Cattin, Susanna Ronconi, Silveria Russo, Fabrizio Giai e Massimo Prandi. Donat Cattin e Prandi comunicano la loro decisione di abbandonare Prima Linea, in disaccordo con le ultime scelte del gruppo dirigente. L’organizzazione comunque prosegue e il 21 settembre uccide il responsabile della pianificazione Fiat, ing. Carlo Ghiglieno.
Il ruolo di Ghiglieno e il profilo defilato
Pur ricoprendo una posizione di grande rilievo nella gerarchia aziendale, l’ingegner Ghiglieno aveva un profilo defilato e poco noto al pubblico e per questo rifiutò l’offerta dell’azienda di dotarlo di scorta.
A tradirlo fu proprio un articolo dell’house organ dei dirigenti Fiat che portò Prima Linea a individuarlo come bersaglio importante per il suo ruolo strategico. Proveniente dall’Olivetti la Fiat lo aveva assunto proprio per la sua approfondita conoscenza dei processi di automazione applicati alla produzione industriale. Torinese, 48 anni, si era laureato giovanissimo al Politecnico di Torino
si può ancora trovare ed avere copia del libro “Dormono sulla Collina”?
Non ne ho idea.