3.5.14: Daniele De Santis ferisce a morte Ciro Esposito

Ciro Esposito a terra

 Prima della finale romana di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina, il pomeriggio del 3 maggio 2014 nelle strade della capitale ci sono stati scontri tra tifosi partenopei che si recano all’Olimpico e ultras della Roma che gli tendono un’imboscata. L’operaio napoletano Ciro Esposito è stato gravemente ferito da un proiettile, che l’ha colpito in pieno petto e gli è rimasto conficcato tra le vertebre. A spiegare gli avvenimenti, nelle ore immediatamente successive, è Diego Parente, capo della Digos: Daniele De Santis, ultrà romanista, ha visto passare un piccolo corteo di tifosi del Napoli e ha lanciato petardi per provocarli. I napoletani hanno risposto e ne è nata una rissa.

Mentre scappava, De Santis è scivolato e, sentendosi minacciato, ha esploso quattro colpi di arma da fuoco. Uno di questi ha raggiunto Ciro Esposito. Poi l’arma si è inceppata e De Santis è stato malmenato dai tifosi napoletani. Ciro Esposito è stato trasportato immediatamente, in condizioni gravissime, prima all’ospedale San Pietro, dove gli hanno suturato un polmone, e poi al Policlinico Gemelli. Nella notte, De Santis è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio. L’arresto scatta anche per Ciro Esposito, per rissa, nonostante la gravità delle sue condizioni escludono che ci siano gli estremi per un provvedimento cautelare.

Il giorno dopo l’Alter Ugo e il mio canale youtube dedicavano uno speciale alla vicenda.

Scontri di Roma/1: intreccio tra ultras, politica e violenza

La catastrofe della finale di Coppa Italia, dove sono esplose tante delle contraddizioni che da tempo innervano il complesso intreccio tra calcio, ultrà, politica e ordine pubblico, è una buona occasione per provare a fare ordine mentale su una gamma ampia di questioni oggetto di banalità, di strumentalizzazioni, di luoghi comuni, di vuoti a perdere narcisistici. Anch’io, in questo primo post dello speciale che mi vedrà impegnato nelle prossime ore e che metterà anche capo alla prima edizione ‘ufficiale’ del mio primo tg personale, dopo il “successo” del numero zero di ieri, partirò dal personale. Anche a me è toccato avere a che fare con Daniele De Santis, il presunto autore della sparatoria di ieri sera che ha ridotto in fin di vita un tifoso napoletano. 

La battaglia di Brescia

C’è dell’ironia, mi pare evidente, nella circostanza che in quell’occasione, io sarei stato il delinquente e lui la vittima. Perché del soggetto mi ero occupato nel capitolo di Fascisteria 1 dedicato alla violenza ultrà (ovvero l’edizione del 2001), ricordando, a proposito degli scontri di Brescia di vent’anni fa, che

l’’intero comando della spedizione punitiva, programmata da mesi, è costituito da militanti neofascisti: con Maurizio Boccacci figurano Alfredo Quondamstefano, Corrado Ovidi, Paolo Consorti, Massimiliano D’Alessandro e Giuseppe Meloni. Quest’ultimo, con Luca Alberti, Armando Sagrestani (un altro candidato di AN alle elezioni circoscrizionali, accusato di aver portato le armi a Brescia) e Daniele De Santis sono considerati responsabili dell’accoltellamento del vicequestore Selmin.

Tra l’altro l’intero capitolo è disponibile online, pubblicato nel 2007 da uno dei portali dell’antagonismo sociale, Ecn.org. Evidentemente, in questo caso,  il riconoscimento della valenza informativa della mia ricerca faceva aggio sull’interdetto pronunciatomi contro per la mia scelta di ‘dialogare’ con i fascisti. I fatti sono del 1994, il libro è del 2001.

Le condanne in primo grado

  Nelle more si è celebrato il processo di primo grado che il 5 gennaio 1998 ha avuto questo esito:

Undici condanne per complessivi 43 anni di carcere e cinque assoluzioni. Così si è concluso ieri sera il processo, iniziatosi nel giugno dello scorso anno, davanti alla Prima sezione penale del tribunale di Brescia, a carico di 16 ultras della Roma ritenuti responsabili dei gravi incidenti avvenuti il 20 novembre del ’94, in occasione dell’incontro di calcio Brescia Roma. (…) La condanna più pesante è stata inflitta a Giuseppe Meloni, meglio conosciuto negli ambienti della tifoseria giallorossa come Pinuccio la rana, capo di una frangia di estrema destra, che è stato condannato a 4 anni e 2 mesi.

Quattro anni invece si sono beccati Maurizio Boccacci, ex leader del Movimento politico occidentale (gruppo neonazista della Capitale sciolto per incitamento all’odio razziale dal decreto Mancino del ’93), Massimiliano D’Alessandro, detto Er polpetta, altro capo storico della tifoseria romanista, Luca Alberti, Paolo Consorti, Cristiano Conti, Fabrizio Giampieri, Francesco Massa, Alfredo Quondamstefano e Paolo Vitelli. A 2 anni e 10 mesi di reclusione e’ stato infine condannato Daniele Betti, ex compagno di squadra di Francesco Totti nelle giovanili della Roma. Gli imputati sono stati riconosciuti colpevoli di lesioni volontarie gravi, violenza a pubblico ufficiale aggravata dal numero di persone e dall’uso delle armi, porto e detenzione di materiale esplodente. Sono stati assolti per non avere commesso il fatto altri cinque imputati (Daniele De Santis, Luigi Leto, Corrado Ovidi, Roberto Ratto e Valentino Valentini).

La querela di De Santis

De Santis quindi, all’uscita del libro decide di querelarmi ma la cosa non è arrivata neanche all’udienza preliminare perché evidentemente pm e gip hanno concordato che le informazioni contenute nel libro, seppure incomplete, rispondevano ai due requisiti fondamentali del diritto di cronaca: la veridicità e la continenza verbale.

A sua volta, tra l’arresto del 1994 e l’assoluzione del 1998 De Santis aveva avuto modo di distinguersi in un paio di circostanze, ma di questo parleremo nel prossimo capitolo di questo speciale

(1-continua)

Qui gli altri pezzi dello speciale:

2. La carriera di De Santis e l’omicidio Raciti

3. I pezzi di Zambardino e Information Guerriglia

4Camerati divisi: chi difende Genny, chi Gastone

5. La testimonianza di Marione e i dubbi sull’arresto

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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