7 dicembre 1968: prima contestazione alla Scala

Lancio di uova alla Scala contro le signore in pelliccia – La direzione dell’ente lirico aveva annunciato che era stato abolito il «gala» – La decisione ha gettato lo scompiglio nel gran mondo milanese – Molte spettatrici non hanno voluto rinunciare all’abito da sera: contro di esse si sono accaniti i giovani contestatori – All’interno del teatro atmosfera di austerity: c’era perfino qualche palco vuoto

Abolito l’obbligo dell’abito da sera

Milano, 7 dicembre. Sotto la minaccia della violenta contestazione studentesca contro il « tempio dei ricchi », la Scala ha inaugurato stasera la sua stagione in un clima di semi-austerity. Il grande teatro ha rinunciato alle sfarzose illuminazioni, ai dodicimila garofani che avrebbero dovuto addobbare i palchi e il ridotto, alle orchidee inviate come omaggio pubblicitario da un famoso gioielliere. L’obbligo dell’abito da sera — rigorosissimo per tradizione — era stato abolito, i fotografi, che gli altri anni mitragliavano di flashes le signore più eleganti e le mannequins più estrose’ negli intervalli fra un atto e l’altro, sono stati avvertiti che non sarebbero potuti entrare in teatro.

Una serata sottotono per i morti di Avola

Avrebbero dovuto limitarsi a svolgere il loro lavoro all’aperto, davanti all’ingresso. Anche il tradizionale cenone dopo-Scala al Circolo della Stampa che era già stato preparato da tempo in ogni particolare è stato abolito. A mezzanotte tutti a letto. Ufficialmente queste misure di austerità, prese ieri sera a tarda notte dal Consiglio di amministrazione del teatro riunitosi d’urgenza sotto la presidenza del sindaco, il socialista Aldo Aniasi — sono state spiegate come un segno di lutto per i fatti di Avola e come un adeguamento al difficile momento che sta attraversando il Paese; in realtà all’origine della decisione c’era soprattutto la preoccupazione di attenuare i fenomeni più appariscenti — ostentazioni di lusso, gioielli, acconciature clamorose, ecc. — che avrebbero potuto fornire maggiore esca all’azione contestataria degli studenti.

Lo sconcerto delle “signore”

Naturalmente la decisione del Consiglio di amministrazione ha fatto molto rumore e ha destato reazioni contrastanti. E’ stata approvata da tutti coloro che nell’obbligo dell’abito da sera vedono lo strascico di un formalismo superato da tempo; ma ha gettato nella costernazione le signore milanesi che per il sette dicembre si preparano ogni anno complicate e costosissime toilettes. E ha gettato addirittura lo scompiglio nel mondo delle sartorie, dei gioiellieri, degli acconciatori, ecc. Restava da vedere quanti fra gli abituali frequentatori della Scala si sarebbero adeguati allo spirito del comunicato consiliare. E quanti invece avrebbero proseguito ostentatamente sulla strada tradizionale. Qualcuno prevedeva che la minaccia di gesti violenti — lancio di uova marce, di frutta fradice — ripetuta pubblicamente dagli studenti avrebbe tenuto molte persone lontane dal teatro.

E’ mancato il pienone

Per la prima volta nella sua storia la Scala correva il rischio di aprire la stagione con un mezzo «forno». All’atto pratico questi timori si sono dimostrati eccessivi. E tuttavia è mancato il tradizionale pienone degli altri «Gran gala». Sei o sette palchi vuoti, e anche in platea qua e là qualche chiazza rossa di poltrone deserte. Poca cosa per qualsiasi altro teatro, ma fatto del tutto insolito per la Scala. Quanto agli abiti, l’ottanta per cento degli uomini era in smoking. I frac si contavano sulle dita di una mano, molti abiti grigio scuri. Le signore erano quasi tutte in abito da sera, senza però quell’ostentazione di acconciature stravaganti e di gioielli che costituivano ormai ima tradizione. Senso della misura? Paura? «Ad ogni buon conto io ho messo quello falso! » diceva sottovoce accanto a noi una elegante signora di mezza età parlando del grosso brillante che aveva sul petto.

La preoccupazione delle autorità

Una certa preoccupazione l’avevano anche le autorità che, per prevenire incidenti, avevano fatto scendere in campo un imponente schieramento di carabinieri e di agenti di polizia in tenuta da campagna, con le bisacce colme di bombe lacrimogene. I quattro accessi a Piazza della Scala — via Manzoni, via Santa Margherita, via Ca se Rotte, via Marino — sono stati bloccati. -I tram sono stati fatti deviare. Altri militi e altri carabinieri si sono schierati in quadrato attorno alla statua di Leonardo da Vinci con lo stile di una battaglia risorgimentale. Insomma, uno schieramento massiccio che in caso di necessità avrebbe potuto affrontare tre o quattromila studenti.

Gli studenti? Meno di duecento

All’atto pratico invece gli studenti erano meno di duecento. Sono venuti avanti a gruppetti striminziti sotto la pioggia, portando alcuni cartelli su cui spiccavano le solite scritte aspramente polemiche: «Ricchi, godete, sarà l’ultima volta», «I braccianti di Avola vi augurano buon divertimento». Qualcuno cantava « Bandiera rossa », qualche altro scandiva ritmicamente il nome di Ho Ci-min. Ad un certo punto uno dei leaders. servendosi di un megafono, ha tenuto una breve requisitoria contro il «teatro di classe» ed ha inneggiato al « potere operaio ». Gli spettatori che arrivavano in macchina, infilandosi fra due ali di agenti, hanno potuto raggiungere l’ingresso del teatro con tutta facilità.

Anche quelli che arrivavano a piedi non hanno incontrato ostacoli se il cappello e il soprabito mascheravano a sufficienza l’abito da sera. Ben diversa è stata la sorte di quelle signore che, con strascico, pelliccia e capelli appena usciti dalle mani del parrucchiere, hanno tentato di raggiungere l’ingresso a piedi, senza curarsi della presenza dei dimostranti. Due o tre di esse sono state attaccate violentemente, fatte bersaglio di lanci di uova e di frutta, imbrattate con pennellate di vernice.

Una di esse, figlia di un no to industriale, è stata salvata dall’intervento della polizia dopo essere stata buttata a terra dagli studenti. Raggiunto a gran fatica l’atrio del teatro, la signora mostrava alle amiche le macchie di vernice rossa che imbrattavano il suo splendido vestito, come un veterano potrebbe mostrare le sue bende insanguinate. Nell’intervallo tra il primo e il secondo atto alcuni spettatori si sono affacciati sulla grande terrazza posta sul portico.

Un fitto lancio di uova

Un centinaio di dimostranti ha cominciato allora nuovamente a inveire gridando « Ho Ci-min » e « Dentro, dentro! ». C’è stato anche un fìtto lancio di uova marce contro la terrazza ma nessuno ha colpito il bersaglio. I dimostranti si sono allora spostati sul sagrato del Duomo. Qui hanno rovesciato un grosso salvadanaio della Croce Rossa per la raccolta di fondi e infranto alcuni globi sul gigantesco albero di Natale fatto issare in questi giorni dal Comune. Carabinieri e agenti, prontamente intervenuti, hanno fatto sgomberare il sagrato, evitando danni maggiori. Tra i gruppi di contestatori vi sono giovani « marxisti-leninisti », anarchici, cattolici ed alcuni che dicono di chiamarsi « gatti selvaggi ».

Domani mattina i bambini degli orfanotrofi di Milano e i vecchi musicisti della Casa di riposo « Giuseppe Verdi» avranno un’insolita e non sappiamo quanto apprezzata sorpresa. Riceveranno in dono i dodicimila garofani e le orchidee che erano state offerte da una casa di mode e da un gioielleria per l’addobbo della Scala.

Gaetano Tumiati/La Stampa, 8 dicembre 1968

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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