Così la lunga marcia di Salvini si è fermata alle porte di Bologna

Ora Salvini e il centrodestra buttano acqua sul fuoco e cercano di ridurre la batosta presa in Emilia Romagna a una vittoria sfiorata e differita. Le cose non stanno così e ce lo dimostra una analisi appena superficiale del voto. A partire dalle marce trionfali con cui la Lega e il centrodestra hanno conquistato due santuari rossi.

Il trionfo in Basilicata

Tre mesi prima delle elezioni europee del 2019 si è votato in Basilicata, una Regione, se possibile, ancor più blindata per il centrosinistra che vi governa dal 1995, grazie alla prima alleanza organica Pds-Popolari che anticipa l’Ulivo di Prodi che vincerà l’anno dopo.
Nel 2010 il dem De Filippo al secondo mandato supera il 60% contro il 52% di Errani nella “roccaforte rossa”. Il risultato delle regionali lucane è sempre fuori misura, sopravanzando di gran lunga il dato politico, determinato dal controllo ferreo del centrosinistra sulla spesa pubblica e sulle postazioni di sottogoverno. Alle politiche del 2013, infatti, il Partito Regione ha un tracollo. La coalizione di centrosinistra alla Camera raggiunge appena il 34%, il centrodestra arriva al 24.6%, i grillini al 24,3%, la lista Monti all’11.2%. In estate De Filippo si dimette per lo scandalo dei rimborsi che vede indagato quasi l’intero consiglio regionale. Si va al voto anticipato in inverno. Il candidato dem Marcello Pittella sfiora il 60%, il centrodestra che candida il senatore montiano Di Maggio, non raggiunge il 20%, i grillini calano al 13,2, Sel in solitaria tocca il 5.2%.
I risultati delle elezioni politiche del 2018 confermano il trend del voto meridionale, con i 5 stelle che fanno cappotto ed eleggono tutti e otto i candidati. Il 44% grillino supera la somma delle due coalizioni, con il centrodestra al 25.6 che sorpassa il centrosinistra crollato al 19.4. Dignitosa la performance di Leu, che prende il 6.4%. Qui la Lega con Salvini elegge un senatore e prende la migliore percentuale del Sud. il 7%

L’arresto di Pittella

Nell’estate 2018 l’arresto del presidente Pittella per uno scandalo della sanità segna il definitivo tracollo del partito regione. Il Pd riesce a guadagnare qualche mese giocando in punta di regolamento ma l’esito del voto nel marzo 2019 è impietoso. I dem presentano tre liste guidate da suoi esponenti ma il Pd non c’è sulla scheda. Il centrodestra con il generale Bardi, un finanziere che è arrivato ai vertici delle Fiamme Gialle, designato da Forza Italia supera il 42%, con la Lega al 19.2. Il centrosinistra, che ingloba anche Mdp-Articolo 1, con il civico Trerotola prende il 33%, il M5s 20.3%, l’altra sinistra il 4.3%. Cioè in un anno il centrodestra guadagna 17 punti, i grillini ne perdono 24.
Nonostante il riassorbimento di un pezzo importante della sinistra (Mdp in Basilicata esprime il leader nazionale Speranza, l’ex viceministro Bubbico, l’ultimo segretario Pds Folino) la forbice tra le due coalizioni passa da 6 a 9 punti. Due mesi dopo il voto alle europee fissa i valori: i 5s risalgono al 29.3, la Lega balza al 23.3 (più del triplo rispetto alle politiche del 2018), il Pd, alleato con Mdp resta al palo del suo 17.4.

La conquista dell’Umbria

C’è un altro santuario rosso che va al voto regionale anticipato per uno scandalo della sanità. In Umbria il Pci e i suoi eredi governano addirittura dal 1970. Alle elezioni politiche del 2018 il centrodestra sfiora il 37%, con la Lega al 20%, 5 stelle e centrosinistra entrambi al 27.5%. Lo scandalo della sanità con la governatrice indagata e costretta alle dimissioni terremota il voto per le Europee. La Lega da sola raggiunge il 38%, la coalizione supera il 51%, i 5 stelle crollano al 14.5%, il centrosinistra sfiora il 36% con il Pd al 24%. Il voto regionale in autunno arriva che è ancora aperta la ferita del ribaltone nazionale. Temendo l’impatto negativo di una vittoria annunciata del centrodestra, Pd e 5s fanno un passo indietro e si coalizzano intorno a un candidato civico. Finisce 57.5 a 37.5. La Lega con il 37% da sola supera la somma delle 5 liste della coalizione giallo verde. E Salvini giustamente canta vittoria

Il peso degli scandali

L’ho fatta lunga con i numeri e bastano poche righe per sintetizzare il ragionamento. Anche in due roccaforti del centrosinistra come Basilicata e Umbria la marcia del centrodestra a trazione leghista è stata inarrestabile tra politiche, europee e voto regionale. In entrambi i casi hanno sicuramente pesato gli scandali in sanità e il controllo delle leve del potere locale non sono servite a frenare la disfatta.
Salvini arriva al voto emiliano con il vento in poppa. Anche nel peggior sondaggio, sotto le mazzate mediatiche del Russiagate, la Lega nazionale non scende mai sotto il 30%, la coalizione, grazie anche alla costante crescita dei Fratelli d’Italia sfiora e a volte supera il 50%. E decide quindi di chiamare l’all-in. Mentre in Basilicata e Umbria la campagna elettorale è giocata tutta sul fallimento del sistema di potere e sulla sua corruzione oligarchica, in Emilia lo scontro è iperpoliticizzato: oggi Bologna e domani a Roma

Il voto in Emilia Romagna

Alle precedenti regionali del 2014, anticipate per le dimissioni di Errani coinvolto in uno scandalo da cui sarà prosciolto, con appena il 37% dei votanti, Bonaccini supera il 49% (perdendo 3 punti rispetto a Errani). Il centrodestra con Fabbri sfiora il 30% (con la Lega al 19.4%). I 5 stelle ottengono il 13.3%, l’Altra sinistra il 4%.

Alle elezioni politiche del 2018 l’afflusso alle urne è più che raddoppiato, con il 78%. Il centrosinistra vince di misura il derby dei collegi, 9 a 8, ma la prima coalizione è il centrodestra con il 33% contro il 30.8. I 5 stelle hanno un significativo 27.5. Le due liste di sinistra hanno il 5.7%
Alle elezioni europee i votanti scendono al 67.3%. La Lega da sola supera il dato del candidato della coalizione nel 2014, raggiungendo il 33.8% e diventa il primo partito, con il Pd calato al 31.2%. Con il 5.87 di Forza Italia e il 4.66% di Fratelli d’Italia il centrodestra supera il 45%. Il centrosinistra, con i Verdi a 2.93 e +Europa a 3.56 è al 38%. Due liste di estrema sinistra prendono in totale il 3%, i 5 stelle il 12.9. Il vantaggio del centrodestra è più che raddoppiato.

I danni della sconfitta

Alle elezioni regionali di domenica i votanti aumentano dello 0.4%, (i centenari e i disabili portati alle urne con un grande sforzo organizzativo di cui ciancia Fontana?) ma per la prima volta dal 2018 in tutta Italia il centrodestra perde voti, così come la Lega arretra. La scelta di Salvini di radicalizzare lo scontro, puntare alla spallata, cercata anche dalla Meloni che due giorni prima annuncia lo sfratto al governo “se vinciamo in Emilia”, si è rivelato controproducente. Perché nelle elezioni regionali evidentemente il funzionamento del sistema locale pesa molto. E quindi il centrodestra sfonda dove il “potere rosso” crolla, arretra dove tiene. E la forzatura iperpoliticistica di usare il voto locale come strumento di regolamento dei conti nazionali non ha funzionato. Anzi ha galvanizzato il Pd … Così come un altro effetto immediato negativo è la perdita dello stigma del vincitore per Salvini.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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