Il 27 settembre 2002 il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga scrisse una lettera all’ex Br Paolo Persichetti, in risposta a un’intervista che aveva fatto dal carcere in cui, tra l’altro, ricordava le posizioni di Cossiga, Macaluso ed Erri De Luca sull’amnistia.
di Mia Grassi
L’Italia “non ha mai ottenuto un’estradizione con una procedura corretta, ha sempre aggirato le regole. Questo vale per il mio caso, per quello di Rita Algranati, arrestata al Cairo e rimpatriata senza alcuna procedura formale, e, ancora di più, per quello di Cesare Battisti”. A parlare all’AdnKronos è Paolo Persichetti, negli anni ’80 nelle Brigate Rosse-Unione dei Comunisti. Primo (e unico) ex terrorista estradato in Italia dalla Francia contro la dottrina Mitterrand. Il suo fu un caso giudiziario e politico. Nel 1993 Persichetti venne arrestato a Parigi, dove era arrivato legalmente. Pprima della condanna in contumacia a 22 anni per banda armata e concorso morale nell’omicidio del generale Licio Giorgieri.
Venne arrestato e liberato dopo 14 mesi, grazie all’intervento del presidente francese François Mitterand, e, nonostante alla fine il governo Balladur avesse deciso a favore della sua estradizione in Italia, a stopparne l’esecuzione fu l’arrivo all’Eliseo di Jacques Chirac, contrario a rimettere in discussione la dottrina Mitterrand. La vicenda si chiuse quasi dieci anni dopo. Il 24 agosto del 2002, dopo essere stato fermato dalla polizia francese, l’ex Br venne consegnato nel corso della notte alle autorità italiane. Sotto il tunnel del Monte Bianco in virtù di quell’estradizione concessa ma mai eseguita.
“Io, di fatto, nel 2002 venni arrestato perché mi sospettavano di essere implicato nel delitto Biagi, cosa assolutamente falsa – spiega Persichetti -. Se avesse voluto agire nella legalità, l’Italia avrebbe dovuto emettere un mandato di arresto internazionale, supportato appunto da prove certe, e procedere a una nuova richiesta di estradizione. Ma nulla di tutto questo accadde”.
E ora che il fronte delle estradizioni si è riaperto?
“Le immagini di Battisti esibito come un trofeo, il ghigno feroce di un ministro dell’Interno che vuol decidere al posto della magistratura e che lascia morire in mare profughi che fuggono da guerre e miseria, dovrebbero far riflettere la società e le autorità francesi. Chiunque verrà riconsegnato all’Italia, come è accaduto a me, non verrà punito per le vecchie condanne ma per il reato di esilio”.
“Non perda mai la Sua dignità di uomo neanche in carcere, luogo non fatto e non gestito certo per ‘redimere’ gli uomini! E non perda mai la speranza”. Si concludeva così la lettera che il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga scrisse il 27 settembre 2002 all’ex Br. Era la risposta a un’intervista che Persichetti aveva fatto dal carcere. Tra l’altro, ricordava alla Stampa le posizioni di Cossiga, Macaluso ed Erri De Luca sull’amnistia. “Quando mi consegnarono quella busta in cella pensai che fosse un falso – racconta ora Persichetti all’AdnKronos -. Non me lo aspettavo”.
“Poi però quella lettera venne usata innumerevoli volte, in tutti i casi di opposizione all’estradizione. Cossiga diceva alcune cose fondamentali, che oggi sono più attuali che mai”.
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