Ma il Sisde non c’entra con i covi di via Gradoli

Massimiliano Mazzanti è un giornalista bolognese che conosce come pochi le carte del processo per la strage di Bologna. Sollecitato dal nostro post sulle ultime novità al processo Cavallini ci ha inviato una nota che confuta alle radici la tesi complottista delle parti civili e sposta il tiro dal Sisde al Kgb. Se c’è traccia di servizi dietro il covo brigatista di via Gradoli sono quelli sovietici e non quelli italiani.

Il covo delle Br in via Gradoli 96 – strada in cui società legate ai “servizi segreti” hanno acquistato diversi appartamenti tra la metà degli anni ’70 e i primi anni ’80 – agita le acque anche del processo a carico di Gilberto Cavallini per la strage di Bologna. Sempre in via Gradoli, infatti, anche i Nar ebbero “covi” per breve tempo, nell’autunno del 1981. Lo “scoop” è subito servito: Br e Nar – rossi e neri – al soldo e sotto la protezione dei “servizi deviati” per poter meglio tessere le “trame occulte” della Repubblica.

Peccato che le cose non stiano affatto così e che le suggestioni siano destinate a restare tali. In primo luogo, va detto che non si parla affatto di “scoop”: la scoperta che i “servizi” fossero proprietari di stabili in via Gradoli, anche al civico 96, è degli anni ’90 e fu diffusa dal senatore Sergio Flamigni.

Nessun elemento sui covi dei Nar

Però, per quanto riguarda i Nar, né il civico 65 (dove dormì una o due volte Francesca Mambro) né un secondo appartamento di cui neanche si specifica l’esatta ubicazione apparterrebbero ai “servizi” o a società a essi collegate. Visto che di questo si parla, è bene precisare anche ciò che riguarda la casa dove alloggiarono durante il sequestro Moro i capi delle Brigate rosse, Mario Moretti e Barbara Balzerani. È storia interessante e che ben spiega perché qualcuno abbia cercato, anni dopo, di coinvolgere nella vicenda i nostri servizi segreti. Mario Moretti, sotto il falso cognome di Borghi, affittò l’appartamento di via Gradoli 96 non da società dei “servizi segreti”, bensì dalla signora Luciana Bozzi, proprietaria dell’immobile e moglie di Giancarlo Ferrero.

Il ruolo dell’agente del Kgb nel covo Br

Chi era Giancarlo Ferrero? Un ingegnere del Cnr, certo, ma, come ha rivendicato la figlia Luciana – intervista a Francesco Grignetti, pubblicata in Professione spia. Dal fascismo agli anni di piombo, cinquant’anni al servizio del Kgb (Marsilio, Venezia 2002) – agente del KGB a Roma, addirittura forse il capocentro degli spioni sovietici in Italia. Ovviamente, non c’è solo la parola della figlia, a certificare l’appartenenza di Ferrero al Kgb, ma anche indagini specifiche della Polizia. Altro che “servizi deviati” italiani; a fornire la base dei capi” alle Br furono i “servizi regolari” dell’Urss! Ovviamente, il particolare dà molto fastidio, perché qualcuno potrebbe chiedersi: possibile che a “Botteghe oscure” – nel 1978, col Pci ancora saldamente legato all’Unione sovietica (solo l’anno successivo, Berlinguer sfiderà l’opinione pubblica europea, appoggiando servilmente l’invasione russa dell’Afghanistan – nessuno fosse informato di cosa accadeva in via Gradoli con la complicità dei russi?

La solita favola dell’onnipresente P2

Domanda lecita, ma spinosa e che è molto meglio sostituire con una bella trama, secondo la quale i capi delle Br, in via Gradoli, ci sarebbero finiti a causa delle manovre del Sismi, su richiesta americana, sotto il controllo dell’onnipresente P2. Favola affascinante, seppur insufficiente a mascherare la realtà: non è dimostrato da nessuna parte che società riconducibili ai “servizi segreti” abbiano affittato scientemente case ai terroristi – rossi o neri che siano -, mentre è acclarato e indiscutibile che la “prigione del popolo” di Moro apparteneva alla più nota spia dei russi a Roma. 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

3 commenti su “Ma il Sisde non c’entra con i covi di via Gradoli

  1. UGO, sei caduto in un refuso o in un errore. caduto in un refuso o in un errore. Il Ferrero, intanto non ha una figlia di nome Luciana, ma questa è la moglie.Sta evidentemente parlando di Luciana la moglie, che probabilmente conferma il ruolo importante della spia del Kgb Giorgio Conforto oadere dela sua amiuca e sodaoe Giuolia. Del del resto il Ferroro di certo non avrebbe potuto essere il capocentro degli spioni kgb a Roma. Oltretutto io Ferrero ha fatto carriere importaanti lavorando con il nulla osta nato, rilasciato su parere anche dei nootri Servizi.

    • L’eventuale refuso o errore è di Massimiliano Mazzanti, autore dell’intervento. Grazie comunque dell’attenzione

  2. Buongiorno, anche a me risulta che il poliedrico Ferrero abbia fatto carriera in diversi campi e abbia ricoperto incarichi richiedenti il Nos. Per quanto riguarda i “servizi” nella mia ignoranza credevo che esistessero ben prima del caso Moro (cioè già dalla fine della seconda guerra mondiale) e che la legge 801 del 24.10.77 abbia avuto il solo fine di interrompere le deviazioni dei servizi stessi.

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