Anche a Rimini una vittima delle cure alternative sul cancro
Operata quattro anni fa al seno per un tumore all’ospedale di Santarcangelo, nel Riminese, ha rifiutato la chemioterapia per curarsi con impacchi di ricotta e decotti di ortica: una donna di 34 anni, madre di due bambini, è morta ieri mattina. Lo riferisce il Resto del Carlino. La vicenda ricorda quella della 18enne padovana morta di leucemia dopo che i genitori e lei stessa avevano rifiutato la chemio sostenendo il ‘metodo Hamer’, l’ex medico tedesco radiato dall’Ordine per le sue teorie sulla medicina alternativa. A Rimini i tentativi della famiglia della paziente e del chirurgo che l’ha operata di farle cambiare idea non sono serviti a nulla. Ora i familiari vogliono capire quali strade si possono percorrere, per valutare se ci sono responsabilità da parte di un uomo che la consigliava su come combattere il tumore con strani rimedi naturali. “Il suo – spiega il dottor Domenico Samorani, responsabile della Chirurgia del seno all’ospedale di Santarcangelo – era un tumore per il quale la possibilità di guarigione era del 93-95% a cinque anni dall’intervento, a patto che facesse la chemio. Ma lei ha rifiutato fin dall’inizio. E’ tornata in reparto tre mesi fa perché stava male: abbiamo fatto gli accertamenti, ma le metastasi erano in tutto il corpo. Le ho riproposto la chemioterapia, avevamo ancora qualche possibilità di fermarle ma lei ha continuato a rifiutare”. “I casi di persone che rifiutano le cure tradizionali per affidarsi a strane persone e a pericolose teorie di guarigione sono in aumento – aggiunge lo specialista – Sono almeno dieci le donne che in questi ultimi tre anni hanno rifiutato radio e chemio pur essendo ammalate di tumore: sono tutte morte”.
Così l’Ansa rilancia la notizia da Rimini. Il dato impressionante è nella chiusa: in una città media del Nord, in tre anni, per una sola patologia oncologica, dieci donne sono morte per aver rifiutato i protocolli scientifici sul cancro, affidandosi a cure alternative proposte da “strane persone”. Una mattanza silenziosa. Con una differenza sostanziale: il dottor Hamer era un clinico illustre che, a partire da un dramma personale, l’uccisione impunita del figlio (per cui fu processato e assolto Vittorio Emanuele di Savoia) si era avvitato in una traiettoria cospirativa, in cui la contestazione della pratica clinica della chemio si appoggiava a un discorso delirante sul ruolo della lobby ebraica e comunque aveva messo capo a un protocollo farmacologico alternativo (cortisone+vitamina C). In casi come quello di oggi, invece, siamo in presenza di pura ciarlataneria che comunque trova terreno facile di coltura nel dilagare, a mezzo web, di subculture paranoiche, antiscientifiche, autoreferenziali.
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