Sequestro Sossi, D’Amato il “superpoliziotto” sapeva tutto sulle Brigate Rosse
Nei giorni scorsi abbiamo dedicato spazio al sequestro Sossi, riportando sia la ricostruzione coeva di Soccorso Rosso sia l’analisi sviluppata da Marco Clementi, Paolo Persichetti ed Elisa Santalena nel primo volume della loro trilogia sulle Brigate Rosse. Abbiamo poi visto sulla pagina facebook di Giacomo Pacini, uno straordinario “cane da tartufi” un’intervista di Lino Jannuzzi a Federico Umberto d’Amato, pubblicata sul primo numero dell’Espresso uscito dopo il sequestro. D’Amato era, a prescindere dagli incarichi di volta in volta ricoperti, il n.1 dell’intelligence civile, un “superpoliziotto” inserito nel più importanti network degli apparati di sicurezza occidentale.
Ora ci vengono a dire che è stato tra i mandanti della strage di Bologna. Ipotesi ridicola. L’intervista dimostra che aveva una conoscenza approfondita e una visione lucidissima del fenomeno Brigate Rosse. Un anno dopo c’erano ancora grandi firme, come Giorgio Bocca, che parlavano ancora di “sedicenti” Brigate rosse. Ve la riproponiamo nella sua interezza, ricordando che all’epoca D’Amato era un prestigioso collaboratore del settimanale di sinistra da cui di lì a poco sarebbe gemmato “la Repubblica”. Con lo pseudonimo di Gault&Millau firmava la rubrica gastronomica.
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