Un ricordo di Dacia Valent. Tra ascesa e precipizio

Ho scritto questo articolo sull’ascesa e la caduta di Dacia Valent nell’aprile 1995 ma non so chi l’ha pubblicato. L’ho messo in rete nell’aprile 2013, all’avvio del sito ma è stato letto e commentato, con rabbia, con amore in occasione della morte di Dacia, 6 anni fa, quasi senza che me ne accorgessi. Un infarto fatale in un fisico provato dall’alcolismo e dalle sue sconseguenze. Mancavano ovviamente gli ultimi pezzi della caduta, la sua radicalizzazione nel senso di un nazionalismo nero esacerbato dalla frustrazione e dal risentimento, qualche cattiveria gratuita, la rovina personale.

Li riassume così Claudio Cereda: “Nel 2003 si convertì all’Islam e fece ancora parlare di sé quando esultò per la morte della scrittrice Oriana Fallaci. Nel 2006 fu rinviata a giudizio per concorso in rapina ai danni di un’immigrata polacca e un anno più tardi fu condannata a un anno di carcere e 15 mila euro di multa per diffamazione e minacce nei confronti dell’ex direttore di Telepadania. Sette anni fa, una delle sue più pesanti invettive sul suo blog personale, intitolato «Italiani bastardi, Italiani di merda”.  Ma al netto di tutto, la cosa più interessante e che vi invito a rileggere sono i commenti contrapposti, tra la commozione devota dei fan e l’inestinguibile incattivimento degli haters

[La dolorosa storia della prima europarlamentare nera. Dal folgorante successo iniziale alla spirale dell’autodistruzione, alimentata dalla ferocia del sistema barnum-mediatico]

L’arresto per tentato omicidio e la presta libertà

La notizia era troppo ghiotta – in un giorno tradizionalmente fiacco per la cronaca come la domenica – per non ‘spararla’ con grande risalto.
Roma, lo zairese Luc Tshombè, nipote del leader secessionista, ferito ad un braccio dopo una violenta lite. La Valent accoltella il compagno. In cella per tentato omicidio l’ex europarlamentare nera. È il titolo della Repubblica. I due sommari precisano “Dacia ha chiamato i carabinieri autodenunciandosi: Lui voleva lasciarmi, non ho capito più nulla. Ma l’uomo sdrammatizza: è stato un incidente. Non merita il carcere”. E poi: “La versione di lui: Stavamo discutendo perché lei butta via i nostri soldi per gli immigrati. Aiutarli va bene, ma perché sempre di tasca nostra?”

Pochi mesi prima un altro litigio: allora fu lui, chiuso fuori di casa, a finire in carcere.
Questi i fatti? Niente affatto. Il giorno dopo c’è una clamorosa retromarcia. La Repubblica rilancia: “Roma, l’ex europarlamentare ha lasciato Rebibbia: aveva ferito suo marito con una coltellata. Era ubriaco e mi picchiava. Dacia Valent esce dal carcere: In casa con lui un inferno”.

I media cannibali e la violenza razzista

Una colossale bufala, e non solo. Perché la resistibile ascesa e la repentina caduta di Dacia Valent nel mercato della rappresentanza politica è il prodotto della ferocia cannibalesca del sistema mediatico. E che il suo aguzzino domestico fosse, proprio per la Giovanna d’Arco dei fratelli neri in Italia, il nipote del ‘boia del Katanga’ è soltanto l’estrema beffa del destino, l’ennesima, più dolorosa violenza.
Dalla violenza razzista la sua vita era stata segnata fin da giovane.

Quando, dieci anni fa, due compagni di classe un po’ nazisti le ammazzarono a coltellate il più piccolo dei cinque fratelli, 16 anni. La storia ebbe grande scalpore. Per i protagonisti, tranquilli studenti del liceo bene di Udine. La vittima, figlio di un diplomatico italiano e di una principessa somala. Il movente, il suo essere negro, in un’epoca nella quale l’ondata immigratoria di massa era ancora lontana dal suscitare il livore della canaglia xenofoba. Le modalità: 63 coltellate inferte in un sottoscala. La madre ne muore di dolore in un anno.

Dalle volanti all’Europarlamento

La risposta di Dacia, 23 anni, due figli e il matrimonio con un imprenditore veneto alle spalle, fu politicamente rozza ma significativa: si arruolò in polizia. Una generica voglia di giustizia che doveva ancora scontrarsi con l’odio di colore. Tre anni dopo Dacia è assegnata – su sua richiesta – al servizio scorte di Palermo: ha scelto la prima linea della lotta alla criminalità organizzata e il coraggio e la determinazione non le mancano. Solo che quando tenta di fermare un ubriaco che la copre di insulti e di pugni- sporca negra, stronza – resta sola: i suoi compagni di pattuglia non ritengono di intervenire. Evidentemente ne condividevano il pregiudizio.

Lei decide di non tacere, la sua storia commuove l’Italia dei buoni sentimenti e passa così dalle prime pagine dei giornali all’europarlamento. Il Pci la sceglie infatti come fiore all’occhiello per una campagna elettorale in cui il tema della montante xenofobia su scala europea è centrale.

La voglia di protagonismo a Strasburgo

Dacia Valent è giovane, bella e ha grinta. La macchina elettorale del Partito è forte e le assicura un’elezione trionfale, con 70 mila voti: la prima nera a Strasburgo. Solo che lei non si contenta di un ruolo di immagine. Lei alla lotta all’oppressione razzista ci crede e con un piglio militante che mette a disagio i burocrati stalinisti. Alla prima gaffe, sia pur colossale – Israele – scrive in un articolo sul settimanale Avvenimenti rivelando una grossolana ignoranza storica – per quello che fa ai palestinesi è lo stato più razzista del mondo – non gliela perdonano. Occhetto si precipita a scusarsi con l’ambasciatore di Israele, per lei è l’ostracismo. La sua adesione a Rifondazione comunista si risolverà ancora nell’isolamento e nella sconfitta.

Dacia Valent continua a spendersi, ovunque si consumino piccole e grandi violenze sui fratelli neri ma neanche i neocomunisti riconoscono il diritto all’autodeterminazione della lotta dei negri. E le sue posizioni radicali la portano a isolarsi anche dai movimenti di lotta degli extracomunitari. In occasione della conferenza nazionale sull’immigrazione il suo documento è bocciato: Il deputato europeo Valent – scrive con parole dure l’associazione delle comunità straniere in Italia – non deve sentirsi l’unica voce del popolo extracomunitario in Italia.

Dacia dà allora vita allo Score, un’organizzazione indipendente che si richiama al movimento di liberazione nazionale degli afro-americani nell’America degli anni Sessanta. Ma Dacia è ormai consumata per il carrozzone mediatico. Giusto qualche passaggio televisivo e qualche dichiarazione quando esplode il fenomeno dei naziskin. Poi il silenzio, la solitudine, la disperazione crescente.

La ricerca disperata di una ribalta

E in questo contesto di disfatta personale, di violenza domestica subita con amore e con rabbia, che nascono gli ultimi tentativi sempre più grotteschi di ritornare alla ribalta per Dacia Valent. Alle elezioni politiche dell’anno scorso, dopo che le varie forze della sinistra le hanno sbattuto la porta in faccia, si candida in una lista piena di politici compromessi con gli scandali di Tangentopoli, gli unici disposti a farle spazio. All’arresto di Tshombè che ubriaco la picchia selvaggiamente, i giornali se la cavano con una notizia a una colonna. E basta un boxino per la sua ultima clamorosa uscita: quando si presenta al congresso di fondazione di Alleanza nazionale dando credito alla svolta democratica dei neofascisti italiani, proclamandosi simpatizzante della destra. Per ritornare ai titoli a piena pagina dovrà subire l’estremo oltraggio della vittima trasformata (sia pure per 24 ore) in carnefice.

20 Comments on “Un ricordo di Dacia Valent. Tra ascesa e precipizio

  1. grazie, Tassinari, grazie davvero….ho conosciuto sia pure di sfuggita, questa donna, questa compagna…ho saputo labili e frammentarie notizie sulle cose brutte che le sono accadute….e me ne sono dispiaciuto MOLTISSIMO.
    Sono arrivato al suo post….non per caso…in questi momenti di aggressione contro Cecile mi è rivenuto alla memoria il calvario di Dacia, ho fatto una ricerca in rete. Davvero come dice Taibo guai a perdere la tenerezza, la com-passione….si arriva a prendere come simbolo un imbecille sciagurato come Preiti…

  2. Grazie per questo splendido post. Non conoscevo a fondo la storia della Valent, ma c’è chi ne ha fatto un uso denigratorio e avevo bisogno di questo punto di vista.
    Giuseppe

  3. Complimenti per questa toccante storia.. Mi chiedo però come mai a questo punto non la si faccia prima martire e poi santa. Tante omissioni, troppe per una persona che ha più volte dimostrato di essere ben più marcia del resto della feccia di cui si vanta

  4. Il marcio che Dacia ha vomitato in quel suo posto non può essere lo sfogo di un attimo. La penso come Korin, l’odio verso gli italiani sta nel suo DNA e bisogna essere miopi a non capirlo.

  5. il fratello sedicenne non è stato ammazzato perchè nero, ma perchè frequentava compagnie discutibili ed era, come la sorella del resto, aggressivo e arrogante. lei non è stata lasciata sola dai colleghi, nessuno si sogna di essere razzista, e specialmente a udine, che ha gli abitanti più docili del pianeta….penso che l’omicidio del fratello di dacia sia stato il secondo dopo quello del beato bertrando del 1200…far passare questa gente, figli di un diplomatico e di una “principessa” somala (non ho conosciuto UNA dico UNA donna somala o nigeriana o congolese che non abbia millantato ascendenze regali) far passare questi tizi, dicevo, per martiri del razzismo è veramente incredibili. tutto il loro odio, la loro arroganza la loro aggressività è ben rappresentata dai post della europarlamentare nera e dalla sua vita in genere

  6. Myra eri a Udine nel 1985? Ti faccio gli elenchi degli omicidi dal Patriarca Bertrando in poi? Il caso Rosenthal ti dice nulla? (1990; pochi anni dopo insomma; ma si sa che nonfu razzismo…..) Del resto, suvvia infin dei conti che martire è stato il povero Giacomo, solo una sessantina di coltellate …. poteva andargli peggio visto che se le è cercate. Sei troppo simpatica Myra!

  7. Ma cosa cazzo dici stordito.. leggi qui

    Voi non riuscite nemmeno a immaginare quanto sia difficile per me scrivere, tentando di non ferire le vostre povere sensibilità di piccoli bianchi, totalmente ignoranti del loro passato di carnefici di neri, ebrei e musulmani.
    Non conoscete nulla di quello che avete nel vostro DNA storico, vi riempite la bocca di ebrei solo per salvarvi la coscienza, raccontando di come gente tipo Perlasca – un fascista di merda che dovrebbe morire mille volte solo per essere stato fascista ed aver sostenuto fossanche per un solo minuto quel regime – ne ha salvato alcuni.
    Siete un popolo senza futuro perché siete un popolo senza memoria.
    Me ne fotto degli italiani brava gente. Anzi, mi correggo, me ne fotto degli italiani bianchi e cristiani, naturalmente brava gente.
    Non lo siete.
    Siete ignoranti, stupidi, pavidi, vigliacchi.
    Siete il peggio che la razza bianca abbia mai prodotto.
    Brutti come la fame, privi di capacità e di ingegno se non nel business della malavita organizzata e nella volontà delle vostre donne (studentesse, casalinghe, madri di famiglie) di prostituirsi e di prostituire le proprie figlie.
    Anche quando dimostrate un barlume di intelligenza, questa si perde nei rivoli del guadagno facile e del tirare a fregare chi sta peggio di voi.
    Nessuna delle vostre battaglie ha un senso per altri se prima non produce un tornaconto per voi stessi.
    Dalla politica alla religione, dal sociale alla cultura, siete delle nullità.
    Capaci di raccogliere firme e manifestare, salvo poi smentire con ogni vostro atto quotidiano quello che a grande voce dichiarate pubblicamente. Andate a marciare da soli, che marci siete e marci rimarrete e non vi voglio profumare.
    Non avete una classe media, siete una penosa e noiosa classe mediocre, incivile e selvaggia. I giornali più venduti sono quelli che trattano di gossip e i programmi televisivi più gettonati – al fine di vendere le proprie figlie come bestiame, come le vacche che sono destinate inevitabilmente a diventare, vista la vostra genia – sono i reality.
    Avete acclamato qualsiasi dittatore e sottoscritto qualsiasi strage, salvo poi dimenticarvene ed assurgere come vittime di un élite. Non avete un’élite, coglioni, fatevene una ragione: i vostri deputati e senatori sono delle merde tali e quali a voi, i vostri capitani d’azienda sono dei progetti andati a male dei centri di collocamento, ma che o avevano buoni rapporti famigliari o il culo l’hanno dato meglio di voi.
    Non solo quelli al governo (o che fanno capo all’area governativa), anche e soprattutto quelli che fanno capo all’opposizione.
    Da quelli oggi al governo non ci aspettiamo nulla se non quello che da anni ci danno: razzismo, esclusione, spedizioni punitive, insulti ed umiliazioni.
    Ma da quelli all’opposizione, quelli che si sono arricchiti con anni di Arci, Opere Nomadi, Sindacati Confederali, e sempre sulla nostra pelle, facendoci perdere diritti che ormai davamo per acquisiti, ci aspettiamo che si facciano da parte.
    Sono ormai troppi anni che deleghiamo le nostre lotte a persone che in teoria dovrebbero averle fatte proprie, dimenticandoci l’infima qualità dell’italiano pseudobianco e pseudocristiano: non vale un cazzo perché non ha valori che valgano.
    Un popolo di mafiosi, camorristi, ignoranti bastardi senza un futuro perché non lo meritano: che possano i loro figli morire nelle culle o non essere mai partoriti.
    Questo mondo non ha bisogno di schiavi dentro come lo siete voi, feccia umana, non ha bisogno di persone che si inginocchiano a dei che sia chiamano potere e denaro e nemmeno di chi della solidarietà ha fatto business.
    Ha bisogno di altro, che voi non avete e quindi siete inutili.
    Dite che non è così?
    Ditelo ai Rom perseguitati in tutta Italia, ditelo ad Abdoul, ditelo ai 6 di Castelvoturno, ditelo a Emmanuel, ditelo ai gay massacrati da solerti cristiani eterosessuali.
    Ditelo a mio fratello, bastardi.
    Ditelo alle decine di persone vere, non zecche e pulci come voi, che non denunciano perché sanno che se vanno dalla vostra polizia bastarda e assassina li umilieranno e magari li picchieranno di più e forse li uccideranno come l’Aldro [ammazzato come un cane perché pensavano fosse un extracomunitario], e se sono donne le violenteranno, e non avranno nessuno a cui rivolgersi per essere difesi.
    Ditelo a quelli che rinchiudete per mesi nei vostri campi di concentramento senza alcun genere di condanna, solo per gonfiare le casse di qualche associazione che finanzierà un qualche partito, generalmente di sinistra, ditelo a quelli che lavorano per i vostri partiti e sindacati da lustri senza avere un contratto ma in nero, ditelo a quelli che si sono fidati di voi per anni, ditelo a quelli che raccolgono l’ultimo respiro di quei maiali dei vostri vecchi, e a quelli che si sfilano dalle fighe delle nostre ragazze per infilarsi in quelle larghe e flaccide delle vostre donnacce, ditelo ai nostri ragazzi che vincono medaglie e che saranno il futuro di questo paese, ditecelo, figli di puttana.
    Ditelo col cappello in mano, e gli occhi bassi, cani bastardi. Ma sappiate che la risposta ve l’hanno già data a Castevolturno: Italiani bastardi, Italiani di merda. Io ci aggiungo bianchi, perché il discrimine è questo. Valete poco perché avete poco da dire e nulla da dare.
    Dacia Valent
    —————————————————————————————————-
    Questa lettera pubblica non ha mai indignato politici di destra e sinistra ne giornalisti… eppure leggiamo una lettera piena di odio e maledizioni di una ex eurodeputata comunista.. portata dai comunisti e che vive allegramente con il vitalizio di quegli italiani che tanto odia !
    Ieri alla 7…. tanta indignazione del conduttore televisivo (schifoso) per i brutti commenti in relazione alla famiglia di rom in posa con il sindaco che li ha omaggiati con una villetta… :uno schiaffo a quella parte di popolo italiano che soffre e non ha nulla da chi dovrebbe proteggerlo in tutto e per tutto e da tutti !
    Sono stati presi di mira quelli che hanno commentato in Fb con frasi… ci vogliono i forni… diamogli fuoco.. ec…. e qualcuno ha detto che prenderà in esame quei commenti e chi li ha scritti perché fomentano odio raziale !
    Ecco di cosa si parla nella Tv di stato che forzosamente dobbiamo pagare.. per sentirci dire razzisti… dall’ospite rom… del centro rom in Italia che urla il diritto del suo popolo a vivere dignitosamente in Italia.. con i nostri sudori… ovviamente …. che non è giusto che i piccoli rom non hanno il bus scuola e gli italiani. si…. ma il pennivennolo ovviamente non gli ha detto che gli italiani pagano tutto…. ma anzi, suggeriva che i bambini non possono essere trattati diversamente…. “gran figlio di puttana” …. i bimbi italiani vengono strappati dalle famiglie se non sono in grado di mantenerli o vanno a scuola sporchi… i piccoli rom… sono sporchi… pieni di pidocchi… mandati a chiedere l’elemosina od a rubare e nessuno li toglie ai genitori… dunque due pesi e due misure… ma i razzisti siamo noi !
    Io mi ribello a questo schifo di politica… mi ribello a quei cialtroni traditori della patria che si dicono giornalisti….. e aggiungo che i forni ci vogliono anche per voi… che remate contro il popolo italiano al solo scopo di riempirvi le tasche e far numero del vostro schifosissimo partito…. fatto di sanguisughe, falsi buonisti.. dementi.. zozzi e cialtroni !
    Tieh.. becchiamoci sta faccia de merda… offerta dai comunisti e pagata
    con i nostri sudori…. e fosse solo lei…. avremo una nazione di mattoni e strade d’oro !

    By. Pat.

    • Egregio Massimo, a parte gli errori di scrittura (almeno che un italiano sappia scrivere in italiano) a parte la definizione di stordito che mi affibbi (che proprio non mi sentirei di dare a nessuno per educazione), io non parlavo di Dacia, ma di quello che è stato fatto al fratello che troppe persone ormai indicano come provocatore colpevole, mica come vittima; evidentemente sessantatré coltellate non bastano; prova a chiudere gli occhi e a contarle. Forse capisci…….

  8. Ora è morta e non ha vissuto felice. Un’ombra scivoli su di lei.
    Eterno riposo ad una persona sfortunata.

  9. sono italiana e ho cosciuto molto bene Dacia. Non mi sono mai sentita odiata e anche negli ultimi tempi anche se ci si sentiva solamente attraverso facebook. Non era un mostro ma solo una donna alla quale la vita non aveva risparmiato la sofferenza: un fratello ucciso a soli 16 anni perchè nero, la madre morta di dolore e lei stessa spesso insultata perchè nera. Amava il prossimo e aiutava tutti. Le parole dure che spesso usava forse era perchè potessimo prendere coscienza di certe cose. Arrivederci Dacia

  10. La ricordo quando frequentava la redazione di “Avvenimenti”. Gli epiteti ‘anima straziata, vittima del suo tempo’ non valgono. Ho solo un buon ricordo di lei: sincera e lineare solo alle sue battaglie (forse spiega il suo turn over in Alleanza nazionale). Aveva una grande dote, a mio avviso, non era una donna da quadro dirigente, da partito nel senso burocratico.

    • L’ho conosciuta in entrambe le stagioni della sua vita, la bella, la brutta. Comunque ci dica lei chi è stata questa donna …

  11. L’ho conosciuta bene. Sventata nella scrittura, da cui si lasciava affascinare nelle sue circumvoluzioni più ardite. Scriveva spesso con il gusto di colpire, stupire, le piaceva la ribalta dell’articolo, e forse a questo si devono le sue uscite più eccessive. Ma le cose che diceva hanno un fondo di verità su cui riflettere. Nella realtà era profondamente buona, entrava in empatia immediata con le persone che incontrava. I suoi scritti che tanto odio le hanno creato sono frutto del non saper fermare la penna, per farne una bandiera, e le bandiere sono spesso solo simboli, difficili da decifrare per i semplici, quelli che credono che le cose siano bianche o nere. Ma non sono così, il grigio è il colore della vita. Anche lei, come tutti, era grigia. Ma non lo sapeva.

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