Calendiario, 13 settembre 1936: nasce Stefano Delle Chiaie
Compie oggi 80 anni Stefano Delle Chiaie, il leader più noto della destra radicale. E’ nato infatti a Caserta il 13 settembre del 1936, lo stesso giorno natale di Corneliu Codreanu. Cinque anni fa ne scrivevo così:
Compie oggi 75 anni Stefano Delle Chiaie, con “Giorgio” Freda il leader più noto della destra radicale italiana. Una figura controversa quanto nessun altra: per decenni liquidato come il provocatore e l’infiltrato, per eccellenza, da qualche anno, terminati con assoluzioni tutti i processi più “pesanti”, che lo vedevano accusato di essere il grande stratega delle stragi, la saggistica ha cominciato a restituirne un’immagine più equilibrata. Il dato di fatto a cui tutti, prima o poi, ci siamo dovuti arrendere (e mi ci metto pure io che per una lunga fase lo avevo utilizzato come archetipo del fascista “guardia bianca”) è che i “boatos” sul suo rapporto organico con il Viminale, seppure ripetuti centinaia di volte, restano tali. Non è stata, insomma, ancora trovata la pistola fumante …
E’ indubbio invece che la sua figura vada ricondotta a uno scenario internazionale, che è tra l’altro a lui più consono, avendo operato per 17 anni in tre diversi continenti, sporcandosi le mani in attività di controguerriglia e di consulenza con regimi e movimenti anticomunisti di diversa natura (dalle attività contro il governo algerino alle missioni nell’Africa portoghese che segneranno la sua rottura con Pierluigi Concutelli, dal Cile di Pinochet ai generali boliviani destituiti da un golpe amerikano costato la vita al suo bracccio destro Pierluigi Pagliai) ma sempre mantenendo il rispetto e la fedeltà dei suoi militanti che in lui riconoscevano la leadership di un capo dallo stile di vita rigoroso e spartano e dalla dedizione totale alla missione rivoluzionaria.
Non è stata, ovviamente, tutta colpa nostra. Alla sua cattiva immagine ha, infatti, contribuito l’aperta ostilità di ampie fette dell’ambiente, come dimostra il durissimo attacco del comitato pro-Freda, che in un volumetto in francese, stampato nel 1977, non esitò a definirlo un mercenario al soldo dei peggiori regimi reazionari. Del resto lo stesso Vinciguerra, che alla fine di un rapporto altalenante ha consumato lo strappo da Avanguardia nazionale, nei suoi confronti ha mantenuto un rapporto di simbiosi ambigua. Attendiamo ora, con crescente curiosità l’uscita, nei prossimi mesi, della sua biografia curata da Massimiliano Griner e a cui è dedicata un interessante gruppo su Facebook.
Poi il libro è uscito e ho avuto il piacere di presentarlo qualche volta: a Roma, a Tropea, ad Anzio, a Teano, almeno. Dei dibattiti c’è abbondante traccia su youtube. Sull’incontro romano ho scritto allora qualche riflessione che ruotava ancora su un tema che viene sistematicamente sottovalutato, e cioè il rango raggiunto da Delle Chiaie nell’Internazionale nera:
Ed è vero anche il contrario: in effetti la trama delle domande che il lettore si pone molte volte finisce per costruire un potente effetto di distorsione. Così, ad esempio, i diversi critici delusi dalle mancate risposte sui misteri italiani non si sono accorti che Delle Chiaie fa una clamorosa rivelazione e cioè che l’organizzazione internazionale da lui promossa a metà degli anni ’70 in Spagna aveva tra i suoi capi due tra le personalità più note dei sopravvissuti alla catastrofe del nazionalsocialismo: Otto Skorzeny, l’ufficiale che liberò Mussolini e gestì la repressione della congiura contro Hitler del luglio 1944, e Leon Degrelle, il leader del rexismo e poi eroe di guerra che il Führer avrebbe voluto come figlio. Un’organizzazione davvero potente se ha consentito al giovanotto cresciuto al Quadraro di trattare alla pari con Capi di Stato che hanno segnato la storia dei loro paesi: da Peron a Franco a Pinochet. E c’è in effetti uno scarto inquietante tra la traccia effettiva che Avanguardia nazionale ha lasciato nella storia italiana e invece la ricchezza del curriculum internazionale del suo capo, che, inseguendo il suo progetto nazionalrivoluzionario, ha ricoperto incarichi prestigiosi in Cile e Bolivia, tenuto elevatissime interlocuzioni politiche in Spagna, Argentina e Venezuela, ma anche organizzato attività di guerriglia o di insorgenza in Portogallo, Angola, Costarica.
Che aggiungere ora, cinque anni dopo? Che Avanguardia è risorta o meglio che l’antico, mai dissolto vincolo comunitario si è rigenerato in legame organizzativo, con grandi mal di pancia di certa antifascisteria. Buon compleanno, Comandante.
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