5 febbraio 1980: Prima Linea uccide il direttore dell’Icmesa. Una vendetta per il disastro di Seveso
Paolo Paoletti nasce ad Orbetello in provincia di Grosseto. Emigrato a Nord, si stabilisce a Monza per la vicinanza al luogo di lavoro. Paoletti entra come ingegnere tecnico, responsabile della produzione dell’Azienda chimica ICMESA . Il 10 Luglio 1976, alle 12.37, nello stabilimento della società elvetica ICMESA, in territorio di Meda, fuoriuscì, dagli impianti di produzione, una nube tossica di diossina, che investì una vasta area di terreni nella Bassa Brianza: Meda, Cesano Maderno, Desio, Barlassina, Bovisio Masciago, Nova Milanese e, in particolare, Seveso. La diossina, una delle sostanze chimiche più tossiche, non causò direttamente morti, ma 240 persone furono colpite da cloracne (grave dermatosi) e i vegetali si disseccarono per l’alto potere diserbante della diossina, con migliaia di animali contaminati e abbattuti. La decontaminazione durò anni e gli effetti della diossina compromisero la salute di oltre 50.000 abitanti.
Il peggior disastro ecologico di Italia
La gestione della crisi fu omertosa e con una reattività lenta. Il sindaco di Seveso lo informarono due tecnici solo il giorno dopo. L’ufficiale sanitario il giorno dopo ancora. La conferma della fuoriuscita di TCDD arrivò solo il 14 luglio. Dopo le analisi fatte nel laboratorio della società dell’ICMESA in Svizzera. Le comunicazioni della dirigenza continuarono ad essere molto prudenti. La notizia divenne pubblica solo una settimana dopo. L’ICMESA chiuse soltanto il 18 luglio. Già nel 1974 il direttore tecnico dell’ICMESA andò a processo per aver «corroso ed adulterato acque sotterranee destinate alla alimentazione rendendole pericolose per la salute pubblica». Dopo una serie di analisi la Provincia confermò le accuse, ma il direttore fu assolto per «insufficienza di prove».
La nube tossica di Seveso è considerato il più grave disastro ambientale mai avvenuto in Italia, citato e raccontato anche dai giornali internazionali. Quello che avvenne spinse l’Unione Europea a cercare una politica comune per prevenire e affrontare i grandi rischi industriali: nel 1982 venne approvata una direttiva chiamata “direttiva Seveso” che impone da allora agli stati membri di identificare gli stabilimenti a rischio e di stabilire una serie di rapporti periodici e piani di intervento in caso di emergenza.
L’attentato, la vertenza chiusa
Il 5 febbraio 1980 un commando affronta e uccide per strada Paolo Paoletti. L’attentato fu rivendicato dai militanti di Prima Linea nel quadro della campagna su la “sanità”, un atto di rappresaglia contro il dirigente dell’azienda responsabile del disastro ambientale.
Il 25 marzo del 1980 venne raggiunto un accordo e la società proprietaria dell’ICMESA versò 103 miliardi e 634 milioni di lire. Questa cifra comprendeva un rimborso per lo Stato e la Regione Lombardia per le spese di bonifica. Nasque una Fondazione per la ricerca (la Fondazione Lombardia per l’Ambiente) ma dalla transazione rimasero esclusi eventuali danni successivi. I danni subiti dai privati li liquidò direttamente la multinazionale per una spesa complessiva di circa 200 miliardi di lire.
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