16 maggio 1975: Napoli, caricati i disoccupati. Ucciso pensionato comunista

Tragico pomeriggio al centro di Napoli, nella zona di piazza Dante dopo una protesta di disoccupati negli uffici dell’anagrafe elettorale: un passante — mentre scriviamo non ancora identificato — è stato investito in pieno da una Jeep della PS che trasportava dal fermati. L’uomo, dall’apparente età di 45 anni, è morto stasera. Il passante si trovava sul marciapiedi di via Roma, cinquanta metri più giù di piazza Dante: una camionetta che procedeva a zig zag e a sirena spiegata è sbandata; un agente è caduto. L’autista della camionetta che seguiva, per evitare di schiacciare l’agente caduto, ha sterzato ed è finito sul marciapiedi, dove ha divelto un divieto di sosta e preso in pieno, alle spalle, il passante.

Ore di scontri in centro
Fino a notte inoltrata, piazza Dante e le strade adiacenti sono state teatro, per molte ore, di scontri e di tafferugli. Il bilancio di questa giornata di estrema tensione è pesante: a parte il morto che non è stato ancora identificato, ci sono 38 feriti (di cui 6 ricoverati in ospedale, tutti per ferite lacerocontuse alla testa) e 65 fermati da parte della polizia e due dai carabinieri. Uno di questi è stato arrestato in serata sotto l’imputazione di violenza a pubblico ufficiale.
Tutto è cominciato verso le 14 con l’occupazione degli uffici anagrafe-elettorale del Comune di Napoli da parte di un gruppo di disoccupati. Si
trattava di non più di 60 persone, che stamane avevano occupato il nuovo Policlinico e l’avevano pacificamente sgomberato. Lo stesso assessore De Flaviis ha dichiarato che la maggior parte degli occupanti era « pacifica » …
Una svolta per il movimento
Fin qui la cronaca dell’Unità. Una grande spalla a sei colonne in prima pagina, con un titolo che dà un giudizio politico e lascia al catenaccio la “notizia”. Si scoprirà poi che Gennaro Costantino, la vittima, è un pensionato militante del Pci. I dimostranti si sono difesi con sassaiole, impegnando la polizia in scontri duri. L’episodio rappresenta un salto di qualità nel movimento di lotta dei disoccupati organizzati che si è cominciato a sviluppare a partire dalle lotte dei cantieristi dopo il colera dell’estate del 1973.
Un ricordo personale
Per una volta cito un ricordo personale. La successiva assemblea all’Università, in una delle facoltà scientifiche (Fisica a via Tari o Chimica?), i disoccupati organizzati inferociti, i compagni che provano a ragionare sulla cosa. E poi l’intervento, generoso e un po’ goffo, di Mimì Iervolino, dirigente del Pdup e dei Cristiani per il socialismo, espressione di quella componente di allievi del professor Colella cresciuti intorno alla rivista Il Tetto, in cui spiccano la figura sua e di Giovanni Russo Spena. Mimì non è un demagogo e si sforza di spiegare che non tutti i preti sono infami come il parroco che li ha offerti come carne di macello ma che ci sono i compagni che in America Latina…, la teologia della liberazione, dom Franzoni. Ma il discorso è troppo raffinato, ricco di congiuntivi e di periodi ipotetici di terzo grado. E così stenta a passare e i disoccupati mormorano. Fino al colpo di genio di uno di loro: “Cumpà, o cumpagne sta dicenne che o prevete è nu Caino”. E l’aula stava per crollare dagli applausi.
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