20 novembre 1936: muore Durruti, eroe della guerra civile spagnola

Buenaventura Durruti nasce il 14 luglio 1896 da una famiglia proletaria a Leon (Spagna), piccola città clericale e fortemente monarchica. L’aria che si respira è di un conservatorismo senza speranza e la classe operaia ha una limitata rappresentanza politica. I pochi e sparuti repubblicani già sembrano dei pericolosi eversivi. Suo padre è un ferroviere di fede socialista, mentre la madre è una casalinga assai impegnata visto che deve allevare nove bambini. Durruti studia fino all’età di 14 anni.A scuola va bene e ama molto la lettura, è dotato di una mente brillante e curiosa che si scontra fin dall’adolescenza con il limite soffocante delle tradizioni di Leon.  Interrompe la scuola per lavorare nel laboratorio di Melchor Martinez, un piccolo artigiano metalmeccanico. La sera frequenta alcuni corsi e si specializza nel lavoro di meccanico, in seguito viene assunto presso la Compagnia ferroviaria della Spagna del nord. 

Le prime lotte tra i ferrovieri

La sua prima azione di protesta politica si svolge durante uno sciopero generale della UGT del 1917 in cui numerose persone vengono uccise e ferite. Le persecuzioni successive della Guardia Civil che aveva caricato pesantemente la folla lo costringono a lasciare Leon, anche perché si è distinto durante lo sciopero come uno dei più attivi nel contrastare i militari e viene, quindi, segnalato e licenziato dalla Compagnia ferroviaria. Si trasferisce allora a Gijon, nelle Asturie dove l’attività anarco-sindacale è molto vivace e dove la CNT, “Confederacion nacional de los trabajatores”, sindacato anarchico fondato nel 1910, ha una delle sue sedi più attive.

A Gijon Durruti conosce Manuel Buenacasa, segretario generale della CNT e teorico del sindacalismo anarchico; fra i due nasce un’amicizia che gli permetterà di approfondire le sue teorie sullo sfruttamento proletario e sui metodi di lotta contro i proprietari delle fabbriche che si stavano organizzando per contrastare i sindacati spagnoli.

Los Justicieros

Partecipa al movimento anarchico entrando a far parte della CNT ma senza ricoprire, per sua scelta, incarichi dirigenziali ma partecipando all’attività di propaganda e di lotta. Aderisce anche al gruppo “Los Justicieros” in cui incontra due persone che saranno i suoi compagni di lotta per molti anni: Joan Oliver e Francisco Ascaso. Con entrambi Durruti partecipa a molte attività violente per contrastare la politica oppressiva dei gruppi imprenditoriali, quest’ultimi infatti avevano assoldato dei criminali chiamati Pistoleros che organizzavano agguati per uccidere i rappresentanti sindacali.

I militari della Guardia Civil spiccano un mandato di arresto nei suoi confronti e nei confronti dei suoi amici. Buenaventura scappa all’estero e dopo un periodo di latitanza viene arrestato in Francia insieme a Francisco Ascaso e a Gregorio Jover. Nel 1927 grazie ad una mobilitazione internazionale viene rilasciato insieme ai suoi compagni e proprio a Parigi conosce Emilienne Morin anarchica e sua futura compagna di vita. Torna in Spagna e riprende la sua attività anarchica lavorando all’interno della CNT e cercando di realizzare un’unione fra CNT e FAI, Federacion Anarchica Iberica. La sua attività politica non passa inosservata e viene imprigionato fino al 1935 nel carcere delle Canarie.

I giorni dell’insurrezione  e la sua colonna

Per un anno, fino al 1936, ritorna a lavorare all’organizzazione della CNT che è diventato il più grande sindacato anarchico spagnolo e che raccoglie militanti e simpatizzanti in tutta la penisola. La sua base operativa è Barcellona e quando il 19 luglio si solleva la guarnigione militare della città per portare a termine il colpo di stato che si sta realizzando ovunque la CNT respinge i militari e prende il potere in tutta la Catalogna. Durruti, insieme ai suoi compagni, si dimostra uno dei migliori combattenti e organizza una propria colonna formata da 10.000 uomini che attraversa l’Aragona, riportando numerose vittorie, e giunge fino a Madrid.

Durante il tragitto vengono conquistati molti villaggi. La pratica normale è bruciare chiese e conventi, eliminare i registri catastali che determinano le proprietà, riunire i contadini e spiegare loro la pratica dell’esproprio e della condivisione comunista dei beni. Molte atrocità vengono compiute contro borghesi, proprietari terrieri e preti.

La morte e i funerali

Buenaventura Durruti muore a Madrid il 20 novembre 1936, all’età di 40 anni. La causa della morte non è stata mai definitivamente acclarata ma sembra, secondo un testimone oculare, che scendendo dall’auto gli sia partito, dal fucile, un colpo accidentale. Altre versioni dicono che sia stato ucciso dai franchisti. Al di là di questo, ma sembra che la prima versione sia quella vera, al suo funerale partecipò una folla immensa consacrandolo eroe della Guerra Civile spagnola.

Nel suo elogio funebre, lo storico dell’arte e membro della Colonna Durruti Carl Einstein scrisse:
Durruti, uomo sommamente concreto, non parlava mai di sé, della sua persona. Aveva escluso dalla grammatica il preistorico vocabolo “io”. Nella Colonna Durruti si conosce solo la sintassi collettiva. I compagni insegneranno ai letterati a rinnovare la grammatica in senso collettivo.Durruti aveva compreso profondamente la potenza del lavoro anonimo. Anonimato e comunismo sono la stessa cosa. Il compagno Durruti ha operato ad una distanza stellare da ogni vanità delle vedettes di sinistra. Viveva con i compagni, lottava come compagnero. Così ha brillato come un esempio entusiasmante. Noi non avevamo nessun generale, ma la passione della lotta, la profonda dedizione verso la maggior causa, la rivoluzione, scorrevano dai suoi benevoli occhi nei nostri e i nostri cuori erano una cosa sola col suo che per noi continua a battersi sui monti. Sempre sentiremo la sua voce. Adelante, adelante. Durruti non era un generale, era il nostro compagno“.

La rivendicazione della Pravda

Nemmeno un mese dopo la sua morte, la Pravda pubblica queste righe: “In Catalogna, l’epurazione degli elementi trotkisti e anarco-sindacalisti è iniziata; quest’opera sarà condotta con la stessa energia impiegata in URSS.”
Le giornate del maggio 1937 vedranno confermarsi questa previsione: stalinisti e riformisti daranno il colpo di grazia alla rivoluzione agonizzante. Un anno più tardi, quando anche loro si appresteranno a conoscere la sconfitta, non esiteranno, in mancanza di un caudillo da contrapporre a Franco, ad imbastire un culto della personalità attorno al cadavere di Durruti. Il governo, non avendo più nulla da temere da un ribelle oramai morto, lo nomina in pompa magna e a titolo postumo luogotenente-colonnello di quell’esercito nel quale lui si rifiutava di integrarsi.
fonti: Biografie online, Ecn, Infoaut

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.