E’ morta Angela Vai, una vita dalla parte degli ultimi
A darmi la notizia, su Instagram e Facebook, è Davide Steccanella che annuncia così annuncia la morte di Angela Vai:
Non ci siamo mai incontrati di persona. Ma ogni tanto ci scrivevamo e non mancavi mai di farmi gli auguri di compleanno. Tempo fa mi mandasti gentilmente due libri scritti da te. Accompagnati da un biglietto in cui, con l’estrema cortesia che ti contraddistingueva, concludevi scrivendo “grazie per avermeli chiesti”. Avevo letto la tua storia di maestra con la mamma gravemente malata per cui avevi dovuto occuparti dei fratellini.
Ex di LC, delusa ma determinata in anni in cui sembrava possibile cambiare il mondo. Eri poi entrata come tanti altri nella forma più radicale di lotta che allora si praticava. Riferendosi a te un libro citava la frase di una nota canzone di Fabrizio De Andrè. «Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi, ha già troppi impegni per scaldar la gente di altri paraggi».
Scontata interamente la pena, per avere preso parte a quel conflitto sociale che oggi viene negato, hai tenuto per anni corsi di danza-terapia per bambini. Sei restata sempre legata al tuo compagno con cui avete condiviso una vita intensa e piena. Sono stato orgoglioso di conoscerti Angela
L’alba dei funerali dello Stato, bellissimo archivio on line su Br e sequestro Moro, ci racconta la sua intensa biografia. Una ragazza cresciuta dalle suore perché la sua famiglia di contadini poveri non può mantenerla:
La biografia
Nasce nel 1951 a Rodella, in provincia di Asti. In una famiglia contadina molto povera. Tanto che lei, la quinta, visto che non può lavorare nei campi come i suoi fratelli, viene mandata in orfanotrofio dalle suore.
Una famiglia di martiri antifascisti
Proviene da una famiglia antifascista. Il fratello di sua madre era un partigiano ucciso dai fascisti nel 1945. Lo zio Angelo, che porta il suo stesso nome. Anche la nonna è uccisa dai fascisti, massacrata di botte perché nascondeva in casa dei partigiani. Altri due zii materni, operai all’officina Fiat chiamata «Stella rossa», erano stati licenziati. Su indicazione dei «guardioni» della fabbrica negli anni Sessanta.
Un’educazione ecumenica
Dalle suore oltre alle “sorelle” che le fanno dire le orazioni contro i comunisti, incontra anche una suora che le ha raccontato la storia dei partigiani massacrati a Boves dai nazisti. E una cuciniera che le ha insegnato l’importanza dell’ecumenismo e del dialogo interconfessionale tra cattolici e valdesi. Finché sulla soglia dei diciotto anni, durante un ritiro spirituale, un prete missionario arrivato dall’America latina non le ha parlato dei tupamaros e della guerriglia che può essere anche giusta.
L’impegno in fabbrica con la Cgil
Quando torna a casa comincia a lavorare a Torino come impiegata. A casa cerca di far funzionare la famiglia che nel frattempo si è arricchita di altri due fratelli. Comincia anche a frequentare le scuole serali, dove conosce persone di Lotta Continua che la fanno appassionare sempre di più a temi come femminismo e diseguaglianze economiche.
Comincia a lavorare alla Seat e diventa rappresentante sindacale della CGIL. Organizza gli scioperi, e comincia anche a partecipare alla lotta per la casa. Sposta anche tutta la sua famiglia in una casa occupata, autoriducendosi bollette di luce e gas.
Nelle Brigate rosse da irregolare
Si unisce alla Brigate Rosse nell’autunno del 1976, delusa dalla cosiddetta sinistra storica ma anche dalla nuova sinistra, che si dice rivoluzionaria ma non fa nulla per esserlo.
Partecipa alla gambizzazione di Antonio Munari, capofficina alle presse di Mirafiori [con Patrizio Peci e Raffaele Fiore, ndb], e all’omicidio del Presidente dell’Ordine degli avvocati di Torino Croce.
Angela Vai non entra mai in clandestinità, e viene arrestata il 14 Dicembre 1979 a Torino.
Condannata all’ergastolo, nel 1994 Angela ha ottenuto un lavoro esterno. Nel 2002 ha avuto la libertà condizionata, ha sposato Raffaele Fiore [una loro bellissima foto in gabbia, che li coglie in un momento di tenerezza, è la copertina del sito web dedicato dal fotografo Paolo Siccardi agli anni di piombo Walkabout-ph , ndb], e si occupa di musicologia a Piacenza.
Mi dichiaro prigioniera politica
La sua storia è una delle sei scelte da Giovanni Bianconi, nell’omonimo libro (il titolo è al maschile, ahimé, niente schwa) per raccontare il pluriverso brigatista. Per stuzzicarvi ad andarvela a leggere tutta vi propongo gli strilli che mi offre il motore di ricerca interna del mio lettore epub, Icecream
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