27.7.82: ucciso Ennio Di Rocco. Aveva parlato sotto tortura

Ennio Di Rocco

Ennio Di Rocco è ucciso il 27 luglio 1982 nel supercarcere di Trani, da sei detenuti, armati di punteruoli. Era un proletario romano, militante delle Brigate Rosse -Partito Guerriglia. Sotto tortura aveva rivelato i preparativi in corso per sequestrare l’amministratore delegato della Fiat Cesare Romiti. L’omicidio è rivendicato con un volantino dai “Proletari prigionieri per la costruzione dell’organismo di massa del campo di Trani“. Il 30 luglio successivo una telefonata al quotidiano Vita rivendica il fatto alle Brigate Rosse – Partito della Guerriglia. Pochi giorni dopo, il 10 agosto furono i guerriglieri neri irriducibili a uccidere un avanguardista, anche lui presunta vittima di torture poliziesche, Carmine Palladino

Le torture a Ennio Di Rocco e l’ignavia dei magistrati

L’11 gennaio, davanti al magistrato di Roma, Domenico Sica, dopo che gli avvocati Eduardo Di Giovanni e Giovanna Lombardi avevano fatto riscontrare al magistrato cicatrici ed ecchimosi sul suo corpo, Di Rocco aveva dichiarato: «La sera del mio arresto venni condotto al 1° distretto di polizia ove ricevetti, nella cella, calci e schiaffi. Poi sono stato spostato alla caserma di Castro Pretorio. Dopo circa un’ora sono arrivati tre incappucciati che hanno incappucciato anche me, mi hanno caricato su un furgone e mi hanno condotto in un luogo che non so riconoscere, perché incappucciato, ma che ritengo essere una casa.

In questo luogo per la notte e il giorno successivo (per quel che ho potuto capire) sono stato – a rotazione da squadrette di tre o quattro persone – picchiato con calci, pugni e bastonate e in pratica in ogni modo, con le manette strette ai polsi dietro che venivano torte. Mi è stata poi praticata una puntura al braccio destro […]

Per un certo periodo di tempo che non so dire, dopo che avevo subito la puntura, si sono alternate domande suadenti e botte. Non credo di aver detto nulla sotto questo trattamento. Il giorno dopo c’è stata una nuova rotazione di percosse, sino a che non è arrivata una squadretta che ha continuato a battermi con i bastoni sulla pianta e sul dorso dei piedi e sulle caviglie; preciso che in tutto questo tempo ero legato con mani e piedi a un letto. Sono stato picchiato anche sulle ginocchia, sul petto e in testa».

Nessun ergastolo per l’omicidio di Ennio Di Rocco

Nel febbraio 1986, la Corte d’ assise di appello di Bari ha cancellato gli ergastoli inflitti in primo grado a cinque dei tredici brigatisti accusati dell’ omicidio di Ennio Di Rocco, massacrato a colpi di punteruolo il 27 luglio 1982 nella sezione di massima sicurezza del carcere di Trani, durante l’ ora di aria.

Di Rocco fu ucciso – come poi rivendicarono le stesse Br in un loro comunicato (vedi il dossier allegato) – perché ritenuto il responsabile della retata in cui fu arrestato, con altri otto brigatisti, il professor Giovanni Senzani. Il carcere a vita è stato ridotto a 24 anni di reclusione per la concessione delle attenuanti generiche ritenute equivalenti alle aggravanti: del beneficio hanno fruito Luciano Farina, Edoardo Sorvillo, Leopoldo Iermano, Mario Mirra e Antonino Cacciatore. Ventuno anni contro i 24 del primo grado sono stati inflitti ad altri sei brigatisti. La sentenza inoltre ha confermato la condanna a 14 anni ai “pentiti”, tra cui l’ercolanese Ferdinando Pirone, considerato il sesto esecutore materiale dell’omicidio. Nell’ udienza finale, gli imputati hanno preso la parola per “rendere onore” alla memoria di Wilma Monaco, la terrorista morta a Roma.

Il tragico precedente di Giorgio Soldati

Il progetto memoria su Ennio Di Rocco

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

1 commento su “27.7.82: ucciso Ennio Di Rocco. Aveva parlato sotto tortura

  1. Dalla canzone di Giovanna Rita Alessi Un passaporto per Milano : Ho ricomprato il mio libro del destino, fatalità in greco ed in latino, i due angioletti mi fanno l’ occhiolino ed io son nata per la vita militare, ma sono anarchica cosa posso fare e non mi iscrivo in quelle batterie, nei gruppi armati non ci voglio andare, coi terroristi ho un cammino da rifare, ché quelli almeno non son legittimati, non son né guardie né spie né soldati, e io li amo come amo il vento, il loro orrore il loro tormento

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