17 marzo 1993, Barcellona: cade in una rapina Ermanno Faggioni, operaio non arreso
Ermanno Faggiani, militante della Colonna 2 Agosto, viene arrestato a Udine il 1 febbraio 1982, nel blitz che segue la liberazione di Dozier, le torture ai suoi carcerieri, il pentimento di Antonio Savasta ed Emilia Libera. La sua figura è delineata in un lungo e affettuoso post di Paolo Dorigo, un altro prigioniero politico veneto
Operaio e militante delle Brigate Rosse sino alla spaccatura ed espulsione della colonna 2 agosto, caduto il 17 marzo 1993 a Barcellona, Spagna . Questo compagno di Varmo, in provincia di Udine, era un quadro politico complessivo delle Brigate Rosse, e come operaio della Montefibre partecipò a numerose lotte e a tutto il percorso di lotta della classe operaia di Marghera lungo la fine degli anni 70 ed inizio degli anni 80, quando attorno alla ristrutturazione del polo chimico si concentrarono nuove forze, organizzazione di classe, autonomia di lotta operaia, in legame e unità con altri segmenti della classe nel polo, con ripercussioni politiche importanti su tutta la regione, o meglio le regioni (Veneto e Friuli), che, al di là delle diversità, avevano e hanno molti elementi strutturali e di storia in comune.
Un’avanguardia operaia alle Montefibre
In queste lotte, come nelle riunioni operaie, Ermanno era una avanguardia che stava nella classe, e svolgeva poi clandestinamente la sua attività di militante delle Brigate Rosse. La campagna delle fabbriche, con il sequestro di un dirigente della maggiore fabbrica del Nord-Est, il Petrolchimico di Marghera, coincise con mobilitazioni di massa indipendenti e contro la logica e le piattaforme arrendiste dei sindacati confederali, e si concluse con un’ondata di criminalizzazione e con il tentativo di isolare e demonizzare i compagni che attorno e nel Petrolchimico e nelle altre fabbriche di Marghera portavano avanti con forza da anni, contro le spiate dei partiti di sinistra ed il tentativo di criminalizzarli, la lotta di liberazione e coscientizzazione dall’interno della classe operaia (il contadino fattosi operaio che costituiva la composizione principale della classe nel polo chimico).
Lo scontro politico dentro le Br
Questa situazione generò purtroppo delle divisioni, ancora vive oggigiorno, nel Movimento Rivoluzionario, che proprio nel 1981 si catalizzava attorno alle BR, le quali tuttavia all’epoca continuavano, anziché superarle, a produrre una serie di rotture politiche, tutte incentrate attorno ad un problema: la linea di massa, la dialettica masse-partito, gli organismi di massa.
La dissociazione, la caduta in combattimento
(…) Ermanno si dissociò, dunque, e sbagliò indubbiamente. Forse pensò di ingannare lo stato, ed a questo portano a pensare i suoi atti successivi. Ma di sicuro non pensò mai alla resa. Ci riprovò, gli andò male. Ci riprovò ancora. Morì in combattimento durante un esproprio in Spagna, a Barcellona. Morì nello stile di chi va avanti troppo, in una azione che forse, con una adeguata copertura, non avrebbe portato a nessun caduto. Ma morì. Nessun partito, nessuna organizzazione, lo rivendicò, nemmeno una telefonata fasulla di copertura. Morì con le armi in pugno, in terra lontana, dove combattono molti compagni e uomini e donne indipendentisti, e non morì certo per vivere da nababbo. Era un operaio comunista, non un batterista che pensava alle auto o alle moto di lusso. E per questo lo ricordo come un compagno caduto che ha espresso quanto ha saputo e potuto alla causa della classe operaia e del comunismo,
“La mappa perduta”, fonte sicuramente autorevole, ricostruisce la breve storia della colonna “scissionista”, tra ottobre 1981 e marzo 1982.
In seno alla colonna veneta “Cecilia Ludmann”, alcuni militanti, non condividendo la gestione e la conclusione del sequestro Taliercio esprimono posizioni critiche che non trovano riscontro nel Fronte delle fabbriche, né in altre istanze dell’organizzazione. In occasione della stesura e della diffusione dell’Opuscolo n. 17 intitolato “Bilancio della Campagna Taliercio” (ottobre 1981), le contraddizioni interne si acuiscono. Tra ottobre e novembre del 1981, in una riunione della Direzione strategica delle Brigate Rosse tenutasi a Milano, le due impostazioni si rivelano inconciliabili e viene sancita la scissione. Il 17 dicembre 1981 le Br – Partito Comunista Combattente, colonna Anna Maria Ludmann “Cecilia” attuano il sequestro del generale americano James Lee Dozier e, in coda al comunicato n. 1, annunciano che da alcuni mesi un gruppo di militanti veneti si è staccato dall’organizzazione ed ha assunto la denominazione Colonna “2 agosto”. La denominazione richiama lontani incidenti sul lavoro a Porto Marghera,
Secondo Antonio Savasta, invece, Faggiani aveva partecipato al sequestro Dozier, con compiti di copertura a fianco di Emilia Libera. Ad ogni buon conto nel circuito penitenziario è classificato come “colonna 2 agosto”, e quindi brigatista espulso dal PCC. Partecipa al movimento della dissociazione fraternizza con molti compagni di Prima Linea.
Il ricordo di Sergio Segio
Sergio Segio passò con lui un lungo periodo in carcere e lo ricorda così: «…l’amicizia e la conoscenza con Ermanno mi hanno confortato sempre nella convinzione che noi abbiamo sbagliato, ma, “loro”, non avevano ragione…. Quando metteva a fuoco il suo “nemico” riusciva ad odiarlo, senza cattiveria ma con profonda tenacia, fedele negli affetti quanto nei rancori. Così fece poi anche nell’epoca del carcere; la ribellione al sistema che voleva incatenarlo al lavoro o rieducarlo a valori e discipline di una società immutabile ed ordinata…
Ho provato anche un leggero risentimento…per una vita che andava a spendersi inutilmente, per ragioni che non si declinavano più al plurale, per un prolungamento irragionevole d’un epoca passata. Ma lui ha pagato fino in fondo, da buon contadino, non voleva lasciare debiti. E non ne ha lasciati.»
Il primo arresto nel 1990
E’ammesso al lavoro esterno, ma ne approfitta per dedicarsi alle rapine. E’ arrestato a Torino, l’11 aprile 1990 come racconta Repubblica
Ma tre ex terroristi dissociati rinchiusi alle Nuove e che fruivano del permesso per andare a lavorare hanno ripercorso la vecchia strada degli espropri, non spinti dall’ ideologia ma dal bisogno, dalle cambiali in protesto, da una vita grama, dall’ esigenza di fare crescere bene un bambino di tre anni, dall’ aspirazione di acquistare un alloggio. Per Daniele Gatto, ex guerrigliero di Pl (avrebbe riacquistato la libertà definitiva nel 2OO2 perché condannato dal tribunale di Torino per l’ omicidio di una guardia giurata), Ermanno Faggiani, ex brigatista rosso e Mauro Marchetto, anch’ egli ex piellino, tutti di 32 anni, la rapina che hanno compiuto l’ altra sera assieme a due amiche incensurate, è stata subito pagata con l’ immediato arresto e la scoperta di una base.
In un alloggio al primo piano di una casa di via Lessona gli agenti della Digos hanno trovato le pistole, una parrucca e i gioielli per un valore di 80 milioni, portati via ad un orefice, legato ed imbavagliato in uno sgabuzzino, assieme alla moglie e al figlio. Con i tre sono state arrestate, ieri all’ alba, nell’ appartamento di via Lessona, due ragazze, Giovanna Maniaci, di 24 anni, (fidanzata di Faggiani) e Manuela Rotella, 25 anni, (compagna di Gatto), madre di un bimbo di 3 anni, avuto dal marito da cui viveva separata. Queste ultime custodivano le armi e hanno seguito i loro amici in questa ultima avventura. Entrambe hanno accettato di fare il colpo, soltanto per amore, dopo aver rubato una 131, praticamente sotto la loro abitazione e aver accompagnato i tre pregiudicati, che hanno agito a viso scoperto. Questa ed altre imprudenze hanno messo il quintetto nei guai. E nel giro di poche ore sono stati identificati e presi.
Nel 1991, nonostante la pesante infrazione, usufruisce di un permesso per “gravi motivi famigliari” da cui non fa ritorno in carcere. Muore a Barcellona (Spagna) il 17 marzo 1993 in un conflitto a fuoco con le forze di polizia spagnole, nel corso di un esproprio. Al suo fianco il compagno della “disavventura” torinese, Daniele Gatto, che è catturato dopo il conflitto a fuoco. Gatto era un vecchio militante torinese di Prima Linea, amico di Giorgio Soldati.
in spagna mori anche un altro ex Luciod’Auria di cui tutti si sono dimenticati. se non ricordo male suo fratello faceva il medico con L’abbe Pierre. tu sai qualcosa di lui?
Me lo segnalava ieri Galmozzi, ricordando anche Pedrazzini, morto sempre in una rapina, ma in Austria
Non ho avuto tempo di lavorarci su
On line non c’è praticamente niente. La rapina in cui morì è citata sola perché vi prese parte anche Gorla, poi coinvolto nella rapina contro la Mondialpol nel 1999 a Milano finito con la morte di un guardione. Quanto a D’Auria, per la sua storia precedente, rapinatore del giro di Metropoli, c’è l’ordinanza del maxiprocesso milanese Pl-Cocori tra gli atti della Commissione Moro: https://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/908875.pdf