Faccetta nera alla radio, Donazzan come Trump: via dai social. Zaia: si scusi
«Sto subendo minacce ed insulti: pazienza, non è la prima e non sarà l’ultima volta, non accetto però lezioni sull’approccio che l’Italia tutta dovrebbe avere sui temi relativi al secondo conflitto mondiale». Lo sostiene l’assessore veneto all’istruzione Elena Donazzan sulle polemiche per aver intonato “Faccetta nera” alla radio. «Un periodo da consegnare definitivamente alla storia per ottenere una reale ed effettiva pacificazione nazionale -continua – assicurando dignità di memoria a tutti coloro hanno sacrificato la propria vita durante la guerra civile tra il 1943 ed il 1945».
Se a sinistra, rileva Donazzan, «tra i pochi che condividono questa necessità, qualcuno si è sentito offeso, me ne scuso». «A tutti quelli, invece, che non vedono l’ora di sfruttare certe strumentalizzazioni per ribadire odio e livore – osserva – non ho nulla da dire. Sarebbe inutile». Donazzan conclude: «ora passo e chiudo, perché da assessore della mia amata terra, il Veneto, ho cose molto più importanti di cui occuparmi».
Poco dopo queste dichiarazioni, l’assessore non risulta più comparire sui social. Il suo profilo non appare più su Facebook, Instagram e Twitter. «Uccisa da Fb and Co – commenta l’assessore all’ANSA -. Si chiama pulizia etnica del pensiero».
L’intervento del governatore
Sul caso dell’assessore Donazzan che ha cantato Faccetta Nera nel corso della trasmissione “La Zanzara”, il presidente Luca Zaia in diretta ha dichiarato: «Faccetta nera riprende un periodo storico buio nella nostra storia, di colonialismo e di condizione difficile per le donne in quel periodo. Penso che da parte dell’assessore Donazzan siano doverose delle scuse».
L’ironia della storia
Così L’Arena di Verona riferisce dell’ultimo scandalo in cui è coinvolta l’assessora. C’è dell’ironia nel suo lamento funebre per la cancellazione dai social. Perché lei stessa, dieci anni fa, pretendeva di far cacciare dalle biblioteche della regione Veneto e delle scuole i libri di Roberto Saviano e degli intellettuali che avevano sottoscritto un appello pro Cesare Battisti. C’è anche dell’approssimazione nelle sue argomentazioni: “Faccetta nera” non ha nulla a che fare con la guerra civile ma con l’impresa coloniale. L’integrazione della giovane abissina che diventa “romana” era poco compatibile con la weltanschauung degli alleati tedeschi.
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