22 marzo 1978: i funerali di Fausto e Iaio, cerimonia di addio al decennio rosso

Il 22 marzo 1978 Milano ha assistito silenziosa e forse stupita ai funerali di due ragazzi sconosciuti: il popolo di Milano, 100.000 persone commosse e forti di rabbia in piazza S. Materno per l’ultimo saluto a Fausto e laio. Messaggi, poesie, centinaia di pensieri per Fausto e laio lasciati, tra i fiori, sul luogo dell’omicidio, in via Mancinelli, recapitati al centro sociale Leoncavallo, in onda a Radio Popolare. Per giorni e notti, mentre i cortei attraversavano la città, le segreterie dei sindacati erano riunite in permanenza per decidere, non senza discussioni e litigi, la partecipazione dei lavoratori ai funerali. Lo stesso all’Anpi.

Poi, il 22, tutte le fabbriche di Milano si fermarono e decine di consigli di fabbrica presero parte al corteo funebre: c’era anche il consiglio di Mirafiori, da Torino. C’erano moltissimi studenti. Molte mamme. Molti pensionati. Molti, quel giorno, decisero che avrebbero impegnato parte della loro vita per chiarire chi e soprattutto per quale motivo- avesse massacrato i due giovani compagni. Tanti: gli amici di Fausto e Iaio, i compagni e le donne del centro sociale Leoncavallo, Avanguardia Operaia e il Quotidiano dei Lavoratori, Lotta Continua, il Movimento Lavoratori per il Socialismo e il quotidiano La Sinistra, militanti anarchici e dell’area di Autonomia Operaia. E ancora, singoli militanti del Pci, professionisti, giornalisti democratici e di Radio Popolare che in tutti questi anni hanno lavorato allo scopo, anche se il gruppo è andato via via assottigliandosi.

Una controinchiesta seria

Così, dieci anni dopo, nel marzo 1988, il gruppo di lavoro presenta la controinchiesta militante sul duplice omicidio del Casoretto. Una controinchiesta seria che, anche se non ha avuto riscontri giudiziari, definisce un contesto e uno scenario per il delitto. Vi invito a leggerla e a notare una cosa: il “sospettato” di cui non si fa il nome (per non intralciare l’indagine aperta) è uno solo ed è in tutta evidenza Mario Corsi, nelle narrazioni successive gli verrà accostato anche quello di Massimo Carminati, che nel marzo 1978 aveva scarso rilievo ma poi aveva fatto una impressionante “progressione di carriera”.

In realtà i funerali di Fausto e Iaio rappresentano l’ultima grande manifestazione di massa del decennio rosso 1968-1978. A cui farà seguito, sul terreno controculturale, il grande raduno del 13 giugno 1979 per il concerto per Demetrio Stratos. Doveva essere una raccolta fondi per la sua battaglia contro la leucemia, ma diventò tragicamente la cerimonia degli addii.
Vi ripropongono quindi l’editoriale di Lotta continua il giorno dopo. In appendice il link con il testo della controinchiesta e con la cronaca dei funerali

L’editoriale di Lotta Continua

Più che per Moro, più forti della vergogna di una stampa di regime, più forti delle menzogne e del boicottaggio del PCI n grande corteo di Milano sfila per due ore nelle strade del Casoretto. In testa i compagni del Leoncavallo, gli operai della Nuova Innocenti, gi studenti di Brera Hech. Moltissimi giovani, molte donne anziane e madri, moltissimi impiegati in giacca e cravatta. Numerosissimi anche gli opera venuti singolarmente e con i loro striscioni: fra questi quello della FIAT Mirafiori. Alla fine un corteo di migliaia di compagni va fino alla Camera del Lavoro: fischi contro i sindacalisti, sputi sul portone sprangato.

Se riuscissimo a descrivere e comprendere le ragioni politiche e i sentimenti che hanno condotto una marea di uomini e donne, operai e studenti, giovani e anziani, a partecipare ai funerali di Fausto e laio, avremmo risolto un grosso problema di proposta politica ed eviteremmo ogni sovrapposizione unilaterale. Proviamo comunque a dire alcune delle nostre ragioni, forse le più evidenti e le più «politiche».

C’è un “senso comune”, questa grande manifestazione, superiore a qualsiasi altra precedente in analoghe circostanze, doppia rispetto alla mobilitazione del giorno del rapimento di Moro: quello di riconoscere i compagni assassinati come parte di sé e non come altro da sé. E’ un no al terrorismo non restrittivo e ad uso della macchina mostruosa, resa esplicita dalla presenza dell’esercito per le strade di Roma e dalle leggi liberticide varate l’altra sera dal governo DC-PCI, ma che coinvolge, condanna, si contrappone a quella stessa macchina mostruosa rivolta contro le masse, la democrazia, la libertà.

Il peso della campagna di regime

Un rovesciamento del segno statalista e oppressivo che si voleva fosse il simbolo della presenza nelle piazze degli operai e dei proletari dopo il rapimento Moro. E bisogna considerare in tutta la sua portata il fatto che gli uomini e le donne che si sono oggi uniti nel corteo di Milano, sono arrivati a questo in presenza di un martellamento vergognoso di tutti i grandi giornali e della RAI-TV, che consideravano l’assassinio di Fausto e laio un “oscuro delitto”, lo relegavano nella cronaca nera, lo separavano dal clima instaurato nel paese dallo stato e dai suoi attivizzatori.

La conoscenza e la coscienza della portata più vasta e generale, politica e umana, dell’assassinio dei compagni, si è fatta strada — oltre che attraverso gli scarsi mezzi di informazione dei rivoluzionari e la mobilitazione costante del movimento di massa degli studenti — soprattutto, e in molti modi, attraverso la capacità della gente di pensare, di riconoscere la verità attraverso la cortina fumogena delle menzogne. Molti e molti del PCI, hanno potuto così scegliere in autonomia e si sono mossi.

La volontà ostile di Pci e Cgil

Sappiamo che i sentimenti di chi era in piazza a Milano (o non c’era, ma idealmente si riconosce in quella piazza) non sono univoci, ma soprattutto non corrispondono ai sentimenti e al modo di pensare di tutta la classe operaia, di tutto il proletariato, di tutti gli studenti.
La storia dello sciopero generale non convocato dal sindacato, dal compromesso tra le varie componenti sindacali che indicava una “fermata per consentire la partecipazione ai funerali”, ha avuto il senso di una rottura con le ragioni di chi si era subito schierato con i compagni di Fausto e laio.

Questo atteggiamento della CGIL e del PCI voleva tenere i lavoratori in fabbrica, oscurare il movente politico dell’assassinio, evitare che la risposta popolare fosse di dimensioni tali da far «sussultare» l’accordo reazionario su cui si regge questo governo. E se tantissime sono
le fabbriche dove lo sciopero è stato comunque e autonomamente proclamato, altre non lo hanno fatto, le “fermate simboliche” hanno contenuto la partecipazione operaia, come è accaduto a Sesto e in gran parte della provincia.

Come opporsi alla stretta d’ordine

Se non vediamo questa rottura, sistematicamente operata dai revisionisti, rischiamo di non capire come mai sistematicamente in questo paese sia possibile un’ondata di militarizzazione e di leggi liberticide. Non è consentito dimenticare che a Roma è vietato nelle piazze esprimersi diversamente dal potere, che a Torino cercano di far vigere il coprifuoco. Non comprenderemmo la necessità di intraprendere la strada lunga e difficile di opposizione politica, sociale e ideale al regime che ci opprime, e renderemmo tragicamente semplificata una linea di massa che vuole rompere con i ricatti statali e brigatisti. Oggi a Milano questa possibilità di sfuggire alla stretta d’ordine ha trovato una conferma.

Avviare la discussione collettiva

Il PCI, la DC, il governo contrastati nel loro disegno e sconfitti dalla dimensione della presenza di massa ai funerali dei compagni, dalla commozione e dalla solidarietà collettiva dalla dimostrazione di una nuova civiltà di “quella” parte di giovani, di operai, di madri, di persone in giacca e cravatta che si sono trovate nelle strade del Casoretto. Consideriamo tutto questo un punto fermo su cui contare, una manifestazione di indipendenza di giudizio, di volontà liberatoria.

Decine di migliaia di persone che relegano nel campo dell’indegnità e dell’alienazione l’atteggiamento tenuto dal potere, dal PCI, dalla stampa borghese. Perciò proponiamo di rendere collettivi e di discuterne in tutta Italia {anche attraverso il nostro giornale) le idee, i sentimenti, il modo con il quale donne, operai, giovani, sono riusciti a trovare unità e chiarezza: ricostruire questo percorso è il solo modo per evitare nuove, ma tanto vecchie sovrapposizioni unilaterali.

Per approfondire

La controinchiesta
La cronaca dei funerali

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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