7 aprile 1978: le Br gambizzano il leader degli industriali genovesi

Nella primavera 1978, in pieno sequestro Moro, la colonna genovese mette a segno due gambizzazioni. Entrambe le vittime sono manager industriali con saldi ancoraggi democristiani. Il primo, Felice Schiavetti, è il presidente genovese di Assindustria. Per le Brigate rosse “sostiene in sede locale i progetti di ristrutturazione economica in funzione degli interessi delle multinazionali”.

Lo feriscono la mattina del 7 aprile 1978. L’agguato scatta alle 8 di mattina, quando l’imprenditore, titolare di una storica fabbrica metallurgica esce di casa, a corso Magenta. Ad agire sono soltanto in due, Baistrocchi e Nicolotti, che fa fuoco. Dei sei colpi sparati ben cinque vanno a bersaglio, fratturandogli il femore sinistro in più punti. Questa è la cronaca della Stampa

La cronaca della Stampa

L’industriale camminava a testa bassa verso il garage per recarsi in auto all’Associazione, quando due giovani, a volto scoperto, che indossavano impermeabili (uno scuro ed uno verde, secondo la vittima) gli si sono parati innanzi sparando alcuni colpi di pistola. Mentre Schiavetti cadeva, raggiunto da cinque colpi (due alla gamba sinistra, due alla destra, uno al mignolo della mano destra), gli attentatori fuggivano lungo salita Sant’Anna, una scalinata di mattoni che collega la città alta al centro di Genova. Nessuno ha scorto i due giovani «brigatisti», che si sono dileguati. La polizia ritiene che abbiano fatto fuoco con pistole automatiche calibro 7,65 munite di silenziatore: nessuno infatti ha udito il rumore dei colpi. Gli sparatori hanno portato via la valigetta «24 ore» del presidente degli industriali genovesi: a detta dello stesso Schiavetti la borsa conteneva soltanto documenti della sua azienda, di nessun valore e importanza. Schiavetti è stato portato all’ospedale di San Martino da un’ambulanza, chiamata da alcuni passanti che lo avevano soccorso. I medici gli hanno riscontrato una frattura al femore della gamba sinistra e altre ferite più lievi. La prognosi è di ottanta giorni, salvo complicazioni. 

La ricostruzione del pentito Bozzo

Il pentito Bozzo ricostruisce così l’attentato: “Schiavetti fu preso alle spalle. I due compagni scapparono scendendo a rotta di collo per la salita inferiore Sant’Anna. Raggiunto Portello si dileguarono nei vicoli. Il volantino di rivendicazione lo scrisse lo stesso Nicolotti. All’epoca dirigeva il Fronte delle Fabbriche”

Dalle pagine bianche online: il numero 1 indica corso Magenta 27, dove oggi abitano ancora gli Schiavetti

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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