18-21 settembre 1975: la grande festa di Licola, un passaggio epocale

Finalmente una settimana di musica, politica e controcultura a ridosso del mare, nel canneto, ai limiti della spiaggia. La notizia stà circolando da settimane, nelle scuole, nelle piazze; il primo festival alternativo nel meridione di un certo spessore. La gente arriverà da tutto il paese.

Partiamo io, Tommy, Sasà, Dario e lo Smilzo; le ragazze come al solito sono segregate in casa a fare la calza. Arriviamo in circumflegrea; ogni corsa scarica centinaia di persone in festa, uno spettacolo da rivoluzione messicana. Oltre al movimento gruppettaro, c’è tutto l’ambiente freak sudista qui riunito forse per la prima volta. Si parla di trentamila presenze. Il costo per entrare è di quattrocento lire, un prezzo abbastanza politico tenendo conto che il festival durerà 3/4 giorni. Il biglietto consiste in un dischetto di plastica azzurro da appendere al collo o dove ti pare, con cui poter uscire e rientrare liberamente dal meeting.

Secondo giorno. Le accortezze relative ai biglietti vengono abolite. In pratica si è iniziato a fare avanti ed indietro liberamente tra il festival, il mare, la spiaggia ed il canneto. La gente si è sistemata un po’ ovunque. […] Sulla spiaggia affluisce sempre più gente; il mare, il sole ci prendono; qualcuno nudo in maniera integrale gioca, prende il sole o altro. Tutto sembra andare nel verso giusto. All’improvviso invece, eccoli… i soliti agenti, vigili e attenti come non mai, fanno irruzione sulla spiaggia. Ostentando la loro ben nota cortesia ordinano alle persone nude, non più di una decina, di rivestirsi pena l’arresto. Tempo due minuti e siamo tutti nudi, anche chi nudo non si sarebbe messo mai. I poliziotti si guardano intorno smarriti, le risate e gli slogan salgono da ogni direzione; non gli resta che andare via con la coda tra le gambe. Due piccioni presi con una fava; mentre si solidarizza attivamente con i compagni in difficoltà, nel contempo ci si libera da tabù e pudicizie varie. Licola mon amour.

Così Full time blues, sulla pagina facebook, ricostruisce la Festa. FTB è una storia di vita, un romanzo autobiografico scritto qualche anno fa da un compagno della mia generazione, del mio territorio, un militante del gruppo anarchico di Montesanto, il Luis Michel. Lo conosco sicuramente, anche se è un po’ più giovane di me, abbiamo fatto “cose insieme” ma mi sono sempre rifiutato di chiederne l’identità all’editore.

Questa storia esemplare e divertente non l’avevo vissuto direttamente e quindi l’ho dimenticata: non mi sarei mai sognato di fare il bagno, l’acqua faceva veramente schifo. Arrivavo nel pomeriggio con la macchina di un’amica della banda di facoltà e, non so come, non mi ha mai lasciato a piedi al ritorno … L’unico ricordo vivido della “4 giorni” è la contestazione feroce ad Alain Sorrenti, giunto al termine della sua fase sperimentale. Di lì a poco ci avrebbe stupiti con la sua svolta ultrapop. Alla fine non è successo niente di eclatante, neppure lontanamente paragonabile ai bordelli di Parco Lambro nell’estate ’76. Eppure il “primo festival del proletariato giovanile”, per quel che ricordo organizzato dai collettivi studenteschi (Cps, Cpu, Cub) che facevano riferimento ai tre gruppi più forti (Lc, Ao, Pdup-Manifesto), è stato un punto di passaggio importante. Perché cominciano a maturare idee, spinte, punti di vista che poi si prenderanno la ribalta in meno di un anno.

Per me era un periodo di transizione: non volevo arrendermi alla fine di un amore, il primo importante (e infatti ci ho perso ancora un anno appresso), stavo cominciando a riconoscere la mia assoluta inadeguatezza alla militanza gruppettara (per lo strappo fu necessario qualche mese e il trauma di una scelta imbarazzante), mi piaceva molto invece quell’idea, riciclata dalle prime esperienze femministe, che cominciava a circolare sulla natura essenzialmente politica del vissuto quotidiano. E così se oggi qualcuno mi chiedesse: “Ma che è successo a Licola?” non potrei che rispondere “niente”. Eppure mi ha lasciato un segno profondo.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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