Ricordando Francesco Amodio, un anno dopo
Francesco Amodio ci ha lasciato un anno fa. Allora ho raccontato, nella botta dell’emozione, qualche elemento della nostra storia pubblica e collettiva. Oggi voglio provare a restituire il senso profondo di un’amicizia che nasce nel segno della sua generosità. A partire da un semplice gesto, non banale, non gratuito, fortemente esemplificativo. La consegna delle chiavi della stanza del collettivo di Architettura.
Una fiducia ben riposta
Al “Genovesi” il gruppo dominante erano i Comitati di Lotta. Partirono in 30-40, lungo l’onda del movimento, in pochi mesi quasi raddoppiarono. Noi del collettivo autonomo avemmo una performance migliore: ma eravamo partiti in una decina. Io, che ero appena uscito dalla Fgci, il mio vicino di banco, quel gigante buono di Claudio Botti, un altro paio di compagni di classe, tre di Lotta continua, due ragazze di diversi gruppi ml, un paio di cani sciolti. Eppure, quando chiedemmo una stanza per le nostre riunioni pomeridiane, Francesco non esitò a darcene la disponibilità. Ovviamente il “cambio merci” fu immediato: visto che la mattina presto andate fuori scuola e poi state senza fare un cazzo – ci chiese sornione – perché non tenete aperta la stanza la mattina? E ci consegnò le chiavi. Divenne il nostro ufficio. Passai sicuramente più tempo là e in facoltà che a scuola. Se c’erano problemi ci chiamavano e rientravamo.
Fummo comunque scrupolosissimi nella gestione del bene affidato: né una canna né altra ‘trasgressione’ furono lì consumati. La sua fiducia era stata ben riposta, anche se molti elementi facevano pensare che fossimo piuttosto teste di cazzo.
Anche il Collettivo politico di Architettura, alla fine, trovava il tessuto connettivo nella sua potenza di relazione umana. Intorno a quei 4-5 compagni di militanza nel “Comunista” c’erano trotskisti, ml, gruppettari isolati, giovani fuorisede non ancora politicamente qualificati…
Il resto, che poi sono tante buone cose fatte assieme, lasciando anche qualche traccia nella storia sociale e nella memoria collettiva del movimento, è soltanto un corollario.
Il post di un anno fa.
Con Franceschiello se ne va
un pezzo di vita e di gioventù
Conoscevo Francesco Amodio dai lontani anni ’70. Stanotte una malattia lo ha strappato alla vita. È stato un compagno sempre impegnato anche in periodi molto difficili. Un caro saluto alla sua compagna di vita e ai suoi compagni dei Cobas. Ciao Francesco, per alcuni di noi se ne va un pezzo della nostra storia comune.
Cosi Michele Franco ricorda “Franceschiello”. Per molti un compagno di lotta, un dirigente politico e sindacale. Per me un pezzo di vita. Nei primi anni Settanta noi studenti medi del Genovesi e del Vittorio Emanuele avevamo ad Architettura la nostra base rossa. La mattina, visti gli stili di vita dei compagni universitari, eravamo noi medi ad aprire il collettivo e a interrompere i primi corsi. Mentendo spudoratamente con i professori che ci davano dei ragazzini: “Siamo del primo anno”. Francesco era il nostro riferimento.
Dentro quel percorso – molto più umano e comunitario che strettamente politico – entra pure il mio anno di militanza in Avanguardia comunista, finita per il mio rifiuto di confluire nel Mls… Come ricorda Rosario Marra, un altro protagonista di quella comunità umana e politica che animò il centro antico di Napoli nel cuore degli anni Settanta.
In un modo o in un altro sono stato sempre in contatto con Francesco nel 1973-74 siamo stati insieme nel mitico Comitato Zona Centro, lui ha militato ne IL COMUNISTA, poi in AVANGUARDIA COMUNISTA, per un periodo di tempo nel MLS quando AVANGUARDIA COMUNISTA si sciolse e confluì nel MLS; successivamente, è stato un dirigente COBAS.
Invece io, in quell’anno, feci a tempo a togliermi la soddisfazione, da responsabile degli studenti medi di una micro-organizzazione come AC che non aveva neanche un militante “medio”, di battere i “colleghi” di Avanguardia operaia (Pino Marziale), ex Fronte Unito (Ferruccio Magi) e Manifesto (?). Presi infatti più preferenze alle comunali del ’75 a Napoli, quando Democrazia proletaria, ancora un cartello elettorale ampio e non un partitino, elesse Vittorio Vasquez consigliere comunale a Napoli.
Restammo sempre a tiro, con affetto umano fortissimo, anche nei momenti di grande distanza politica. Da giovane insegnante e giornalista lo incrociai ancora nella prima stagione dei Cobas, e fu divertente. Poi ho continuato a seguirlo a distanza, ammirato dalla sua capacità di persistenza Francesco ha dovuto affrontare battaglie dure anche sul piano umano. Stavolta quindi può veramente riposare in pace.
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