20.11.75: dopo settimane di agonia si spegne Francisco Franco
L’ultimo rantolo di agonia si consuma la notte del 20 novembre del 1975, alle 4.20. Se ne va così un anziano signore di 82 anni, da settimane mantenuto in vita ad ogni costo. Per volontà dei dignitari del regime. Per guadagnare tempo e prepararne la successione. Non servirà nulla aver rimandato l’uscita di scena dell’ultimo dei grandi dittatori che avevano sconvolto l’Europa nella prima metà del 1900. Con la morte di Francisco Paulino Hermengildo Teodulo Franco Bahamonde la Spagna esce da quasi 40 anni di dittatura per entrare in una fragile transizione fra franchismo e democrazia. Il nuovo capo dello stato lo aveva designato lo stesso Caudillo.
Il ruolo dell’Eta nella transizione impossibile
Già il 22 novembre ripristinano la monarchia e diventa re, giurando fedeltà ai principi del franchismo Juan Carlos di Borbone, nominato da Franco suo successore pochi anni prima. Una transizione ad alto rischio, per la resistenza della Falange franchista, pilotata dal premier centrista Adolfo Suarez, padre della costituzione del 1978.
La Spagna neocentrista si stabilizza dopo l’ultimo colpo di coda del franchismo, il tentato golpe del colonnello Antonio Tejero il 23 febbraio 1981. A infliggere una botta mortale alla possibile sopravvivenza di un regime franchista senza Franco era stato l’ETA.
L’organizzazione separatista basca, con un mirabile attentato, nel dicembre 1973 aveva assassinato il delfino, Carrero Blanco, facendone saltare in aria l’auto. Con la sua morte la Spagna cessa di essere un santuario per i militanti neofascisti italiani che vi avevano trovato rifugio. Qui avevano sviluppato legami con gli apparati di controinsorgenza impegnati nella “guerra sporca” contro la guerriglia basca.
Il dittatore muore nel suo letto
A differenza di Adolf Hitler e di Benito Mussolini, di cui era un grande ammiratore il ‘generalissimo’ è morto nel suo letto, non fucilato o suicida al cianuro. Questo nonostante il bilancio pesante della sua dittatura. Aveva preso il potere soffocando la seconda repubblica spagnola nel sangue della guerra civile del 1936-39.
Centinaia di migliaia di morti e poi nelle fucilazioni, nei campi di concentramento e nel lavoro forzato per i ‘rossi’. A salvarlo fu la mancata entrata in guerra della Spagna al fianco di Hitler e di Mussolini. Un dato storico che dimostra la diversa natura, di regime reazionario e non fascista, della dittatura franchista. La Spagna si dichiarò prima neutrale e poi non belligerante. E nonostante l’isolamento del regime, con l’inizio della guerra fredda Franco risultò utile agli Usa, che con lui stabilirono accordi militari.
La Spagna tra paura e speranza
La sua morte quel 20 novembre 1975 riempì la Spagna di paura e di speranza. “Eravamo angosciati. Non sapevamo che cosa sarebbe successo” ricorda Maria Angeles Alarcon, una catalana che allora aveva 16 anni.
Dopo quasi 40 anni di ferreo controllo politico e morale del regime, la morte del caudillo segnò una esplosione di libertà nel paese, sociale, culturale, sessuale. Ne fu vetrina la ‘movida’ madrilena. L’amnistia generale del 1977 per tutti i crimini del regime rassicurò i gerarchi franchisti. Così la Spagna si è potuta ririgere speditamente verso il ritorno nella famiglia democratica europea. Con l’adesione prima al Consiglio d’Europa, poi alla Comunità europea, quindi alla Nato. Alla guida del Paese, in alternanza, i due grandi partiti del dopo-Franco, il Psoe e il Partido Popular, nato dall’Alleanza Popular dell’ex-ministro franchista Manuel Fraga Iribarne.
Gli scheletri nell’armadio e la nostalgia
A 40 anni dalla morte del dittatore la Spagna però ancora non ha aperto tutti gli armadi del proprio passato oscuro. La legge di amnistia del 1977 ha paralizzato le inchieste sulle atrocità del regime. Il paese è sempre disseminato di anonime fosse comuni nelle quali sono state gettate le vittime dei franchisti durante la guerra civile.
Non sono stati ancora rinvenuti i resti del grande poeta Federico Garcia Lorca, fucilato dai franchisti a Granada. La Spagna a lungo ha messo una pietra sugli orrori del passato per garantire la stabilità del presente. La salma del dittatore riposa tuttora nel faraonico mausoleo che si é fatto costruire nella sierra a nord di Madrid.
Molti storici premono per una attenta autocritica, davanti a tendenze a rivalutare Franco.
” E’ intollerabile che si cerchi di sdoganare il franchismo” tuona lo storico Angel Vinas, autore di uno studio sull’arricchimento di Franco durante le stragi della guerra civile. “Non aveva una peseta nel 1936, uscì dalla guerra civile nel 1939 con 34 milioni di pesetas di fortuna personale, l’equivalente di 388 milioni di euro di oggi”.
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