Franco Anselmi e la maledizione che colpisce i guerriglieri neri dei Nar

“5 marzo 1978–5 marzo 1988. Gli eroi non muoiono. Franco vive”. La scritta sbia­dita sul muro del casermone popolare all’Appio Tuscolano colpisce. Il riferi­mento a Franco Anselmi, il compagno di banco di Valerio Fioravanti, è evidente eppure qu­alcosa stride. Anselmi, infatti, è stato ucciso, dopo una rapina in un’arme­ria di Monte­verde, il suo quartiere, colpito alla schiena dal proprietario, il 6 marzo 1978. Una data “storica”: ogni anno, per commemorare il primo mili­tante dei Nar caduto in combattimento, i came­rati orga­nizzeranno una rapina.

Alle origini dell’errore

E poco importa che l’anno dopo la rapina – quella all’Om­nia sport, a quattro passi dalla Questura: che vide coinvolti a diverso titolo decine di militanti del Fuan, e non solo – l’abbiano fatta dieci giorni dopo, perché un banale incidente aveva fatto saltare quella in program­ma per il 6: la sera prima il camioncino da parcheggiare davanti al­l’armeria di Prati (a duecento metri dai Carabi­nieri) per la copertura con le armi lunghe aveva strisciato l’auto del giornalaio. Un errore incomprensibile, che mi è di­venuto chiaro solo un paio di anni dopo, nel corso della ricerca, qu­ando uno dei miei corrispondenti – un erga­stolano che non ha mai manifestato inclinazioni esoteriche o turbe su­perstiziose – mi ha ri­ferito con tutta serietà della “maledizione del cinque” che ha decimato i NAR. Il riscontro è semplice:

5 vittime, tre morti e due feriti

5 ottobre 1980. Nanni De Angelis è trovato cadavere nella cella di Rebibbia con una corda al collo.

5 febbraio 1981. Valerio Fioravanti, ferito in un conflitto a fuoco con i carabi­nieri a Padova, sta mo­rendo dis­sanguato ed è arrestato perché France­sca Mambro per salvargli la vita telefona al 113.

5 dicembre 1981. Alessandro Alibrandi muore nella sparatoria del Labaro.

5 marzo 1982. Francesca Mambro, ferita da un colpo di rimbalzo nel conflitto a fuoco di Piazza Irnerio, è abbandonata davanti all’ospedale ed arrestata.

5 maggio 1982. Un colpo di pistola alla tempia uccide Giorgio Vale sorpreso da un’ir­ru­zione della polizia in un appartamento di via Decio Mure.

L’eccezione Pedretti

Franco Anselmi, l’unico militante dei Nar “caduto” in combattimento in un giorno di­verso dal 5, è stato “annesso” dall’autore della scritta alla maledizione. E invece sono state cinque (non poteva es­sere altri­menti) le vittime della cabala. I “guerrieri senza sonno” sono stati protagonisti di numerosi altri conflitti a fuoco (Belsito a Piramide, Vale in una stazione della Metropolitana, Sordi e Cavallini al­l’ufficio di rappre­sen­tanza dell’OLP) o di sparatorie contro le forze dell’or­dine (in agguati o in contatti ca­suali) sempre fi­niti bene per i militanti dei Nar e con molti poliziotti e carabi­nieri uccisi (la pattuglia DIGOS di Milano, il carabiniere Lu­carelli nella carrozze­ria di Lambrate, l’agguato al liceo Giulio Cesare, l’agente Arnesano). Mai il 5.

C’è un unico arresto incruento di rilievo: quello di Pedretti (il 5 di­cembre 1979) dopo una ra­pina alla gioielleria Uno–A–Erre di via Rattazzi a Roma ma solo perché il leader del Fuan è bloccato dalla polizia mentre scende le scale del palazzo mentre i due complici riescono a scappare dai tetti dopo aver aperto il fuoco sugli agenti.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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