26 marzo 1972: la retata di Gela e la morte di Ciuzzo Abela

Provocazione di stato a Gela contro 6 compagni  dal 26 marzo al 15 aprile le tappe di una montatura poliziesca

Domenica 26 marzo sei compagni che diffondevano la stampa di Lotta Continua e di Potere Operaio vengono aggrediti e pestati da Carabinieri e poliziotti. Condotti al carcere di Caltanisetta rimangono in cella d’isolamento per nove giorni in attesa che si riuscissero a formulare accuse nei loro confronti.
Le prime imputazioni inventate da poliziotti e magistrati si annunciano gravissime fino ad arrivare al tentato omicidio per il compagno Salvatore Privitello. A distanza di 19 giorni oggi si legge con chiarezza la provocazione di stato che si nasconde dietro a questa operazione di polizia.

Le cose si sono svolte così: il capitano Morelli, i commissari Di Stefano e Leonforte organizzano il pestaggio dei compagni ed il loro arresto. Sono in linea con la campagna che la stampa borghese scatena contro i militanti rivoluzionari dopo l’assassinio di Feltrinelli. Cercano anche d’uscire dalla miseria di Gela con una promozione che potrebbe nascere consegnando alla giustizia la testa dei “capi sobillatori”. Per questo Morelli si precipita a mettere in mano a Privitello un coltello che risulta scomparso nei fatti e presente solo nella deposizione timorosa di pochi poliziotti, ma una volta in carcere ecco la giustizia che fa la sua parte. Il Procuratore generale Costa dà pareri dopo giorni di meditazione, ma la decisione spetta al giudice istruttore Boscia. In realtà i Compagni in galera non hanno resistito né oltraggiato né tanto meno c’è stato un tentato omicidio.
Quello che è certo dice Boscia è che questi in uno stato basato sullo sfruttamento e sulla miseria ci vivono male e vogliono sovvertirlo, ecco l’accusa che gli ronza nella testa. Ora non manca che emettere nuovi mandati ed il gioco è fatto. Per Boscia basta prendere ancora un po’ di compagni metterli dentro e tutto fila. Boscia è famoso come uomo di ferro e non deve far altro che formulare l’accusa: arrestati perché comunisti che lottano contro gli srfuttatori, gli aguzzini, gli affamatori.
FONTE: Lotta Continua Quotidiano

Gela, 15 aprile. Rispedita a casa come le prostitute

Aurora Pasqua Betti, la compagna di Potere Operaio arrestata a Gela domenica 26 marzo assieme ad altri cinque alla fine di una provocazione unitaria fascisti-polizia, è stata liberata in seguito all’istanza di libertà provvisoria dei difensori. La compagna è stata però costretta a tornare a Roma, sua città di residenza. Per gli altri cinque compagni arrestati: Crocifisso “Ciuzzo” Abela, Salvatore Privitello, Vincino Gallo, Luigi Barzini, Angelo Di Bernardo, la richiesta di libertà provvisoria non è stata accolta.
FONTE: Lotta Continua Quotidiano

C’è dell’ironia nella decisione del gip che concede la libertà provvisoria all’unica donna e tiene gli uomini arrestati in galera per un altro mese, come racconterà 40 anni dopo Vincino Gallo, divenuto un celebre vignettista. In un’intervista il genio del “Male” racconterà delle sue prigioni. Evidentemente il magistrato riteneva la donna meno pericolosa.  Solo che Pasqua Aurora Betti, anni dopo sarà  arrestata e poi condannata all’ergastolo, al termine del processo milanese nei confronti di un centinaio di militanti delle Brigate Rosse – Colonna Walter Alasia, conclusosi con 12 ergastoli. La Betti era comandante della colonna.

La morte di Ciuzzo Abela

ciuzzo abela


“Conobbi Ciuzzo ad Agrigento. Aspettava sulla soglia del Centro Sociale. Dal continente arrivavano due compagni del Movimento….
Ciuzzo Abela da Gela. Studente Medio, frequentava poco e svogliatamente le Scuole superiori, mi pare l’Istituto Tecnico Industriale…. Ciuzzo era moro, alto. Le guance coperte da una lucente barba nera e occhi vispi e voce forte e versatile, ma bassa e profonda. Sette fratelli maschi, padre e madre. Si arrangiavano producendo e vendendo prodotti chimici. Saponi e detersivi per lavare auto e superfici. L’importante era che i figli studiassero. Prendessero un titolo, si mettessero al riparo dalla paura di una povertà sempre pronta a prendere il sopravvento. Mi trattenni con loro a lungo. Insieme a dire no. No ai sindacati, ai partiti, alla chiesa, ai notabili. Mi trattenni a lungo ad ascoltare la storia di poeti e naviganti. Di fratelli che non sarebbero più tornati. Di morose che non potevano essere guardate, nemmeno pensate. I destini erano segnati. In più Ciuzzo aveva una malattia che pareva una fortuna. Zoppicava ma era veloce. Aveva due mani enormi e un viso della bellezza di un Cristo. Parlava ai suoi con voce calma e raccontava che Gela avrebbe potuto essere bella. Con la sua marina e la sua campagna. Quello che guastava era lo sfruttamento. Era quel prendere senza chiedere. Era che l’Anic faceva stare bene e sperare solo quei pochi e non tutti siciliani. A Gela c’erano anche i sardi. Ma agli altri, ai meschini, cosa prometteva? Cosa dava? Lavoro precario, rischi e fatica……
Il lavoro non c’era e il reclutamento era una feroce costruzione d’inimicizia. Emigrazione e rimesse. Case che al posto del tetto avevano i ferri per le camere della sposa appena fossero arrivati dei soldi dalla Germania…. Pochi mesi e mi nacque il primo figlio, pochi mesi e arrangiai qualche lavoro, pochi mesi e sentii suonare alla porta. Andai ad aprire. Era Ciuzzo. Si iscrisse alla quinta dell’Istituto Tecnico Industriale della mia città. Viveva a casa con noi. Cullava e ninnava mio figlio con quella sua voce bassa e melodica e il giorno di un compleanno, dopo una buona mangiata e uno robusta bevuta, mentre giocavamo a ping pong, si accasciò e mori tra le mie braccia.
Io lo accompagnai a Gela. La chiesa centrale lasciò che entrasse la bara accarezzata dalle sue bandiere. Tutta la città aveva il cappello in mano. Il suo tempo era finito e anche quello dello stupore si mostrava rassegnato”.
– N.d.A. – i compagni di Lotta Continua, e non solo loro, attribuirono la responsabilità della sua morte alle conseguenze postume del pestaggio che insieme ad altri compagni aveva subito a Gela alcuni mesi prima da parte di funzionari della polizia di stato
FONTE:  blog: http://debergeraccyrano.blogspot.it/…/…/il-dubbio-viene.html

I funerali di Ciuzzo Abela

“Ciuzzo Abela, il migliore di tutti noi. Il dolore per la sua morte appartiene a tutti coloro che con lui hanno diviso le difficoltà e la durezza della lotta contro i soprusi, contro la miseria, contro questo stato e i suoi governanti: il dolore appartiene a sua madre, a suo padre, ai suoi fratelli che testimoniano il coraggio con cui Ciuzzo, cosciente della propria debolezza fisica, visse nella lotta a fianco dei poveri, dei disoccupati, dei diseredati dalla società del profitto e della violenza. Il dolore appartiene a quanti hanno riconosciuto nel suo impegno il contributo più alto nella strada della emancipazione dell’uomo dallo sfruttamento. Tutta Gela testimonia al compagno Ciuzzo il dolore per la sua scomparsa. Ma dire questo non ci può bastare: i nemici di Ciuzzo sono i nostri nemici, l’impegno di Ciuzzo è il nostro continuo impegno. Il capitano Morelli che l’arrestò, i funzionari di PS che lo picchiarono, Ratto e Brunelli che lo denunciarono, Ciandrello che lo espulse dalla scuola dove dirigeva la lotta degli studenti, erano i nemici di Ciuzzo, sono i nostri nemici. Sapremo marciare con Ciuzzo per ciò che ci ha insegnato.
Avanti per il comunismo – Lotta Continua.
I funerali del compagno Ciuzzo Abela si svolgeranno oggi giovedì 15 marzo a Gela alle ore 16.30″.
FONTE: Lotta continua. Editoriale del 15 marzo 1973

ciuzzo abela

Tra i presenti, oltre ai fratelli di Ciuzzo Abela che portano la bara (Gaetano, Emanuele, Enzo e Rocco) e a tanti compagni di Lotta Continua, c’è uno dei leader e fondatori del movimento Mauro Rostagno, distinguibile per la sua barba: tiene la bandiera. Rostagno, all’epoca segretario regionale di Lotta continua in Sicilia, dopo aver vissuto altre due o tre vite, fu  assassinato dalla mafia a Valderice il 26 settembre 1988 (foto tratta da: http://www.brogi.info/2013)

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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