21 agosto 1971. Un colpo alla schiena uccide George Jackson

George Jackson, nato a Chicago il 23 settembre 1941, fu ammazzato da una guardia del Carcere di San Quintin il 21 agosto 1971 dopo 11 anni di prigionia per una rapina da 70 dollari. Da prigioniero politico e da militante delle Pantere nere, fu un leader del movimento di liberazione afroamericano e delle lotte contro il feroce sistema penitenziario americano. Una settimana prima che lo ammazzassero riuscì a mandare fuori dal carcere il suo pamphlet Col sangue agli occhi.

La foto segnaletica di George Jackson

Questo testo, e il precedente “I fratelli di Soledad“, le sue “lettere dal carcere” sono stati decisivi per la formazione del mio immaginario rivoluzionario e del mio sentimento del mondo.

Le sue prigioni

Wikipedia italiano, debordando un po’ dai suoi format, offre un’interessante cronologia delle sue prigioni:

1960 A 18 anni lo accusano di furto: aveva guidato l’auto mentre il suo amico rubava 70 dollari in un distributore di benzina

Febbraio 1961 rinchiuso al Chino Reception Center maschile del carcere di Los Angeles, comincia a leggere per istruirsi. Alterna lo studio alla palestra in tutti gli istituti di pena in cui lo trasferiscono. Da delinquente comune poco istruito, prende coscienza della situazione sociale e si politicizza diventando un punto di riferimento per quanti erano nella sua situazione

Maggio 1961 trasferito al carcere duro di Soledad in California.

Aprile 1962 in isolamento a San Quentin.

Maggio 1962 mandato al ‘’Deuel Vocational Institute’’ di Tracy.

Dicembre 1962 riportato a San Quentin dove resterà fino al 1969, per lunghi periodi in isolamento.

1963 Il suo complice del furto è rilasciato, mentre la sua liberazione è negata anno dopo anno trasformandosi in un ergastolo.

Gennaio 1969 trasferito al carcere di Soledad.

Luglio 1969 in isolamento a Soledad.

13 gennaio 1970 durante una rissa, nel cortile per l’ora d’aria, la guardia in torretta spara col fucile senza avvertimento uccidendo tre neri. Tutti i neri protestano con lo sciopero della fame. Il Grand Jury assolve la guardia per ‘’legittima difesa’’. Alla notizia della sentenza, una guardia bianca è trovata morente nel raggio Y. Alcuni giorni dopo, senza prove, accusano di omicidio George Jackson, John Clutchette, Fleeta Drumgo, tutti politicamente schierati. Diventeranno ‘’i fratelli di Soledad’’.

Luglio 1970 trasferimento a San Quentin

7 agosto 1970 il fratello diciassettenne di George, Jonathan Jackson, entra nell’aula del tribunale di ‘’San Rafael’’ dove stavano processando dei detenuti di San Quentin, estrae una carabina, libera i prigionieri e prende in ostaggio il giudice e alcune donne della giuria gridando <Bene, signori, ora comando io. Siamo Rivoluzionari! Liberate i fratelli di Soledad entro le dodici e trenta>. Mentre cercano di dileguarsi con un furgone, alcune guardie aprono il fuoco nel parcheggio. Nella sparatoria uccidono Jonathan, due detenuti ed il giudice. Dei delitti di assassinio e rapimento fu accusata come cospiratrice anche Angela Davis. Le armi risultavano intestate a suo nome.

1970 con la pubblicazione delle sue lettere, George Jackson, diventa un’icona mondiale della segregazione razziale nella società degli Stati Uniti d’America e dell’esasperato accanimento razzista nell’ambiente carcerario e giudiziario statunitense.

21 agosto 1971 muore a San Quentin, ucciso dai secondini che gli sparano alle spalle

Settembre 1971 rivolta della prigione di Attica

La vita e le idee

La vicenda personale di Jackson è di valore storico. La sua vita fu l’emblema del peggio che potesse accadere ad un nero nella società statunitense. Ma, come già accadde ad altri giovani di colore, la reclusione forzata si rivelò un’arma a doppio taglio per il sistema. Il carcere come luogo d’apprendimento ideologico e spazio fisico di resistenza rivoluzionaria.

In carcere Jackson incontrò il comunismo e indirizzò la sua rabbia politicamente. La storia di Jackson assomigliò a quella di molti giovani del ghetto costretti a “navigare” tra gli espedienti per sopravvivere e incriminati dalla «giustizia borghese». Per un giovane nero nel ghetto «la prima volta è sempre il crimine».

La lotta di Jackson contro ogni forma di razzismo fu alla base dell’idea di costruzione di una nuova società senza classi. La sola strada percorribile per il popolo afroamericano fu individuata nei principi del socialismo e dell’intercomunitarismo che, a dire di Jackson, si presentano alla base di tutta la cultura dell’Africa occidentale.

Una teoria fuochista della rivoluzione

L’originalità del pensiero di George Jackson è nella teorizzazione della lotta rivoluzionaria come fuoco guerrigliero, sull’abbrivio degli insegnamenti ereditati dalla rivoluzione cubana, dalle fazioni antimperialiste del terzo mondo e dalla resistenza vietnamita contro il meglio attrezzato esercito statunitense i cui obiettivi non sarebbero mai stati raggiunti senza il coinvolgimento delle masse: la strategia fochista doveva necessariamente realizzarsi cercando un collegamento diretto e continuo con le forze popolari, per non esporsi apertamente «alla potenza militare enormemente superiore dello stato del capitalismo monopolistico».

La sua idea di guerriglia

La forza della guerriglia fu infatti resa possibile dall’elefantiasi da cui era affetto l’apparato repressivo statunitense, troppo “pesante” per essere impiegato contro la più agile guerriglia combattuta nella “giungla metropolitana”. Proprio il territorio metropolitano doveva diventare l’emblema della disfatta borghese. Le sue città mastodontiche, che non avevano nulla d’umano, erano simili ad una foresta del Vietnam del nord. Con tanto di cunicoli sotterranei, gallerie vuote, metropolitane abbandonate, nascondigli impenetrabili.

Così come i vietcong, i rivoluzionari neri dovevano comparire all’improvviso, colpire il nemico e “dissolversi” nella notte. Movimenti fugaci, invisibilità, velocità. Questa era la strategia del “mordi e fuggi”. Gli assetti dell’esercito statunitense, orientati sulla grande macchina bellica per i conflitti a lunga distanza, sarebbero stati inefficaci contro essa.

Una grave perdita per il BPP

George Jackson così enucleò le caratteristiche fondamentali della guerriglia metropolitana nelle città statunitensi: mobilità, infiltrazioni, imboscate, mimetizzazioni.

La morte di Jackson fu una dura perdita per il BPP come dichiarò lo stesso Huey P. Newton al suo “servizio funebre”. I Weather Underground, un gruppo clandestino bianco, come risposta alla morte di Jackson, organizzarono una serie d’attentati dinamitardi negli uffici dell’amministrazione carceraria di San Francisco e di Sacramento. In un comunicato dichiararono guerra aperta al sistema carcerario dell’“America” del Nord. Perché l’omicidio di Jackson era stato un chiaro tentativo d’intimidazione ai danni dei giovani rivoluzionari.

Una riflessione sul nostro immaginario

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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