In queste settimane [autunno 1976, ndb] L’Europeo ha indagato sulle diverse facce del terrore nero: quella dei legami oscuri con l’apparato statale, quella, più recente, dei rapporti istituzionali con la malavita (sequestri, rapine, riciclaggi e altro), quella della preparazione e dell’attuazione del terrorismo politico puro. Terrorismo che, abbiamo visto, si deve più correttamente definire « di centro », o bianco.
Ma il terrore ha un’altra faccia, spesso dimenticata. Quella dell’abbandono, o del «tradimento ». Decine e decine di giovani, usati per anni dai corpi separati dello Stato attraverso le organizzazioni di estrema destra, addestrati con cura all’attentato, alla rapina, alla violenza, all’assassinio politico (due settimane fa abbiamo parlato del segreto campo di addestramento di Alghero) sono stati poi abbandonati dai loro protettori.
Con minore o maggior durezza, i più sono stati « invitati » al silenzio e formano oggi il piccolo esercito degli espatriati, ricattabili e pronti a tutto. Come Pierluigi Concutelli, l’assassino del giudice Vittorio Occorsio. Alcuni, depositari di segreti irrivelabili, sono stati giustiziati: vale per tutti l’esempio di Giancarlo Esposti, colpito a morte nell’imboscata di Pian del Rascino. E del resto, quella pallottola nel collo di Mario Tuti al momento dell’arresto non ha mai avuto una plausibile giustificazione.
Fra i giustiziati la pubblicistica ha inserito i giovani fascisti colpiti da morti misteriose. L’elenco è lungo: gli ultimi due nomi sono particolarmente interessanti. Qualche mese fa, Bruno Stefàno, Avanguardia nazionale e poi Ordine nuovo, amico di Stefano Delle Chiaie, di Gianni Nardi e dei veneti di Freda, viene dato per morto in Svizzera. La notizia è definita certa dalla polizia, ma il corpo di Stefàno non è mai stato trovato, né mai sono state svelate le circostanze della sua morte [e infatti non è morto, ndb]. A metà settembre, infine, Gianni Nardi muore in un incidente d’auto a Palma di Majorca. In circostanze altrettanto misteriose. La morte di Nardi ha avuto l’onore della cronaca, sui giornali italiani, per due giorni. Qualcuno vi ha visto dietro le mani del potere. Qualcun altro ha segnalato piccole «stranezze». Poi tutto è finito. Abbiamo voluto condurre un’inchiesta in Spagna. La sua conclusione è sconcertante: secondo noi, Gianni Nardi non è mai morto.
Fonte L’Europeo, novembre 1976.
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