Il massacro del giorno è successo in Giappone. Un Paese etnicamente omogeneo, socialmente coeso, senza problemi di immigrazione, una legge severissima che permette di rendere rarissimi gli omicidi di massa. Eppure è successo stanotte ed è stata una carneficina terribile e crudele. Un ex dipendente e’ entrato in un centro di assistenza per disabili, armato di coltello, deciso a “fare pulizia”. Alla fine si è consegnato alla polizia, confessando la strage: 19 morti, 20 feriti. E la precisa volontà di pulizia etnica che ha armato la sua mano.
Sul livello statistico siamo probabilmente ancora al piano dell’insignificanza eppure è impossibile sottrarsi alla suggestione di un concatenamento tra massacri che hanno ciascuno moventi e modalità diverse. A Nizza uno scoppiato che si scopre poi coinvolto in un network islamista. In America due ex militari afroamericani che ammazzano poliziotti per vendicare le brutalità omicide delle forze dell’ordine. In Germania due giovanissimi profughi affiliati individualmente all’Is e un Nerd iraniano tedesco bullizzato che coltiva per un anno e poi realizza la tremenda vendetta.
E quindi bisogna fare i conti con l’idea che in altri tempi, quando i flussi informativi non erano così ‘fast and furious’, Nerd e burnout avrebbero trovato altre risposte meno distruttive al loro male di vivere. E invece questo codice feroce del diffuso impazzimento rimbalza in quattro continenti, lasciandosi dietro una terribile striscia di sangue. E non mettiamo in conto le centinaia di caduti che ogni mese sono provocati dai kamikaze dell’Isis in Siria, Iraq e diversi altri Stati a religione musulmana.
Il massacro di stanotte è, per alcuni aspetti, il più spaventoso: perché se la capricciosa arbitrarietà della scelta dei bersagli da parte del terrorismo islamista genera panico, la decisione del sicario giapponese di ‘ripulire il mondo’ dei più deboli ci strazia il cuore.
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