1 aprile 1976: muore Giorgio Nissim. Con Bartali e i preti salvò 800 ebrei dai lager
Giorgio Nissim nasce a Pisa il 24 marzo 1908. Dal 1926, dopo la morte del padre Achille, è impegnato a tempo pieno nella conduzione dell’industria tessile di famiglia. Nel 1939 Giorgio Nissim diventa delegato in Toscana della Delegazione per l’assistenza agli emigranti ebrei. Dopo l’8 settembre 1943 Nissim continua la sua opera di assistenza agli ebrei, creando una rete clandestina di soccorso che si estende sull’intera Toscana.
Dopo la cattura dei vertici della Delasem toscana, Nissim, divenuto unico punto di riferimento dell’organizzazione lavorò instancabilmente. Cambiava spesso identità. Costantemente avvolto in un tabarro nero si muoveva con circospezione e sveltezza per mettere al sicuro famiglie. Salvò 800 vite, organizzando una rete di assistenza piedi insieme ad altri eroi, poi molti diventati “Giusti”, cittadini non di fede ebraica e preti che agirono per evitare la deportazione nei lager a molti ebrei.
In meno di due anni di attività segreta, Nissim salvò centinaia di vite ricorrendo solo ed esclusivamente all’arguzia, e mai a quella violenza da lui combattuta per tutta la vita. In quegli anni non sparò mai un colpo, mai fece ricorso ad azioni di forza. Lo ha spesso orgogliosamente ricordato il figlio Piero, che i nostri lettori conoscono come uno dei geniali militanti-artisti che nel decennio rosso diedero vita al Canzoniere pisano poi Canzoniere del proletariato.
Un sistema di adozioni a distanza
Al massimo, con la mano celata nella tasca del suo cappotto, se necessario Giorgio mimava la forma di una rivoltella per esortare eventuali nemici a darsela a gambe. Organizzò un’ attività specifica per proteggere i bambini con una raccolta di fondi e un archivio anagrafico che teneva in casa. Una sorta di adozione a distanza: i piccoli internati erano suddivisi in gruppi di circa dieci e affidati ai comitati femminili della Delasem delle varie città italiane che dovevano trovare un “patrono” che s’ impegnava ad aiutarli anche psicologicamente inviando lettere e messaggi.
Una rete con preti e cattolici
Viaggiava anche molto attraverso la Toscana e l’ Italia, la sua strada incrociò spesso quella di Fernando Martini, padre della futura ministra dc Maria Eletta, e di Gino Bartali che con la scusa degli allenamenti portava in giro documenti contraffatti nascosti nella canna della bicicletta destinati agli ebrei rifugiati nelle parrocchie del senese.
A Firenze collaborò col rabbino Nathan Cassuto e quando fu decapitato il vertice dell’ organizzazione continuò da solo. Sotto falso nome cercò nuovi punti di appoggio in provincia di Lucca, all’ abbazia di Farneta e con i sacerdoti oblati Arturo Paoli, Guido Staderini, Sirio Niccolai e Renzo Tambellini. Una rete di contatti, di staffette, di tipografie clandestine, di preti e laici coraggiosi che offrivano cibo e nascondigli. Nissim si travestiva, usava parrucche per cambiare aspetto ed età, rastrellava soldi da chiunque li potesse dare. Era “infaticabile nel raggirare i nazisti” raccontano i pochi testimoni ancora in vita.
Al lavoro per l’Esodo
Alla fine della guerra, fonda la Comunità ebraica di Lucca. Le sue attività proseguirono con il sostegno agli in transito per l’Italia. Nissim fa da prestanome per l’acquisto di navi per l’immigrazione clandestina in Palestina. Due carghi che per parecchi mesi fanno la spola tra l’Italia e la Palestina risultano a lui intestate. Giorgio Nissim muore il 1° aprile 1976.
La scelta del silenzio
Del suo straordinario lavoro di organizzazione, però, nulla trapelò ancora per molti anni. Un eroe silenzioso, Giorgio Nissim. La sua storia straordinaria è stata scoperta solo perché aveva lasciato in eredità ai figli un diario scritto a mano in una calligrafia quasi incomprensibile. La tenacia amorosa della moglie, Myriam Plotkin, una ebrea lituana che l’aveva affiancato nella clandestinità, lentamente è riuscita a riversare su fogli dattiloscritti. Solo a inizio secolo, a 30 anni dalla sua scomparsa, quel diario è stato pubblicato, restituendoci così, le “memorie di un ebreo toscano”. A Giorgio Nissim è stata assegnata la medaglia d’oro al valore civile della repubblica.
All’amicizia tra Gino Bartali e Giorgio Nissim ha dedicato una ballata Piero, “Giorgio e Gino”.
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