Il giudice Salvini: io c’ero quando ammazzarono Saverio Saltarelli
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. E’ una formula di rito per le lettere e i contributi estemporanei. Ma in questo caso a scrivermi è il giudice Guido Salvini, mio antico e competente lettore. Ogni tanto mi arriva un suo contributo, sempre di pregio, sempre offerto con grande garbo. Stavolta vale di più: perché è una sua testimonianza sul 12 dicembre 1970 e la morte di Saverio Saltarelli. Sollecitata dal mio post di qualche giorno. E così ci è arrivato e pubblichiamo con piacere un ricordo dal giovane compagno libertario che poi ne ha fatta di strada …
C’ero anch’io alla manifestazione in cui fu ucciso da un candelotto lacrimogeno Saverio Saltarelli. Avevo 17 anni compiuti da poche ore, era una delle prime manifestazioni cui partecipavo e ne ho il ricordo ancora molto vivido.
Era il primo anniversario dalla strage di piazza Fontana. Valpreda e i suoi compagni erano in carcere, non era stata ancora scoperta a Treviso la pista nera, quella di Freda e Ventura, e il clima era molto difficile.
Il piccolo corteo di libertari e bordighisti
Andai alla manifestazione indetta in piazza del Duomo dai gruppi libertari con l’appoggio del Partito Comunista Internazionalista, un piccolo ma storico gruppo bordighista, e pochi altri. Era stata vietata, senza alcuna giustificazione dalla Questura. C’erano poche centinaia di persone, non protette, come chi stava partecipando invece al presidio del Movimento Studentesco, dai muri dell’Università Statale.
Era già buio. I manifestanti erano assolutamente pacifici ma il corteo non partì nemmeno. Venne caricato dalla Polizia all’angolo tra piazza Duomo e via Torino, una strada piena di negozi e di passanti che in quei giorni facevano compere. Partirono subito i candelotti lacrimogeni. Ricordo molti giovani e anche passanti che cercavano di trovare rifugio nei portoni. Quasi tutti fuggirono in direzione di piazza Missori e via Larga per raggiungere il presidio all’Università e trovare protezione. Anch’io ero con loro.
E dai dimostranti nessuna violenza
L’imbocco di via Bergamini, una piccola via che da via Larga porta all’Università, era invaso dal fumo dei lacrimogeni tirati dalla Polizia attestata intorno in vari punti, anche davanti alla libreria Feltrinelli vicinissima a piazza Fontana. C’erano solo slogan, qualche pietra tirata contro la Polizia schierata ma comunque fuori tiro, nessuna vera violenza, solo un gesto di protesta.
Saverio Saltarelli cadde lì, a meno di 100 metri dalla Banca Nazionale dell’Agricoltura. Credo di non essere stato molto distante.
Da allora in alto su un muro all’angolo con via Larga c’è una targa che ricorda Saverio Saltarelli, studente lavoratore, militante del Partito Comunista Internazionalista.
Saverio Saltarelli, una vittima dimenticata
Non si ferma nessuno, è quasi del tutto dimenticata. Saltarelli faceva parte di un piccolo gruppo, non aveva parenti a Milano e questo ne hareso difficile il ricordo. Solo qualche volta, ma raramente, ilComune durante le celebrazioni fa deporre una corona.
L’attacco brutale alla piccola manifestazione era del tutto ingiustificato, fu un episodio di vera “repressione” per il quale nessuno è stato chiamato a rispondere.
Certamente anche Saverio Saltarelli è una vittima diretta, e quasi dimenticata,della strage di piazza Fontana.
Guido Salvini
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