27.7.76: catturato in Val d’Aosta Giuliano Naria, br anomalo

Giuliano Naria, il brigatista indiziato per l’assassinio del procuratore generale Coco, freddato a Genova l’8 giugno scorso insieme alla guardia del corpo e all’autista, da un commando delle «brigate rosse», è stato arrestato questa mattina in un albergo di Gaby, un centro turistico di Gressoney, da uomini del nucleo investigativo dei carabinieri e dell’ufficio politico e dell’antiterrorismo di Milano. Insieme a Naria è stata tratta in arresto anche la sua compagna, Rosalia Simone detta Rossella ventinovenne nativa di Alassio laureata in economia, residente a Milano da qualche tempo e impiegata presso la ditta «Politecnica Harrfis » per ricettazione di patente risultata rubata e falsificata e per favoreggiamento.
I due sono stati trasferiti a Milano nel tardo pomeriggio: Naria è stato portato a San Vittore, Rosella Simone, è stata portata in questura e di qui al suo appartamento di via Pisa per la perquisizione, scortata dal maresciallo Sergio Bazzeca che ha proceduto all’arresto. Entrambi sono a disposizione del giudice istruttore dottor Antonio Lombardi che coordina le indagini sulle sedicenti «brigate rosse». Mentre la ragazza non ha pronunciato parola, Giuliano Naria ha fino a questo momento dichiarato ostinatamente le generalità scritte sui documenti falsi che gli sono stati trovati addosso.
L’operazione viene a coronare, a quanto si è saputo durante una conferenza stampa tenuta a palazzo di giustizia, un mese circa di pedinamenti e di appostamenti effettuati congiuntamente da polizia e carabinieri nel quadro delle indagini coordinate dal giudice istruttore Lombardi.
Sulle piste della donna
Da quanto si è capito sarebbe stato un banale errore compiuto nel 1973 dallo stesso Naria a consentire di individuare la sua compagna. Naria e la Simone avevano alloggiato nel novembre 1974 in un albergo milanese, l’hotel Susa, fornendo le loro vere generalità. Subito dopo l’assassinio del procuratore Coco, particolari indagini vennero effettuate presso tutti gli alberghi milanesi, nell’eventualità che qualche traccia fosse stata lasciata dai brigatisti. Verificata e scartata l’ipotesi che la donna che si accompagnò con il Naria nell’albergo milanese potesse essere una conoscenza occasionale, si scopri che ad Alassio, effettivamente esisteva una Rosalia Simone.
Seguendo il peregrinare della donna, polizia e carabinieri riuscirono ad individuare il suo recapito di Milano, in via Pisa 3. Poteva essere la compagna di Naria e questi, prima o poi avrebbe potuto cercare di mettersi in contatto con lei. Sulla base di queste ipotesi, evidentemente corroborata da Informazioni e segnalazioni particolari, venne messo a punto un piano di appostamento e di pedinamento, sia nei paraggi dell’abitazione della donna, sia della donna stessa.
Le accuse per Naria
Naria risultava fino a quel momento indiziato per l’omicidio Coco e degli appuntati Dejana e Saponara e perseguito da mandato di cattura per il sequestro del dirigente dell’Ansaldo meccanica Vincenzo Casabona nel quadro dell’inchiesta condotta dal giudice Lombardi. Naria era indiziato anche di partecipazione a bande armata.
I pedinamenti della Simone si rivelarono ben presto fruttuosi. Polizia e carabinieri giunsero, sulle sue tracce a Pinerolo, dove la ragazza aveva noleggiato un’auto. Da Pinerolo, seguendo la donna in un apparente viaggio turistico di vacanza, gli inquirenti giunsero a Gabyu dove la Simone alloggiava in un appartamento preso in affitto.
L’abitazione era stata affittata dal 15 luglio al 30 agosto da un uomo che si era presentato come Carlo Simone e aveva fornito come recapito telefonico il numero dell’apparecchio della casa abitata, a Milano, dalla Simone. A questo punto la probabilità che l’uomo potesse essere il Naria sembrò farsi più consistente. Di qui la decisione di tendere l’agguato.
Il blitz in montagna
Qualche giorno dopo l’arrivo della Simone, giunse nell’appartamento di Gaby un uomo a bordo di un’auto presa a noleggio. Spiccato decreto di perquisizione da parte del giudice Lombardi, il giovane è stato fermato stamane al risveglio, quando è uscito per una passeggiata: la decisione di evitare un’irruzione nell’appartamento è stata presa per evitare il pericolo di una reazione.
Il Naria si è arreso senza opporre resistenza insieme alla Simone. Il Naria portava una pistola, una «colt Cobra» calibro 38 special e un documento falso. Nell’appartamento sono stati ritrovati stampati e libri sulla guerriglia, delle note sull’approvvigionamento di munizioni e una patente falsificata.
Chi è Naria
Giuliano Naria, il genovese ventinovenne arrestato ieri era da tempo sospettato di fare parte delle «brigate rosse». Prima ancora di essere ricercato per la strage di via Balbi, era stato colpito da -un altro mandato di cattura, emesso dalla procura della repubblica di Genova in ordine al rapimento del dirigente dell’ufficio del personale dell’Ansaldo Vincenzo Casabuna. E, ancora prima, il nome di Giovanni Nana sarebbe scaturito dalle indagini sul sanguinoso scontro di Robbiano di Mediglia. dove era rimasto ucciso il maresciallo dei carabinieri Felice Maritano.
Il presunto brigatista si era reso irreperibile circa un anno fa. quando già era tenuto d’occhio dall’antiterrorismo genovese e dall’ufficio politico della questura; l’«interessamento» nei suoi confronti era iniziato con una certa sistematicità nel dicembre del 1973, giorno in cui un volantino firmato «brigate rosse» apparve all’interno dell’Ansaldo meccanico nucleare preannunciando il rapimento di Casabona sull’esempio di quello del dirigente Fiat Amerio, avvenuto da poco a Torino. E Naria lavorava appunto all’AMN, e — in fabbrica e fuori — erano note alcune sue provocatorie teorie, esposte con metodi fumosamente cospirativi.
Come difatti ebbe a puntualizzare a suo tempo l’esecutivo del consiglio di fabbrica dell’Ansaldo, Giuliano Nana non aveva mai dato attività negli organismi sindacali e politici di fabbrica. La stessa «evanescenza» ideologica traspare dai ricordi di quanti lo notarono frequentare, saltuariamente, gli istituti universitari genovesi tra il 72 e il ’73. Non risulta essere stato iscritto ad alcuno dei gruppetti dissidenti «di sinistra». Gli anni precedenti a quelli dell’università appaiono del tutto privi di avvenimenti di rilievo.
Una famiglia di emigrati
Giuliano Naria, nato in Puglia nel 1947, era arrivato a Genova negli anni dell’infanzia, al seguito della famiglia, immigrata con l’obiettivo di un lavoro e di una sistemazione migliori. E con il padre, operaio, e la madre casalinga, il ragazzo, figlio unico, è vissuto — sino a quando si è reso irreperibile — in un piccolo appartamento di Borzoli, in via Bissone 23: unica parentesi il servizio militare. All’Ansaldo fu assunto nel 1970, con la qualifica di calderaio, ma sul lavoro rendeva poco per il marcato assenteismo: negli ultimi due anni totalizzò oltre 300 giornate di assenza e. nell’ottobre del ’74, venne licenziato.
Impugnò il provvedimento ma perse la causa, i giudici diedero ragione all’azienda. All’interno della fabbrica, teneva spesso i suoi particolari «comizi» ma con nessun seguito tra i compagni di lavoro, veniva isolato, anzi — tacciato di provocazione da altri operai — fu spesso allontanato dalle assemblee. Qualche mese dopo, la perquisizione di un appartamento nel ponente cittadino portò al ritrovamento di un vero e proprio arsenale di armi e di esplosivi (…)
FONTE: L’Unità, 28 luglio 1976
Naria,purtroppo uno dei tanti esempi di morire “di stato”….visto da Tony lo slavo ( un informatore della polizia non affidabile,finito in galera a Marsiglia ndr…) in via Balbi a Genova il giorno della morte di Coco e la scorta…morto di cancro per gli anni durissimi vissuti in galera,assolto del fatto 20 anni dopo…