Borghese: non fu un golpe da operetta

Qualche anno fa l’Alter Ugo ha dedicato un approfondimento al golpe Borghese. Ve lo riproponiamo qui, con i lead e il link agli interi post, vista l’attenzione che ha suscitato il post di Fascinazione sul “misterioso mister X”, che dopo aver fatto la gola profonda su piazza Fontana con Guido Salvini e Paolo Cucchiarelli, ieri è stato intervistato da Andrea Purgatori sulla notte dell’Immacolata

Lo scenario

La notte dell’8 dicembre 1970 è passata alla storia come la «notte della Madonna». Secondo alcuni magistrati, diversi neofascisti pentiti e molti giornalisti, quella notte ci fu nel nostro Paese un tentativo di colpo di Stato militare, guidato dal principe Junio Valerio Borghese. Si è parlato di un assalto alla armeria del Viminale, nel corso del quale alcune armi sarebbero state rubate e successivamente rimesse al loro posto, si è vociferato di un gruppo di allievi sottufficiali delle guardie forestali diretto a via Teulada per occupare la Rai, si è ipotizzato un coinvolgimento della mafia siciliana, si è detto di golpisti riuniti in alcuni punti della città in attesa del segnale, di un placet degli americani, e di un misterioso e improvviso contrordine giunto ai congiurati che avrebbe fatto rientrare l’operazione. Per tre mesi non se ne sa nulla, fino al marzo 1971, quando appaiono le prime indiscrezioni giornalistiche sulla vicenda e scattano i primi fermi. Uno degli arrestati, Remo Orlandini, braccio destro di Borghese, rivela i retroscena del golpe. LEGGI TUTTO

I gruppi extraparlamentari

Pino Rauti ha già spiegato l’innamoramento per i militari statunitensi, francesi e greci. Ora aggiunge: In quel contesto storico e politico era per noi inevitabile cedere a suggestioni golpiste. Ma non avemmo comunque alcun rapporto con Borghese. Certo, ricordo che in un certo periodo si diffuse la voce che Borghese, figura leggendaria ai tempi della Rsi, con un passato missino, popolarissimo in tutta la destra, si stava dando da fare perché aveva in mente qualcosa. Io conoscevo Borghese. Ci andai a parlare e gli dissi che volevo saperne di più sul suo progetto. Per questo inviai da lui una delegazione di tre elementi, guidata da Clemente Graziani. La nostra delegazione frequentò il Fronte Nazionale e i suoi dirigenti per una settimana. Quindi venne a riferire. Graziani mi delineò un quadro negativo. Mi disse: non si sa cosa ne può nascere, ma certamente è un progetto conservatore, dietro il quale ci potrebbero essere anche settori della Dc. A quel punto rompemmo i rapporti con Borghese, in maniera cortese ma ferma, dicendo che la cosa non ci interessava. LEGGI TUTTO

Il Movimento sociale

Il golpe Borghese resterà probabilmente uno dei tanti misteri della Repubblica. Ma è indubbio che in quei giorni anche negli ambienti missini si fosse al corrente dell’agitazione di Borghese. Ernesto De Marzio, all’epoca presidente dei deputati missini, rivela un episodio sconosciuto: Nell’autunno 1970 ci incontrammo a cena io, Almirante, Borghese e un altro dirigente del Msi di cui preferisco non fare il nome. Il «comandante» ci disse: «I comunisti si stanno facendo sotto. Occorre fare qualcosa. Il partito è con me?» Almirante rispose: «Comandante, se parliamo di politica, e tu sei dei nostri, devi seguire le mie direttive, ma se il terreno si sposta sul campo militare, allora saremo noi ad attenerci alle tue indicazioni».
Questo non significa che il Msi avesse aderito pienamente e organicamente al tentato golpe, è però indubbio che non potevamo ignorare quanto stava accadendo. Che negli ambienti missini e non solo si parlasse del golpe liberamente, lo conferma anche Teodoro Buontempo. LEGGI TUTTO

La testimonianza di Delle Chiaie

L’occasione è la presentazione del libro “L’Aquila e il Condor”. A intervistare Stefano delle Chiaie siamo Giuseppe Parente ed io. Anzio, inverno 2014. Dal video integrale della conferenza ho estrapolato e connesso i due passaggi in cui Delle Chiaie spiega perché Gelli non c’entra niente con il golpe Borghese ma era il protagonista dei successivi golpe bianchi, che il leader di Avanguardia nazionale definisce “complotti antifascisti”. Il fatto che i magistrati li abbiano unificati in un solo processo è proprio la prova che Borghese fu strumentalizzato – sostiene Delle Chiaie – per coprire i tentativi dei Pacciardi e dei Sogno, eroi antifascisti. VEDI IL VIDEO

La messa in guardia dei reduci di Salò

Dal Bollettino della Federazione nazionale combattenti Repubblica sociale italiana (ottobre 1970). Due mesi prima del golpe, la federazione della componente intransigente dei reduci di Salò mette in guardia i camerati 

Poiché molti camerati si sono rivolti a noi per saperne qualcosa, rispondiamo a tutti in unica soluzione. Il fantomatico schieramento, al quale è stata imposta l’ampollosa denominazione di “fronte”, è sorto dalle ceneri dei comitati tricolore, pateracchio paragovernativo, sfasciatosi dopo la ridicola marcia su Bolzano di qualche anno addietro. Si tratta, in sostanza, di un fronte di cartapesta, che si regge (non si sa fino a quando) a suon di ottima carta moneta. LEGGI TUTTO

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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