Il colonnello Di Petrillo: sulla questione Hyperion credo a Mario Moretti

Nei giorni scorsi la pubblicazione della testimonianza di Mario Moretti sul trasporto di armi palestinesi in Italia ha ridato fiato alle vecchie trombe dell’orchestra rossa dell’Hyperion. Ci viene in soccorso nel mantenere il nostro scetticismo la competente testimonianza del colonnello Domenico Di Petrillo, a lungo responsabile dell’antiterrorismo dei Carabinieri a Roma. Ci ha offerto un diario, “il lungo assedio”, edito da Melampo, in cui ricostruisce dieci anni di attività di lotta al brigatismo rosso, nero e internazionale.

Pentiti vaghi e contraddittori

La scuola di lingue Hyperion, creata a Parigi nel 1976 per iniziativa di alcuni ex militanti italiani del superclan, preceduta da altre esperienze quali le associazioni culturali Agorà e Kiron, è stata ciclicamente accusata, da oltre 35 anni, e ancora adesso, sulla base di vaghe e talvolta contraddittorie dichiarazioni di alcuni pentiti, dalla stampa italiana e dalle commissioni parlamentare succedutesi in questi anni, di aver svolto un ruolo di “eterodirezione” dell Brigate rosse, e di aver costituito un punto di riferimento internazionale, se non addirittura – secondo le interpretazioni più fantasiose – di avere rappresentato un punto di contatto tra servizi segreti mondiali, tra cui Kgb e Cia, nonché una “camera di compensazione” per il mantenimento degli equilibri politico-militari sanciti dalla conferenza di Yalta.

Due proscioglimenti

Una prima inchiesta svolta nel 1979 dal servizio segreto francese non trovò alcun riscontro (…) Nel 1981, il caso fu oggetto di una nuova disputa politica tra Francia e Italia e, dopo una nuova inchiesta eseguita dalla stessa presidenza del Consiglio francese, la scuola di lingue Hyperion venne nuovamente scagionata dalle accuse sostenute dai magistrati Calogero e Mastelloni (…)

“Condivido le ammissioni di Moretti”

Personalmente, pur considerando lo spirito quantomeno non certamente “democristiano” che caratterizzava le persone e l’attività di Hyperion, ritengo condivisibili le ammissioni fatte al riguardo da Mario Moretti e riportate nel libro di Rossana Rossanda. Moretti affermò testualmente che

“dopo la conclusione dell’esperienza del CPM (settembre-ottobre 1970, nda) abbiamo interrotto ogni rapporto con Corrado Simioni (uno dei partecipanti all’esperienza Hyperion, nda), non lo vedemmo più … ho saputo dalla stampa della sua presenza a Parigi. Io mi mossi su Parigi dal 1978 al 1981. Avevamo in Francia dei compagni espatriati qualche anno prima (Antonio Bellavita nda) in grado di collegarci con tutti i movimenti rivoluzionari… Mi fermavo a Parigi 1 o 2 giorni, prendevo la mattina l’aereo da Roma e tornavo a Milano la sera … all’inizio andammo in tre (Carlo Brogi?, nda), poi ero accompagnato dalla sola Anna Laura Braghetti… In un secondo tempo prendemmo una casa in affitto”.

Un ambiguo compagno francese

Di Petrillo fornisce anche numerosi particolari sulla “sponda francese” delle Br, riservando particolare attenzione a una figura “ambigua”, un compagno francese amico di Bellavita che prima gestisce i rapporti con Moretti e poi con Senzani, al punto di diventare l’addestratore del Partito guerriglia nell’uso delle armi pesanti fornite dai palestinesi. Toccherà ritornarci sopra.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

9 Comments on “Il colonnello Di Petrillo: sulla questione Hyperion credo a Mario Moretti

  1. Moretti prendeva l’aereo da Roma a Parigi e poi tornava a Milano….!!!??? ovvero all’epoca non c’era Schengen ed era super-ricercato per il caso Moro….Misteri….ehehehe

  2. Nessun mistero. La Spectre che garantiva l’impunità a Mario Moretti aveva centinaia di affiliati in Alitalia e Air France e aveva ordinato loro di lasciarlo passare tranquillamente senza effettuare i controlli di frontiera. Ovviamente nell’organizzazione c’erano anche migliaia di poliziotti e carabinieri. Il vero mistero è come mai le protezioni non abbiano funzionato nell’aprile 1981 e perché dopo 39 anni un uomo così potente e protetto sia ancora detenuto.

  3. Caro Ugo,interessante notizia anche se La Spectre ricorda un po’ il Belfagor…in effetti nell’aprile ’81 Moretti e Fenzi furono beccati grazie a un balordo di Pavia,uno spacciatore da due soldi…strano che uno come il dirigente delle BR si sia fatto arrestare cosi’ ma dopo 11 anni di latitanza non deve essere facile e se davvero il sisde gli faceva arrivare l’assegno in carcere tutti i mesi non si capisce perche’ ogni sera gli tocca in branda in cella.Bisogna riconoscere pero’ che Moretti si e’ sempre preso tutte le responsabilita’e forse lo stato vuole fargli pagare fino alla fine il suo ruolo.E’ un simbolo…ad esempio in Argentina il generale Videla mori’ in carcere anche se la dittatura era finta da piu’ di 30 anni.

  4. Due cose:
    1. non può essere strano che sfuggi sempre e al tempo stesso che ti fai catturare
    2. mi indichi la fonte del sisde che passa l’assegno a moretti ogni mese in cella? (fake news che rivela una clamorosa ignoranza della gestione dei soldi da parte dei detenuti)

  5. “Il 22 settembre 2009 l’Ansa rivela che Francesco Fonti, un pentito della ‘ndrangheta, fu inviato a Roma il 20 marzo 1978. Incontrò il segretario della Democrazia Cristiana Benigno Zaccagnini e si rese conto che molti personaggi della Banda della Magliana sapevano che Aldo Moro e i suoi rapitori erano in via Gradoli. Fonti ebbe riscontri anche dai rappresentanti della ‘ndrangheta che stazionavano nella capitale. L’ultima certezza la ebbe il 4 aprile quando incontrò il direttore del Sismi Giuseppe Santovito, che gli chiese se avesse avuto notizie riguardo ad un appartamento in via Gradoli 96 e che era giunto il momento di liberare il Presidente Moro. Ma di ritorno a casa il suo capo Sebastiano Romeno lo gelò con l’avviso che a Roma i politici avevano cambiato idea. Fonti, successivamente, si trovò nel carcere Opera di Milano insieme a Mario Moretti e si accorse che il capo delle Brigate Rosse riceveva ogni mese una busta con un assegno circolare.” Da : http://www.pangea.news/penso-allimmensa-trama-di-amore-che-unisce-il-mondo-ipotesi-sulla-morte-di-aldo-moro-il-baudelaire-della-politica-italiana-che-a-un-certo-punto-fu-un-problema-per-tutti/

    Crederci o no poi…Moretti pero’ un po’ strano,Fenzi racconta che a Milano in stazione centrale un ferroviere marchigiano,amico della “sfinge” delle BR da ragazzi, lo saluto’ con “Ciau Mario”…Ma se sei super-ricercato e non ti beccano e’ molto probabile.Patrizio Peci racconta che entrava in questura a Torino a fine anni ’70 e chiedeva a dei marescialli informazioni per fare un passaporto….sulle volanti c’era la faccia del “Rasputin” del terrorismo italiano ma cosi’ e’ la vita,la sorte,la stiria…

  6. Non sono qualificato a valutare la qualità letteraria del testo. Ma tutti i fatti verificabili non hanno riscontro. E questo mi basta

  7. Moretti non mi entusiasma per nulla.Ha gravi responsabilita’per cose avvenute negli anni di piombo in Italia anche se devo ammettere che lo considero piu’ coerente di certi politicanti di prima,seconda repubblica,ipocriti e corrotti…e come Gallinari,Moretti ha sempre detto di essere cosciente delle sue responsabilita’ e il profondo rispetto della fede d’ispirazione cattolica del “prigioniero” del popolo,Aldo Moro durante il sequestro,nonostante le BR fossero d’origine marxista e atee.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

*

*

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.