1° luglio 1971, Napoli. Gli operai dell’Ignis sud cacciano crumiri e poliziotti
Il primo luglio gli operai della IGNIS sud di S. Giovanni a Teduccio, a Napoli, in lotta da tempo contro i licenziamenti e la smobilitazione della fabbrica, sono andati in corteo ad una piccola fabbrica della zona, che nei giorni scorsi era stata occupata e poi ‘sgomberata dalla polizia. Sono entrati cacciando i crumiri che avevano ripreso il lavoro, ma la polizia li ha attaccati con lancio di lacrimogeni e cariche ed ha arrestato due compagni operai. Subito gli operai, cui si erano uniti i proletari del quartiere, si sono riorganizzati, hanno fatto barricate, sgonfiando le gomme degli autobus, e hanno contrattaccato i poliziotti riuscendo a metterli in fuga .
E’ un trafiletto di poche righe, pubblicato dal quindicinale di Lotta Continua, a raccontare questo episodio di lotta operaia e proletaria nella periferia orientale di Napoli. Nulla di particolarmente memorabile ma mi è sembrato importante, invece, inserirlo nella mia personalissima agenda rossa. Perché, appunto, il rischio di un puzzle costruito per accumulo di elementi è che si perda quella che allora si chiamava la “medietà”, il livello di lotta diffusa e praticata tra fabbrica e territorio quotidianamente. Della conflittualità sociale nell’area all’inizio degli anni 70 c’è per altro traccia e memoria nella tetralogia dell’Amica Geniale, il capolavoro di Elena Ferrante. In uno dei volumi si racconta infatti una storia di lotta in una fabbrichetta della zona industriale repressa da un attacco di fascio-camorristi. Gli scontri del 1° luglio 1971 vanno ricordati a maggior ragione perché oramai, da decenni, di San Giovanni e dei quartieri circostanti, Barra e Ponticelli, si parla ormai soltanto per storie di camorra, di violenza e di degrado urbano, una realtà precipitata dalla crisi industriale degli anni 70 che ha trasformato un’area ricca di medie e piccole fabbriche in un deserto allucinato. Un tessuto operaio e proletario che dava al Pci la maggioranza assoluta dei voti ma che vedeva nell’Ignis sud un santuario della sinistra extraparlamentare e in particolare del gruppo più radicale e anti-Pci, il Partito comunista d’Italia, marxista-leninista, noto dalla testata come “Lotta di lunga durata”. Il comitato di lotta dell’Ignis aveva numerosi quadri operai mentre era nutrito l’intervento esterno dei militanti studenteschi. Ma l’Unione sindacale comitati di lotta era presente anche nelle grandi fabbriche, dall’Italsider alla Gie di Giuliano. Uno dei comitati di lotta studenteschi più forti, con decine di attivisti, era quello del mio liceo, il Genovesi: e il leader era, appunto, un compagno di S. Giovanni. Ma resta un’anomalia del tutto napoletana che a esprimere il dissenso e la contestazione operaia in fabbrica fossero quadri marxisti leninisti e non operaisti. E bene ha fatto, quindi, l’anno scorso, il comune di Napoli a dedicare una strada al leader del gruppo, Gustavo Hermann, amatissimo insegnate all’Itis Righi.
Lascia un commento