Il delitto del Circeo. Albinati: lo strupro, un atto di guerra
Edoardo Albinati è l’autore di “La scuola cattolica”, un romanzo fluviale dedicato al delitto del Circeo, che ha vinto il premio Strega nel 2016. Il libro è ora diventato un film, presentato all’ultima Mostra di Venezia.
La tesi dello scrittore, compagno di scuola dei “mostri” al Leone Magno, è che il massacro sia prodotto dell’educazione repressiva e della stesso status sociale degli assassini (il “generone” di Roma nord). Nel brano che segue alcune riflessioni di Albinati sullo stupro come proseguimento delle guerra con altri mezzi
Lo stupro
Lo stupro è contiguo o intrecciato ad altri atti di violenza, la guerra, la rapina, la vendetta, di cui può rappresentare il culmine, lo scopo iniziale o quello di ripiego, l’accompagnamento, la traslazione, la variante, l’invenzione improvvisa.
Se un rapinatore resta a mani vuote, può sempre violentare la padrona di casa, se la violenta, potrà sempre ucciderla, se aveva pensato di stuprarla, può rinunciarvi e invece picchiarla fino a farle perdere i sensi. Oppure fare tutte queste cose insieme. Stupro e saccheggio vanno sempre insieme. Quando c’è poco da saccheggiare, si può sempre violentare: il principio dell’appropriazione si applica più o meno nello stesso modo alle cose e agli esseri viventi. Queste eventualità sono come i tasti di un pianoforte uno accanto all’altro.
Come in guerra
Le scale possono essere già scritte nello spartito o improvvisate a seconda dell’occasione e dell’umore: e in un accordo si può far risuonare la dominante dello stupro, o tenerla in minore, oppure quel tasto neanche sfiorarlo. Come in guerra, la linea di condotta varia a seconda del variare della situazione ogni minuto, con una tattica di adeguamento al terreno e all’avversario; oppure, al contrario, la missione viene perseguita in modo esclusivo: si esce in cerca di una donna da violentare e alla fine una donna si violenterà.
Circa due terzi degli stupri sono stati pianificati, come quello che racconterò più avanti in questo libro e che nacque nell’ambiente che vado descrivendo. Ben lungi dall’essere un crimine che si commette per l’urgenza di incontrollabili istinti, lo stupro viene spesso ideato a tavolino, specie se non è un singolo bensì un gruppo a progettarlo, scegliendo il bersaglio e facendo tutti i passi necessari a mettersi nei suoi confronti in una posizione di vantaggio tale che essa non potrà reagire e opporsi senza rischiare la vita. O rischiandola anche qualora non si opponga.
Il delitto del Circeo
Lo spunto da cui nasce questo libro è il cosiddetto Delitto del Circeo, 29 settembre 1975: d’ora in avanti DdC.
Quello che ci si può giustamente domandare nel caso del DdC è se l’assassinio sia stato uno sviluppo della violenza sessuale, un passo ulteriore più o meno pianificato rispetto alle sevizie e allo stupro, oppure se lo stupro non sia stato altro che un preludio all’assassinio, una sua fase preparatoria. Prima di uccidere le ragazze, ci si sono voluti divertire un po’. Oppure: le hanno violentate, quindi hanno deciso di farle fuori.
Il fine della guerra
Il fine della guerra è la sopraffazione del nemico, giusto? Il che avviene in due modi, attraverso l’uccisione e l’appropriazione. La guerra in buona sostanza consiste in una serie di azioni violente allo scopo di uccidere gli uomini dichiarati nemici e possederne le donne, per poi uccidere anche loro, oppure tenerle in vita come schiave. A seconda dei punti di vista, queste uccisioni e questi stupri possono essere considerati indifferentemente come mezzi o come fini, o come casualità incidentali della guerra stessa. E se pure non è in corso alcuna guerra, lo stupratore si comporta sempre come il soldato di un esercito d’invasione.
Ha la stessa mentalità guidata dall’idea di vendetta e saccheggio. L’uomo le cui donne (mogli, madri, figlie, sorelle) vengono violentate è costretto ad ammettere la sua impotenza, e dunque il suo scarso essere uomo. È invece degno di questa definizione colui che si dimostra capace al tempo stesso di proteggere le proprie donne e di oltraggiare impunemente le altrui.
Il vero bersaglio
Seguendo con attenzione le pieghe di questo ragionamento, si riesce a comprendere come parecchi atti di violenza sulle donne non siano in realtà rivolte contro di loro, o non solo, ma vadano intesi come oltraggio o sfida o scherno ai loro uomini. Sono altri uomini che i violentatori vogliono colpire di rimbalzo. Il corpo delle donne violentate è nulla più che il supporto fisico usato per spedire un messaggio ai loro uomini: chiaro, brutale e beffardo. Ecco la ragione per cui spesso il marito o il padre o il fidanzato della donna, immobilizzato, viene costretto ad assistere allo stupro che essa subisce: non si tratta di un surplus di violenza sadica, piuttosto del vero significato dell’azione. Un’affermazione quintessenziale di supremazia. Facendo violenza a una persona se ne colpiscono due. La virilità dunque viene misurata come capacità sia di proteggere le donne sia di aggredirle.
…mio figlio Adolfo ha scritto un bel pezzo sul film… te ne consiglio la lettura… buon lavoro..
Puccio