Il delitto Pedenovi: il Corriere della sera ha qualche problema con la storia

Riccardo De Corato (Fratelli d’Italia),  ha puntato  il dito contro l’assenza di sindaco e assessori dalle celebrazioni ufficiali per Ramelli e per Enrico Pedenovi, altro esponente milanese dell’Msi, ucciso il 29 aprile 1976 da un commando dei Comitati Comunisti Rivoluzionari proprio mentre andava a una commemorazione per ricordare Ramelli.

E’ andata bene, ieri a Milano, la “giornata del ricordo”. Trecento neofascisti in corteo per commemorare l’anniversario della morte di Carlo Borsani, di Sergio Ramelli, dell’avvocato Pedenovi. Senza incidenti. E’ una buona notizia. E quindi, onorato il dovere di cronaca, possiamo occuparci di storia. Tirando le orecchie al deskista del “Corriere della sera” che ha compilato la notizia. Perché a uccidere Pedenovi non sono stati i Comitati comunisti rivoluzionari, meglio noti come Cocorì, che all’epoca neanche esistevano. Anzi… 

La lapide di Pedenovi correttamente ricorda la responsabilità di Prima Linea

A compiere l’omicidio è un commando di militanti dei Comitati comunisti per il potere operaio, una organizzazione nazionale da cui figlieranno numerose formazioni dell’Autonomia e del partito armato ma che all’epoca è ancora unita. I tre, Enrico Galmozzi (oggi figura originale di comunista dannunziano), Bruno Laronga e Giovanni Stefan sono dei quadri intermedi e decidono l’attentato a caldo. La sera prima è stato accoltellato a morte (si spegnerà infatti due giorni dopo) Gaetano Amoroso, un militante marxista leninista. Scatta quindi la rappresaglia e il bersaglio viene scelto utilizzando una vecchia schedatura di Lotta continua. I dati sensibili dell’avvocato Pedenovi figuravano infatti in un opuscolo “antifascista” pubblicato un anno prima: all’epoca non c’era particolare riguardo alla privacy, in special modo degli avversari politici. E se in tutta Italia lo zoccolo duro dei Comitati comunisti era costituito dagli ex di Potere operaio legati a Scalzone e Piperno, a Milano invece la gran parte dei militanti era proveniente da due distinte scissioni di Lotta continua, che facevano capo rispettivamente all’operaio Enrico Baglioni e al professore Piero del Giudice. A questa area facevano capo i tre del commando. La loro decisione è una forzatura proprio contro il gruppo dirigente e infatti passerà alla storia come il “golpe dei sergenti”. Pochi mesi dopo, a settembre, con una ampia riunione a Firenze nascerà Prima Linea, di cui i tre sono gli antesignani, mentre Scalzone, Del Giudice e altre decine di militanti daranno vita, appunto, ai Cocorì, in una logica contraria alla deriva lottarmatista.

PS: A quanto sembra, il Corrierone ha anche qualche problema con la cronaca. Uno degli organizzatori della sfilata mi segnala che sono state distribuite 650 fiaccole…

 

 

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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