Il sequestro Amerio fa litigare i brigatisti e Dario Fo

Il ’73 ha visto un crescendo di azioni davvero importanti. Si è passati dalla gogna-sequestro del sindacalista della CISNAL in Fiat, Labate (febbraio), a quello all’ingegner Michele Mincuzzi, dirigente dell’Alfa Romeo (giugno), all’ancor più clamoroso sequestro del cavalier Amerio, capo del personale Fiat (dicembre). Quest’ultima azione è stata concepita in diretta relazione con il conflitto in corso all’interno della Fiat. È infatti un periodo di lotte molto radicali in tutte le grandi industrie. Si impongono fermate improvvise delle catene di produzione, si tengono cortei interni che spazzolano i reparti, si occupano i luoghi di lavoro garantendo la
resistenza organizzata all’interno della fabbrica. Mesi di lotta intensa nel paese. (…)

Così Prospero Gallinari, nella sua autobiografia Un contadino nella metropoli, ricostruisce le prime azioni guerrigliere delle Brigate rosse, collegate alla lotta contrattuale del ’73. Lui, all’epoca del sequestro Amerio, è in panchina. Dopo un anno e mezzo di militanza clandestina nel “Superclan” ha abbandonato la banda Simioni convinto della sua inettitudine e ora è parcheggiato a Reggio Emilia, deciso ad aderire alle Br ma consapevole che deve prima riconquistare la fiducia dei suoi compagni reggiani. E così ha modo di partecipare a un’iniziativa politica della Comune, il collettivo pubblico che è subentrato allo storico Gruppo dell’Appartamento.

Lo spettacolo della Comune

Intanto, verso la fine del ’73, la Comune organizza uno spettacolo di Dario e Franca al palazzetto dello sport di Reggio. Non era certamente previsto al principio, ma sta di fatto che, proprio in quei giorni, le Brigate Rosse sequestrano il cavalier Amerio a Torino. I promotori dell’iniziativa reggiana, assai collusi con gli autori dell’azione torinese, pensano bene di fare un volantinaggio durante la rappresentazione teatrale. La propaganda riesce a meraviglia. Un complicato congegno di elastici bruciati a tempo debito da lunghi cerini, provoca, nel pieno dello spettacolo, il lancio automatico dei volantini di rivendicazione tra la folla radunata nel Palazzetto. Ovviamente tutti i presunti sospetti siedono in prima fila, davanti al palco, e mostrano meraviglia davanti alla pioggia di volantini. Dario non prende bene la cosa. Forse per motivi politici, o forse perché è stata disturbata la sua recita… Sta di fatto che, nella circostanza, non trova niente di meglio che pronunciare la fatidica frase: “Le Brigate Rosse della Fiat…”

Una cena anti-austerity

È il periodo della crisi del petrolio e delle ordinanze che impongono il risparmio anche attraverso la chiusura dei locali pubblici, trattorie e ristoranti compresi, prima della mezzanotte. Alla fine dello spettacolo bisogna andare a cena da qualche parte. I genitori di Gino, uno dei compagni della Comune, gestiscono una trattoria nella quale, tra l’altro, si mangia bene. Anch’essa chiudeva… ma solo la porta principale. Da quella sul retro, i clienti/amici potevano entrare quando volevano. Così, anche quella sera, terminato lo spettacolo, andiamo a mangiare da Silvano. Dario possiede una Citroen, il famoso e mitico ferro da stiro. Saliamo in sei: Dario, Franca, un altro della compagnia e, nei sedili dietro, tre della Comune che conoscono bene la strada per arrivare alla trattoria.

E Franca zittisce Dario

L’aria in macchina è discretamente tesa e, in questa situazione, si fa avanti Lauro Azzolini, operaio presso una azienda manifatturiera di Bagnolo in Piano (RE). Già militante del PCd’I, è tra i fondatori delle Brigate Rosse. Con discreta nonchalance chiede: “Dario, non ho capito bene cosa intendi quando dici… Brigate Rosse della Fiat…?” Franca, che in quelle occasioni aveva molto più intuito del futuro Nobel, si rivolge al marito con sufficienza e gli dice “tu, Dario, difficilmente capisci quando è meglio stare zitto…” La discussione nella Citroen si conclude così, ma durante la cena riprende immediatamente. I volantini dell’azione girano fra il tavolo, le chiacchiere dei presenti sono tutte incentrate sugli sviluppi possibili, si ragiona su questa nuova
controparte capace di mettere il bastone tra le ruote al piano di licenziamenti stabilito dalla Fiat. Lì anche Dario capisce che è meglio stare zitto. Il sequestro si concluderà nei giorni successivi, e di fatto porterà al reintegro degli operai cassaintegrati.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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