In morte di Ciro Esposito: le dieci domande di Dello Iacovo, la mia risposta sull’omicida

Nel blog Sputtanapoli Rosario Dello Iacovo, riprendendo una modalità polemica lanciata da La Repubblica (le dieci domande) fa il punto sull’omicidio di Ciro Esposito, evidenziando come ridurre il tutto a una “questione da ultras” sia riduttivo e fuorviante. E quindi elenca con puntiglio tutto il contesto, mettendo a fuoco l’occupazione del Ciak Village, gli agganci di De Santis con elementi di spicco della Fascisteria romana, ma anche con la destra più istituzionale e di Palazzo, dall’ex sindaco di Roma agli ex ministri neofascisti che quei locali abusivi avrebbero regolarmente frequentato. Condivido gran parte delle questioni sollevate. Ho un’unica perplessità di fondo: non mi piace il doppiopesismo per cui se a occupare una struttura pubblica abbandonata sono i compagni nasce uno spazio di libertà, se lo fanno i fascisti diventa, ipso facto, un covo di illegalità da reprimere. Ma la questione è marginale.

Del cursus honorum di De Santis sono stato il primo a occuparmene e quindi non posso che confermare quanto scritto fin dal 2001 sull’ultrà giallorossonero. A una delle dieci domande che solleva Dello Iacovo mi sento però di rispondere, essendomene già occupato in un precedente post, rilanciato dal Napolista. Sì, sono molti più gli elementi che inducono a pensare che a sparare non sia stato De Santis ma uno dei suoi sodali.

Partiamo dagli elementi raccolti dalle indagini che possiamo ragionevolmente definire certi:

1)      un piccolo gruppo di ultras giallorossi assalta un pullman che trasporta tifosi azzurri a Tor di Quinto, all’altezza della strada che porta a un circolo abusivo, occupato da anni e con forti collegamenti con militanti della destra radicale romana all’epoca vicini ad Alemanno;

2)      sopraggiungono altri tifosi azzurri che inseguono gli assalitori che dato il numero inferiore si danno alla fuga;

3)      un componente del commando, Daniele De Santis, un leader ultrà con un cospicuo curriculum di precedenti di polizia e una militanza nell’estrema destra; resta attardato perché è obeso (pesa 140 chili).

A questo punto ci fermiamo, lasciamo come bookmark l’episodio cruciale degli spari e saltiamo alla fase finale degli scontri.

A terra restano a lungo in attesa di soccorsi due feriti gravi: Daniele De Santis che ha subito un violento pestaggio e ha una gamba macellata e Ciro Esposito colpito al torace da un proiettile. Altri due tifosi napoletani riportano ferite da arma da fuoco meno gravi.

La prima ricostruzione poliziesco-giudiziaria parla di una rissa (per cui si arriva a chiedere l’arresto dello stesso Ciro Esposito anche in assenza dei tre requisiti necessari per i provvedimenti cautelari: misura respinta dal gip, per fortuna) in cui De Santis circondato e pestato si difende estraendo l’arma e sparando tre o quattro volte. Poi l’arma si inceppa e i tifosi napoletani inferociti lo “castigano”. A questa versione sostanzialmente resta fermo il ministro Alfano che dà per acquisita la verità dei fatti. Ma anche in questo caso gli elementi che smentiscono sono prevalenti.

Da una parte c’è la testimonianza di uno dei napoletani presenti che si fa avanti (e vergognosamente la stampa mainstream rilancia il nome) e accusa De Santis di aver fatto fuoco nonché le voci su un riconoscimento  compiuto da Ciro Esposito grazie a una sua foto comparsa su un giornale (elemento processualmente inutilizzabile).

Dall’altra ci sono il ritrovamento lontano dal luogo della sparatoria dell’arma, la prova dello Stub negativa, gli esiti dell’autopsia secondo i quali chi spara è in piedi, il colpo è ad altezza d’uomo, il foro di entrata è alle spalle.

ansaA rafforzare la traballante versione ufficiale arriva lo stesso giorno dell’autopsia un’indiscrezione riportata dall’Ansa: i familiari di Ciro avrebbero riferito alla Digos una sua ammissione, sarebbe stato tra chi circonda De Santis e lo trascina a terra, poi il romanista si risolleva e fa fuoco.

Secondo questa versione quindi un gruppo di napoletani raggiunge un componente del commando nemico, lo spinge a terra poi tranquillamente si allontana e lui vigliaccamente, si solleva e fa fuoco ad altezza d’uomo, alle spalle. A questo punto quando l’arma si inceppa il resto dei napoletani inferociti torna alla carica, lo pesta brutalmente però permette a una signora (titolare del Ciak) di avvicinarsi e portare via la pistola. Io francamente una rissa così dissennata non riesco a immaginarmela. Anche perché nei secondi in cui De Santis fa fuoco gli altri romanisti sarebbero anche potuti tornare indietro per cercare di portarlo in salvo approfittando appunto del vuoto creato dall’uso dell’arma da fuoco. E, se come sembra, a far parte del commando erano altri ultras di appartenenza fascista, quest’ultima sarebbe stata la condotta più naturale, visto che in altre circostanze i camerati romani hanno dimostrato di “tenere botta” anche in condizioni di inferiorità numerica.

La ricostruzione funziona meglio così: i napoletani raggiungono De Santis isolato e cominciano a pestarlo, un altro componente del commando per sottrarlo al linciaggio apre il fuoco per fare il vuoto ma l’arma inceppata impedisce di portare a termine il “salvataggio” e quindi lo sparatore e gli altri si allontanano, i napoletani ritornano all’assalto e il film riprende a srotolarsi fino appunto alla scena immortalata nelle foto dei primi soccorsi con i due feriti a terra. Questa “versione alternativa” risolve tutte le contraddizioni: dallo Stub negativo alle posizioni erette di sparatore e vittima, dal foro di entrata alla pistola scomparsa dalla scena del delitto (chi l’aveva se n’è disfatto successivamente). Ma, chissà perché, in troppi si accontentano della debolissima verità ufficiale.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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