In ricordo di Vincenzo Siniscalchi

E’ morto poche ore fa Vincenzo Siniscalchi, avvocato, militante politico, critico cinematografico, uomo di mondo. E’ caduto sulla ribalta, come Enrico Berlinguer, come Mango, per restare al mondo dello spettacolo a lui caro. Questo pomeriggio al cinema Plaza, si inaugurava la nuova Sezione Anpi Vomero Arenella. Si è sentitomaòe poco prima del suo turno di intervento. In tutta la sala non c’era un medico. Chiamare il 118 è stato inutile. Aveva 92 anni, vissuti splendidamente fino alla fine.
Tra le tante cose belle e importanti che ha fatto, voglio ricordare soltanto la difesa generosa e potente di diversi militanti dell’insorgenza rivoluzionaria degli anni Settanta, tra cui quattro o cinque del nostro giro stretto. All’epoca ero impegnato nel gruppo di supporto al Soccorso rosso – di cui lui non faceva parte – e così mi capitò di accompagnare la moglie di un detenuto (o era un latitante, boh?) per definire la linea difensiva (era molto accorto nel considerare le ragioni degli assistiti). Alla fine ovviamente provammo ad accennare alla questione del compenso. Sorrise, indicò la porta e: “Avete visto quel signore che avete incrociato entrando. E’ il … . Mi paga molto bene. Non vi preoccupate“.
Anche dentro il Palazzo ha continuato a mantenere la sua cifra di distacco signorile e d’ironia tagliente. Da deputato dell’Ulivo, agli inizi del secolo, venne a difendere un leader del centrosinistra nella prima inchiesta sulla Tangentopoli lucana. Un processo politicamente importante: se non fosse stato assolto, sarebbe saltata la sua candidatura alla presidenza della Regione. Eppure, avviandosi verso l’aula, Vincenzo preferì chiacchierare con due vecchi amici napoletani e non con l’imputato e il suo codazzo: “Voi sì che …”. E naturalmente vinse il processo …
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