24 giugno 1975: i funerali di Iolanda Palladino e gli scherzi della memoria

Gli operai, i compagni rivoluzionari, gli antifascisti che sono affluiti in corteo per i funerali, erano decine di migliaia. Gli slogan contro la DC, per la messa al bando del MSI, e quello martellante «pagherete tutto» non erano solo i compagni a gridarli, ma l’intero corteo, migliaia e migliaia di lavoratori. Dopo il funerale, un corteo di tremila compagni si è diretto al covo centrale del MSI. La polizia ha risposto caricando 2 volte. A dare man forte agli sbirri di ZampareIli c’erano i camerati degli assassini di Iolanda, che hanno attaccato gli antifascisti con bombe carta, mescolati e protetti dalle squadre della questura. Mentre scriviamo, centinaia di compagni presidiano la zona, fronteggiati da uno schieramento imponente di celerini e carabinieri.

Così Lotta Continua ribatte in prima pagina la cronaca delle indagini con i primi arresti inserendo le notizie dell’ultimora sugli scontri ai funerali di Iolanda Palladino.  Io quel giorno  c’ero, sia al Carmine sia davanti la Berta (non il covo centrale, come erroneamente scritto ma la sezione del Msi davanti alla quale era stata incendiata l’auto di Iolanda). Ho tre precisi frammenti di memoria che affondano nel vuoto assoluto.
La Basilica del Carmine gremita tanto che non si poteva stare.
Piazza Mercato piena di compagni incazzati e commossi e il boato all’uscita della bara della chiesa: “Pagherete caro, pagherete tutto”.

Ero sceso da solo ai funerali, per niente preparato agli scontri, vestito com’ero in bermuda e infradito. Evidentemente ero andato a mare. Il Carmine è abbastanza lontano da via Foria, un paio di chilometri. Una grande piazza facile da chiudere per le forze dell’ordine: e quindi pensavo che sarebbe finita lì. Con rabbia e frustrazione. E invece evidentemente il corteo riuscì a partire. Non so come, non ricordo passando per quale strada ma a via Foria ci sono arrivato, sicuramente da solo e fuori dal corteo. Ed è già curioso che non avessi incontrato nessuno dei miei compagni a cui unirmi…

Perché l’ultima immagine è la folla appanicata che scappa sul marciapiede opposto alla Berta (il portone della sezione nella foto in basso: oggi ospita CasaPound), in direzione della Caserma Garibaldi e io che ostinatamente avanzo rischiando di farmi travolgere. Non mi ferma neanche la perdita di uno dei sandali. Poi non ricordo più nulla: neanche dove ho comprato le scarpe per tornare a casa. Da quella volta  mi è rimasta impressa una lezione a cui mi sono sempre attenuto: mai da solo agli scontri perché non servi e puoi farti seriamente male.
Strani i meccanismi della memoria. Ci ho lavorato sopra, avendo usato prevalentemente fonti orali per la ricostruzione di tante storie di fascisteria, ma soltanto in queste settimane, da quando sto usando anche i miei ricordi come fonte per questa agenda rossa degli anni di piombo, mi sto rendendo conto di quanto siano forti i rischi di distorsione e di defaillance. Anche per uno come me che gode fama di memoria prodigiosa (e un tempo effettivamente lo fu).

PS: Proprio in questi giorni i vecchi locali della sezione Berta, che da una decina di anni ospitano CasaPound, sono stati acquistati grazie a una colletta popolare. L’annuncio lo ha dato Emmanuela Florino, leader storica del movimento in Campania, figlia di Michele, senatore di lungo corso del Msi e all’epoca dei fatti segretario della sezione. Accusato di favoreggiamento dei tre imputati, fu assolto al processo.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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