Ma in Italia un pericolo fascista non esiste

Un italiano su due ha paura del fascismo. Passi davanti all’edicola e sei attratto dal titolo di apertura di la Repubblica. Ti avvicini, leggi le prime righe dell’editoriale di Diamanti e ti rassicuri: quasi la metà degli italiani pensa che il fascismo sia molto o abbastanza diffuso ma non si parla di pericolo fascista. E certo, se tutto il carrozzone mediatico, noi compresi, dedica paginate a una bandiera del II Reich collezionata da un carabiniere sventato, con migliaia di discussioni sui social tra storia araldica e dinamiche simboliche, la gente si finisce per convincere che il fascismo è diffuso. Un esempio da manuale di profezia che si autoavvera.
Mi occupo di destre radicali da quasi 30 anni, ho scritto 5 o 6 libri che trovano spazio nelle biblioteche delle più importanti università americane, decine di articoli, migliaia di post in un blog ultraspecializzato che quest’anno ha già superato il milione di pagine lette, e non ricordo mai una così calda, appassionata, ostinazione mediatica sul tema del pericolo fascista che ovviamente mi sta tanto a cuore.
A onor del vero, un precedente c’è ma in tutta evidenza le differenze sono molto importanti. Parlo, infatti, dell’emergenza naziskin nella prima metà degli anni 90. Il crollo dell’Impero sovietico e dei regimi satelliti innescò un’ondata migratoria di profughi in fuga dalla miseria e dalla catastrofe sociale e una reazione molto violenta di piccole frange di estremisti di destra. Nell’immaginario collettivo l’unificazione tedesca evoca, dopo la grande festa della demolizione del muro, i foschi bagliori del rogo dell’ostello degli asylanten a Rostock, bruciato dai naziskin, applaudito dagli indigeni. L’Italia era un paese allo sbando e aveva  la guerra alle porte: sull’altra sponda dell’Adriatico bande scatenate di fascisti serbi e croati praticavano senza vergogna la pulizia etnica e lo stupro di massa.

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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