Italo, il Family Day: un’altra invettiva contro il politicamente corretto
La polemica che è montata in questi giorni sulla scelta di marketing di Italo di offrire lo sconto richiesto dagli organizzatori del Family Day è indecente, perché, tra l’altro, cancella decenni di storia dei movimenti sociali e sindacali in Italia. Per quel che mi riguarda potrebbe scagliare la prima pietra solo chi – tra gli over 50 – non ha mai preso un treno speciale per andare a un corteo. Nel video ripreso da Youtube, ad esempio, Giovanna Marini ci ricorda la storia di “I treni per Reggio Calabria”, la grande manifestazione promossa dalla Triplice nell’ottobre del 1972 per “riprendersi la città” e sabotata da una serie sapiente di piccole bombe fasciste, tese appunto a paralizzare la circolazione e l’arrivo nel capoluogo della rivolta di decine di treni speciali. Negli anni 70 era prassi normale che si andasse alle grandi manifestazioni nazionali (quasi sempre organizzate a Roma, ma ricordo anche una per il Cile a Torino) con convogli ferroviari a prezzi scontatissimi (e frotte di imbucati). E quindi, poiché non posso credere che dei tanti che gridano allo scandalo nessuno ricordi devono prendere atto di questa meschina espressione di doppiopesismo.
Un analogo dispositivo di sfrenata autoreferenzialità spinge certe frange del movimento per le unioni civili e i diritti della comunità LGTB a mobilitarsi più o meno sistematicamente per impedire e sabotare la presenza in piazza delle “Sentinelle in piedi”, un aggregato più o meno clerico-fascista che si batte in difesa della famiglia tradizionale. I paladini delle libertà si impegnano quindi a combattere la libertà di espressione e di opinione degli avversari politici, andando a costituire la ennesima rigenerazione del paradosso stalinista, la pretesa di potersi ergere a giudice per stabilire a chi, in nome della libertà, si possa negare la libertà.
Per fortuna a sinistra c’è ancora qualcuno che ricorda come la famiglia sia un residuo delle strutture tribali e quindi che i movimenti libertari dovrebbero agire per lo smantellamento delle sue catene e non per il suo potenziamento. Il mio primo livre de chevet, ben presto rimpiazzato da Operai e Capitale, fu una raccolta di saggi dell’antipsichiatra inglese Cooper: “La morte della famiglia”. Anch’io, per parte mia, ho fatto altre scelte di vita eppure vivo con frustazione e amarezza la consapevolezza che questo è uno dei fronti dove maggiore è la distanza tra quelle e queste idee e pratiche sociali…
Lascia un commento