25 febbraio 1980: le bruciarono l’uscio. Muore per le ustioni
E” morta lunedi mattina, dopo un mese di atroci sofferenze. Jolanda Rozzi, militante della DC, 62 anni, è l’ultima vittima della violenza terrorista. La sera del 28 gennaio un « commando » dei Nuclei proletari combattenti diede alle fiamme la porta della sua abitazione, in via Carlo Della Porta a Torpignattara. dove da 17 anni viveva con la sorella Rosina, segretaria della sezione femminile democristiana della borgata.
« Mia sorella senti dei rumori, poi il suono del campanello. Non apriva mai a nessuno, ma quella sera aveva creduto che fossi io ». Rosina Rozzi, vincendo a stento le lacrime, racconta ancora una volta il tragico episodio. « E’ stata subito investita dalle fiamme e non è riuscita a salvarsi. Un vicino, Amleto Masci, è riuscito a portarla fuori dall’appartamento, ma è rimasto ferito anche lui ».
I terroristi hanno firmato vicino alla porta il loro assassinio: «Un nostro nucleo ha scovato una militante del partito antirivoluzionario. Morte ai servi dell’imperialismo. Colpire le strutture e gli uomini ».
Forse, dice la polizia, l’obbiettivo era un altro. Forse volevano ferire la sorella Rosina, che dirigeva la sezione femminile della vicinissima sede democristiana. « Ero fuori per lavoro. Jolanda mi aspettava come tutte le sere. Io l’ho rivista soltanto in ospedale, con quelle tremende ustioni. La prognosi prevedeva 60 giorni di ricovero. Non riesco ancora a rendermi conto di questa morte assurda: non ce l’ha fatta perché è rimasta avvelenata dall’ossido di carbonio sprigionatosi nell’incendio ».
Jolanda Rozzi non ha avuto nemmeno il tempo di rendersi conto di quanto stava succedendo. « Mi ha detto di aver sentito come uno scroscio d’acqua. Era invece il rumore delle bombolette spray con le quali i suoi assassini hanno lasciato il “messaggio ” sul muro. Poi i terroristi, prima di salire in ascensore, hanno suonato il campanello e mia sorella ha aperto restando ustionata ». Il giorno dopo i giornali riportarono la notizia dell’attentato, come uno dei tanti episodi di violenza politica, di « microterrorismo » — come viene definito —. Ma quanti episodi simili a questo non hanno avuto una conclusione tanto tragica soltanto per un caso?
Dagli attentati dinamitardi e incendiari contro sedi di partiti, abitazioni, ai sistematici pestaggi in tutti i quartieri della capitale. Decine, centinaia di quotidiane violenze che non « meritano » nemmeno qualche riga sui giornali ma che contribuiscono inevitabilmente a creare un clima di tensione, di paura. E che qualche volta uccidono. La sorella di questa ultima vittima del terrore da quella drammatica sera non ha più messo piede in casa. Ha abitato in qu
esto mese in un altro appartamento, avanti indietro da Torpignattara all’ospedale S. Giovanni dove era ricoverata Jolanda. Nessuno pensava che si sarebbe cosi aggravata. I medici hanno detto che la donna è morta per avvelenamento da ossido di carbonio. E il fisico era debilitato anche dalle ustioni di terzo grado. La salma è stata messa a disposizione dell’autorità giudiziaria e l’autopsia chiarirà forse meglio le cause della morte. Ma l’esame autoptico non deve « spiegare » nulla. La tragedia si spiega da sola. Un assassinio in piena regola, l’assassinio di una militante democristiana.
« Neppure nella logica aberrante dell’eversione — ha detto In un comunicato il segretario cittadino della DC Corazzi — Jolanda Rozzi poteva essere considerata un obbiettivo di rilevanza politica ». Il segretario della federazione comunista romana Sandro Morelli ha inviato alla sorella della vittima un telegramma di solidarietà per questo nuovo barbaro omicidio che colpisce tutti i democratici.
FONTE: L’Unità, 27 febbraio 1980
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