9 dicembre 2003: le kamikaze cecene fanno strage a Mosca

Un attentato suicida scuote la Russia due giorni dopo le elezioni federali che hanno consacrato Vladimir Putin e il suo partito alla guida del Paese. Due donne suicide si sono fatte esplodere a Mosca nella centralissima via Tverskaia, vicino alla Duma, il Parlamento russo. Ci sono sei morti e dieci feriti di cui tre gravi. Nel numero dei morti è compresa una delle kamikaze, non è ancora chiaro se viene contata anche la seconda. Il cadavere di quest’ultima è stato trovato completamente smembrato qualche ora più tardi. E proprio la Duma doveva essere l’obiettivo se l’ordigno, ne sono convinti il sindaco di Mosca e gli investigatori, non fosse esploso prima.
Un testimone oculare, citato dall’agenzia Interfax, ha detto di aver visto il corpo di una donna senza testa accanto al muro dell’Hotel National, dove è avvenuta l’esplosione. Gli artificieri hanno trovato nella borsa dell’attentatrice un secondo ordigno inesploso e lo hanno fatto brillare.
Il portavoce della polizia Kirill Mazurin, che si trova sul posto, ha detto alla rete televisiva Ntv che è saltato in aria solo un quinto dell’esplosivo che la donna portava con sé, in tutto cinque chili di tritolo.
L’azione suicida è avvenuta accanto all’hotel National e ha semidistrutto una Mercedes che si trovava accanto. In un primo tempo si era infatti ipotizzato che l’origine dell’attentato fosse un’autobomba.
Fonti della polizia citate dall’agenzia Interfax fin dall’inizio non escludevano che fossero due le donne kamikaze. Secondo un testimone infatti, due donne (quindi, probabilmente non moscovite) avevano chiesto prima dell’esplosione “dove fosse la Duma”. Le fonti ipotizzano che l’esplosione sia avvenuta anzitempo. Più tardi il sindaco di Mosca, Yuri Luzhkov, ha confermato la presenza di due donne e l’obiiettivo. L’attentato ha una precisa fisionomia politica, visto che arriva all’indomani dell’annuncio della vittoria schiacciante delle forze politiche schierate con il presidente Putin.
Nessuno per il momento ha ancora citato ufficialmente la matrice cecena dell’attentato. Ma è inevitabile collegare la nuova azione di stamane alla lunga catena di attentati rivendicati dalle forze cecene più estremiste, dall’assedio del Teatro Dubrovka, proprio a Mosca lo scorso anno, all’attentato di venerdì su un treno al confine con la Cecenia, un’altra azione portata a termine da tre donne.
“Queste azioni compiute da criminali, terroristi con i quali abbiamo dovuto fare i conti anche oggi, mirano a colpire la democrazia”, ha detto Putin.
Ma il governo indipendentista ceceno ha smentito qualsiasi responsabilità nell’attentato e ha accusato i servizi segreti russi di essere gli organizzatori della strage. In una dichiarazione pervenuta all’Ansa, il ministero degli Esteri ribelle ribadisce la sua “condanna del terrorismo sotto qualsiasi forma” e accusa “strutture governative russe” di essere dietro l’azione.
FONTE: la Repubblica

Ugo Maria Tassinari è l'autore di questo blog, il fondatore di Fascinazione, di cinque volumi e di un dvd sulla destra radicale nonché di svariate altre produzioni intellettuali. Attualmente lavora come esperto di comunicazione pubblica dopo un lungo e onorevole esercizio della professione giornalistica e importanti esperienze di formazione sul giornalismo e la comunicazione multimediale

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